Gianni Asdrubali e Flavio de Marco. La mostra invita a ragionare su due modi di dipingere e di pensare: uno basato sull'aggressione dello spazio curvo, intuito nel vuoto della tela, la pittura energetica di Gianni Asdrubali, l'altro nato dall'intuizione di un meccanismo che configura la superficie velata dalla pittura e svelata come campo del linguaggio, limite illusorio e zona critica del reale, concepito come paesaggio del pensiero in cui s'imposta la rigorosa ricerca di un orizzonte dove la pittura possa definirsi negli ambiti della logica, sino al limite del paradosso ottico: i quadri di Flavio de Marco.
Nella complessa e critica situazione della pittura contemporanea ci si è più volte domandati quanto sia ancora lecito affrontare il problema del dipingere nelle attuali riflessioni estetiche. Legata al carattere storico - critico piuttosto che linguistico - filosofico, la pittura sembra vivere in uno stato di urgenza della propria autonomia poiché è sempre più compromessa dall'ibridazione di altri media quali fotografia, video, immagini elettroniche e di sintesi. La condizione basica che una ontologia della pittura evidenzia, diventa pertanto la soglia che la scagiona dall'accusa di esser sempre vincolata ad uno stato terminale dell'arte, quasi fosse una pratica della decadenza, capace di concedere solo un flebile rantolo come se esso fosse l' ultimo bagliore di una esistenza millenaria. Niente di più falso, la pittura è un mezzo come un altro e in virtù del suo intrinseco significato di atto di coprire una superficie, segna una porzione di spazio e avvia ad una serie di considerazioni di cui l'antichità della prassi è solamente uno dei dati analizzabili. È ovvio che non si può non considerare il potato della storia della pittura, come non si può prescindere da una riflessione sulla storia del pensiero a cui essa è legata in uno scambio di termini e di stimoli. Nell'attuale condizione dell'arte, non sono solo io a dirlo, il dipingere ci si trova a far i conti con una posizione nell'arte del tutto subordinata alla figura naturalistica o elaborata da un dato reale estrapolato in molti casi dalla cronaca e dal compromesso con il mondo letterario, frutto anch'esso di una rielaborazione della materia acquisita in x{201C}presa direttax{201D}, cioè scevra da qualificazioni intermedie. Ritornando al leonardiano x{201C}pittura cosa mentalex{201D}, possiamo rinvenire le caratteristiche di una ricerca portata avanti parallelamente alle più scontate Transavanguardie e Neo Pops, maturata in un contesto che non ha la presunzione di dichiararsi post - moderno per reputarsi mero dato epocale definito e definibile, ma momento di continua riflessione e confronto con l'istanza più estrema della modernità , un punto di partenza in cui volontà e coscienza si sommano per essere simultaneamente inizio e termine dell'esistenza dell'arte.
La mostra SUPERFICI A CONFRONTO invita a ragionare su due modi di dipingere e di pensare: uno basato sull'aggressione dello spazio curvo, intuito nel vuoto della tela, (vuoto che sorprende l'osservatore in un abbagliante conflagrazione del continuum della parete, una sorta di collasso della nozione di monocromo assoluto, di nulla - infinito) la pittura energetica di Gianni Asdrubali, l'altro nato dall'intuizione di un meccanismo che configura la superficie velata dalla pittura e svelata come campo del linguaggio, limite illusorio e zona critica del reale, concepito come paesaggio del pensiero in cui s'imposta la rigorosa ricerca di un orizzonte dove la pittura possa definirsi negli ambiti della logica, sino al limite del paradosso ottico: i quadri di Flavio de Marco.
Gianni Asdrubali (Tuscania 1955) Già nel 1982 si staglia nel panorama artistico romano per la novità della sua pittura, tra le sue mostre principali: 1984 Galleria Artrà , Milano; Galleria La Salita, Roma; 1987 Milano Galleria Artra; 1988 Udine, Galleria Plurima; Suzzara, Galleria 2E, Venezia, Aperto 88, XLII Biennale di Venezia; 1989 Milano, Galleria Il Milione; Verona, Galleria il Ponte di Pietra, Moskow, Casa Centrale dell'Artista, Leningrado, Sala Centrale delle Esposizioni; 1990 Vicenza, Galleria Ellevi; Viterbo Galleria Miralli; Bologna, Galleria Spazia; 1991 Roma, Banca Popolare di Milano, Taipei, Museum of Art, São Paulo, Museu de Arte; 1992, Milano, Galleria Il Milione; 1993 Roma, Galleria Roma e Arte; 1994 Brescia, Galleria Allegrini; Paris, Gran Palais; 1995 Milano, A. Arte studio Invernizzi, Castel di Tusa, premio Fiumara d'Arte; Colonia, Galleria Apc; 1996 Spoleto, Civica Galleria d'Arte Moderna Palazzo Racani - Arroni; Il Cairo, IV Biennale de Il Cairo ( sala personale); 1997 Perugia, Centro Espositivo della Rocca Paolina; Schwarz, Museum Rabalderhaus; 1998 Roma, Galleria Marchetti; Düsseldorf, Galerie Sigfried Blau; 1999 Lecco, Musei Civici Villa Manzoni; 2000 A. Arte studio Invernizzi (con Enrico Castellani) 2001 Roma, Galleria Marchetti; Rosenheim, Städtische Galerie; Darmstadt, Kunstmuseum Mathildenöe; 2002 Firenze, Galleria Santo Ficara. Bibliografia F. Menna, L. Mango, E. Bozzi, Gianni Asdrubali, A. Rotundo Editore 1988; M. Carriero, Oltre il muro magico, Settecittà 2000.
Flavio De Marco (Lecce 1975) 1997 Bologna, Studio Ercolani; 1998 Milano, Fondazione Stelline; 1999 Pontedera (PI), Galleria Liba; 2000 Viterbo, Galleria Miralli; 2002 Bruxelles, Parlamento Europeo, Merano, Meranoarte; 2003 Torino, Palazzo Bricherasio, Roma, Casino Giustiniani, Bologna, Studio Ercolani.
Inaugurazione venerdì 7 marzo 2003 alle ore 18.00
Una mostra organizzata con http://www.merzbau.it
Mostra aperta sino al 7 maggio.
Marcello Carriero
Immagine: Flavio De Marco
Casina Giustignani - Villa Borghese
Ass. Li. Art. Incontri d'arte
Viale D. Lubin, 4
Roma