In occasione del Giorno della memoria 2012, Jack Sal presenta "De/Portees": una videoproiezione multiscreen in memoria degli italiani deportati nel periodo nazifascista. Nella stanza della Shoah l'installazione "La vita la vediamo a memoria" di Rudy Cremonini e' composta da un elenco di nomi scritti a terra nel tentativo di dare un volto a queste 'voci'.
Jack Sal
De/portees
Videoproiezione in memoria dei deportati italiani
De/Portees, consiste in una videoproiezione multiscreen in memoria degli italiani deportati nel periodo nazifascista.
Il binomio Arte e memoria è alla base di questo progetto artistico che collega proiezioni video con l’elenco di coloro che furono deportati dall’Italia nei campi di concentramento nazisti. Molti non sanno, infatti, che furono un centinaio i campi di raccolta per la deportazione sparsi su tutto il territorio italiano e che, pur non essendo campi di sterminio, la destinazione delle persone che vi transitavano era comunque Auschwitz. Questi “campi sotto casa” sono luoghi di cui si è perso il ricordo e che il progetto artistico De/Portees vuole restituire alla memoria collettiva sottolineando l’inattendibilità del mito popolare di un’Italia innocente dell’orrore della deportazione, costretta solo a collaborare con i suoi alleati tedeschi/nazisti. La notevole quantità dei campi italiani e di persone deportate e arrestate smentisce drasticamente l’idea della mancanza di responsabilità. Oltre al campo più conosciuto di Fossoli-Carpi, in Emilia Romagna, furono centinaia i luoghi, parte di una catena all’interno del meccanismo di rastrellare, arrestare e deportare cittadini italiani e non, e mandarli al loro destino.
www.jacksal.com
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Rudy Cremonini
La vita la vediamo a memoria
a cura di Luigi Meneghelli
Progetto GiaMaArt studio
La stanza della Shoah. Poco più di un antro illuminato da una luce fioca e
posto in un angolo del Museo Ebraico di Bologna. Si sarebbe potuto
ricostruire un mondo stipato dal tumulto della Storia: invece si è optato
per un luogo vuoto, che documenta la scomparsa del corpo, l'aprirsi della
porta sul "nulla". Un nulla che però è bene non smettere di fissare, per
circoscriverne la presenza e non farla dileguare. E forse è anche per
questo che lo spazio è angusto e quasi invaso dall'ombra: non è per
cancellare il passato e i suoi fantasmi, ma per custodirlo, per fare
esperienza permanente del suo "buco nero". Eppure un esile filo di memoria
è estratto dall'assenza attraverso un elenco di nomi scritti a terra su
una pellicola adesiva bianca. Sono come tracce e reperti che emergono
dalle tenebre della stanza e che permettono un incontro muto con chi la
violenza ha reso invisibile. Nomi che non si pongono come pesi morti del
ricordo, ma che reclamano uno statuto d'essere, una voce che travalichi la
Storia.
Ebbene, l'intervento ideato da Rudy Cremonini non vuole essere altro che
il tentativo di dare un volto a queste voci, senza la pretesa di cogliere
l'identità della persona. Niente inalterabilità delle foto tombali, niente
puro omaggio alle vittime dello sterminio. Più che la pietà all'artista
interessa suscitare la consapevolezza dell'accaduto. Ed ecco allora una
serie di vecchie valigie in cartone su cui egli dipinge una "galleria di
ritratti" sfuggenti, smarriti, quasi consumati dalla stessa pittura che li
elabora. Così, nomi e volti, dice lo stesso Cremonini, si specchiano a
vicenda, come a voler trattenere uno sguardo che invece tende ad
allontanarsi o a perdersi dietro il frettoloso "turismo della memoria".
Non aggiunge altro: teme di scivolare nella retorica o nella ritualità dei
ricordi. Ad importargli è che il senso di cancellazione rimanga vivo, che
la memoria conservi la sua ferita, che l'oscurità della stanza continui a
testimoniare il passato. Ma soprattutto che la sua scarna "liturgia
dell'orrore" parli al futuro.
Info: www.lavitalavediamoamemoria.it
Inaugurazione domenica 22 gennaio, ore 11.30 con presentazione di Paola Barbara Sega, Università di Bologna
Museo Ebraico
via Valdonica 1/5, Bologna
Orari da domenica a giovedì 10.00 - 18.00 | venerdì 10.00 – 16.00 sabato e festività ebraiche chiuso
Ingresso libero