'...Ciò che accade, una volta che guardo a posteriori il mio lavoro, e' che provo ad adattarlo su uno schema concettuale. Lentamente questo schema concettuale guadagna terreno e inizia a prendere una direzione specifica che non e' necessariamente parallela a quella del mio lavoro. Cio' che voglio dire e' che esiste sempre una tensione tra il lavoro e lo schema concettuale che lo racchiude.(...)' (Sancho Silva)
Sancho Silva (Lisbona 1973) ha recentemente esposto a Manifesta 4, SKOR,
Amsterdam, Museo di Serralves Oporto. Per la sua personale in Italia, prima in
assoluto in una galleria commerciale, l'artista presenta un progetto site
specific.
Domande pinksummer, risposte Sancho Silva:
Hai scritto che il concetto centrale del tuo lavoro è quello di spazio. L'idea
di spazio non è univoca, ma assume forme e significati diversi nelle differenti
discipline: dalla matematica alla filosofia, dalle scienze economiche a quelle
sociali come l'urbanistica concepiscono lo spazio in modo specifico,
apparentemente autonomo. Affermi che districare le connessioni stabilite dalla
storia, dal tempo, tra le differenti concezioni di spazio sia un compito
infinito, ma assolutamente significante. E' questo che persegui con il tuo
lavoro?
Non esattamente. Non penso che il mio lavoro si sviluppi secondo un progetto
filosofico preciso e determinato. Non è guidato da stretti principi metodologici
. Penso che operi secondo una propria logica, e parlando concettualmente, i suoi
movimenti sono piuttosto inesprimibili. Ciò che
accade, una volta che guardo a posteriori il mio lavoro, è che provo ad
adattarlo su uno schema concettuale. Lentamente questo schema concettuale
guadagna terreno e inizia a prendere una direzione specifica che non è
necessariamente parallela a quella del mio lavoro. Ciò che voglio dire è che
esiste sempre una tensione tra il lavoro e lo schema concettuale che lo
racchiude. Lo schema concettuale influenzerà puntualmente la traiettoria del
lavoro, ma non la guiderà . Detto ciò posso affermare di avere un grande
interesse per la storia dello spazio, come sono cambiati i suoi limiti più
remoti e la sua forma globale, com'è stato trattato dalla filosofia e dalla
scienza, com'è stato
articolato, catalogato, costruito e rappresentato nel tempo, nella storia. Penso
che ci aiuti a capire che cosa sia il concetto di spazio oggi, il modo in cui
si estende, agisce e forma il mondo.
Nella topografia individui un concetto di spazio altro che connette lo spazio
noetico (mentale) allo spazio politico. Le tue costruzioni analitiche muovono
dalla mappatura dello spazio che le assimila e, riconfigurandolo, tendono a
creare dei sentieri percettivi obbligati. Come ti poni di fronte a uno spazio
specifico? Su quali basi definisci le tue traiettorie?
Riguardo al mio primo contatto con uno spazio specifico provo a cogliere le
forze che operano in esso (siano esse sensoriali, ergonomiche, sociali,
simboliche, ecc.). Credo che ogni spazio sia costituito da una moltitudine di
forze simili che interagiscono costantemente e dinamicamente. In alcuni dei miei
lavori è possibile che io agisca sull'organizzazione gerarchica di queste forze.
Posso, per esempio, trasporre nel regno tattile una forza che normalmente si
manifesta in una dimensione non-tattile. Posso anche provare a ridirezionare o
limitare una specifica forza alterando sostanzialmente l'intero equilibrio del
sistema. Suppongo che le traiettorie cui facevate riferimento possano essere
intese in questi termini. Derivano dall'enfatizzazione di una forza specifica
(ad esempio un orizzonte visuale, una traiettoria ergonomica, un'implicita
barriera sociale) a cui è conferita una forma tattile. Spesso il risultato è che
tale forza tradotta (o resa tattile) finisca per interferire con altre forze
creando un certo tipo di ambiguità spaziale.
Per l'immagine dell'invito di pinksummer hai scelto un pendolo, l'immagine del
tempo, del dinamismo, del flusso del mondo fisico. Da qualche parte abbiamo
letto che mentre una zecca può solo aspettare l'acido butirrico e dunque non
oltrepassare il presente organico, noi umani possiamo aspettare Godot.
Attraverso le costruzioni immaginarie, i nostri orizzonti temporali diventano
illimitati. Il concetto di limite riconduce allo spazio. Spazio e tempo
coincidono nel tuo lavoro?
Ho sempre pensato al mio lavoro esclusivamente in termini di spazio. Solo
recentemente, con un progetto che ho realizzato a Oporto, il tempo è entrato nel
disegno. Ho detto prima che ogni spazio particolare risulta dall'interazione di
una moltitudine di forze. Credo che ciò valga anche per
il tempo. Dubito, comunque, che io abbia mai trattato il tempo in sé, in maniera
pura nel mio lavoro. Forse con la musica lo si può fare. Ciò che mi interessa
del tempo è la sua relazione con lo spazio: come può esso (o uno dei suoi
componenti) influire sullo spazio, come può essere trattato in
termini spaziali, come può una particolare organizzazione spaziale definire e
articolare un tempo specifico.
Per certi versi il tuo lavoro rimanda al cubismo analitico di Picasso e Braque.
Nel progetto Overviewer presentato nel 2001 al Museo di Serravals a Porto il
visitatore poteva guardare attraverso un periscopio al di là del muro che
fermava lo sguardo di chi si affacciava dalla finestra del museo. In qualche
modo questo oltrepassare la percezione fisica attraverso un periscopio rimanda
alla conoscenza, e ancora al tempo, quello della memoria attraverso la quale
sappiamo anche quando non vediamo?
In Overviewer ho installato un periscopio nella parte destra di una finestra che
altrimenti avrebbe guardato direttamente sul muro. La parte sinistra della
finestra era lasciata scoperta. Guardando la finestra si poteva vedere la parte
sinistra del muro e, sulla destra, un tunnel attraversava il muro rivelando la
sua parte opposta. Il risultato era, da una parte, un'alterazione della
struttura topologica dello spazio visuale: due posti che erano precedentemente
disgiunti sotto il profilo visuale erano adesso visivamente connessi. Dall'altra
parte, a causa di questo slittamento topologico, i componenti visuali dello
spazio erano essi stessi separati da quelli architettonici ed ergonomici. Può
essere che ci siano dei parallelismi col cubismo analitico, ma nel mio lavoro i
componenti spaziali non sono separati nel tempo. Sono separati in sé.
Bachelard afferma che fuori e dentro formano una dialettica lacerante e la
geometria di tale dialettica sconfina nel campo delle metafore che spazializzano
il pensiero: la nettezza del si e del no, l'essere e il non essere, l'inclusione
e l'esclusione... Stiamo pensando al Gazebo, la costruzione minimalista che hai
presentato a Manifesta 4, ancora al progetto Overviewer del museo di Serralves
e a Shortcut realizzato recentemente al De Appel. Perché il dentro e il
chiuso dei tuoi lavori assimilano il fuori e l'aperto o viceversa?
Dentro e fuori sono relativi a un componente spaziale specifico che noi stiamo
considerando. Il fuori visivo non è il fuori uditivo, il fuori architettonico
non è il fuori sociale. Ciò che accade quando tracci una mappa sovrapponendo un
regno con un altro, dove il fuori di un contesto può non coincidere con il
fuori dell¹altro, è di finire per esplicitare alcuni tipi di ambiguità spaziale.
In casi estremi si può anche scalzare completamente questa dualità .
Hai detto che attraverso la decifrazione di uno specifico spazio si può scoprire
l'organizzazione delle società , le loro pratiche i loro credo. E' l'uomo il
concetto centrale della tua poetica dello spazio?
No. penso che il concetto centrale del mio lavoro sia quello di spazio. Come per
il tempo, sono interessato all'essere umano solo per ciò che riguarda la sua
relazione con lo spazio. Come può diventare una forza nella formazione dello
spazio e, d¹altra parte, come può essere considerato un
prodotto stesso dello spazio.
Hai una laurea in matematica e filosofia, perché hai scelto di operare
nel campo dell'arte visiva?
Conferisco un grande valore all'immaginazione.
Una preoccupazione da galleriste: di fatto quella da pinksummer è la prima
mostra in una galleria privata, il tuo lavoro, proprio come l'idea di spazio,
esclude l'oggettificazione e muove sempre da una architettura preesistente. Come
ti poni di fronte al mondo del collezionismo?
Non ho pensato molto a questo. Penso che le collezioni colgano sempre il modo
per continuare a collezionare. Conservo progetti, disegni e modelli di ogni cosa
che faccio. Se non resterà nulla del lavoro sullo spazio, suppongo si possa
guardare ad essi e immaginare.
pinksummer
via lomellini 2/3
16124 genova
tel. +39.010.2543762