Detours - Deviazioni propone una riflessione sul rapporto tra storia collettiva e storia individuale raccontando un viaggio nella memoria scandito da diversi momenti narrativi. L'itinerario nel tempo proposto dalle opere in mostra, nel ritmico alternarsi di presente e passato, si sviluppa utilizzando diversi linguaggi: pittura, video e videoinstallazione.
a cura di Eva di Stefano
progetto di Dominik Barbier e Anne Van den Steen
performance d'apertura di Giovanna Velardi
Evento realizzato con il sostegno della Commissione europea e di: Conseil Régional Provence Alpes Côte d'Azur; Conseil Général des Bouches-du-Rhône; Istituto Francese Palermo e con il patrocinio del Dipartimento Studi Culturali Arti Storia Comunicazione dell'Università degli Studi di Palermo
Sponsorship: Adelfio Catering, Lodetti Commerciale Metalli, Principe di Corleone
Direzione e coordinamento Attilio Lodetti Alliata
Direzione artistica Giulia Ingarao
Segreteria organizzativa Aurelio Ferrante
Promozione e Comunicazione Virginia Glorioso e Rubina Mendola
Allestimento a cura di Anne Van de Steen
La mostra Détours – Deviazioni – propone una riflessione sul rapporto tra storia collettiva e storia individuale raccontando un viaggio nella memoria scandito da diversi momenti narrativi.
L'itinerario nel tempo proposto dalle opere in mostra, nel ritmico alternarsi di presente e passato, si sviluppa utilizzando diversi linguaggi: pittura, video e videoinstallazione. «A fronte dell'urgenza di conferire ordine e senso alla Storia, l'idea di deviazione - spiega l'artista - consente di intersecare e moltiplicare i punti di vista creando continue connessioni tra piano esteriore (il viaggio) e quello interiore (il pensiero)».
Judith Bartolani, nata in Israele e naturalizzata francese, dal 1988 si dedica con successo alla scultura; il suo primo “détour” – come spiega Eva di Stefano – ha luogo nel 2003, “quando qualcosa deraglia nella convinzione utopica che sostiene il suo lavoro d'artista e decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di se stessa”. Judith Bartolani accoglie la storia mai narrata di Sara, ragazza-fantasma di Auschwitz con cui dialoga sin dall'adolescenza: nel tentativo di riscattare dall'oblio la sua vicenda scrive un diario a due voci che da testo cartaceo diviene libro elettronico dal titolo “I nostri funerali”.
Un “Diario multimediale di una stagione all'inferno e del successivo ritorno”(Eva di Stefano) che immerge lo spettatore in un viaggio all’ascolto dei morti senza nome ai quali la storia non ha concesso sepoltura. L'opera originale di Bartolani, troppo fragile per essere esposta, diventa videoinstallazione con la collaborazione dell'artista multimediale Anne Van de Steen: lo spazio in cui il libro è proiettato si trasforma in contenitore luminoso della memoria.
La serie I Musei - altro momento dell'itinerario espositivo - rappresenta il museo immaginario di un territorio inesistente e inquietante dove presente e memoria si mescolano e si confondono. I dipinti creati da Bartolani rivisitano opere celebri, restituendo, in forma di citazione, nuove iconografie il cui intento non è ricalcare gli originali ma trasportare l’osservatore lontano dal tempo storico da cui provengono generando ulteriori détours del viaggio. Una galleria di immagini attraversate dal un filo bianco che si dirama al di là della tela per raccontare una doppia storia, personale e collettiva, generando ulteriori racconti di una iconografia reinventata. Le immagini, così come i morti senza nome, appartengono alla storia, sono “nostri”, in un percorso non lineare - dal singolo alla storia e viceversa - costellato da continue deviazioni.
Tappa finale del percorso espositivo è il video Interpretazioni di Dominique Barbier in cui l’opera di Judit Bartolani è commentata in alternanza al background di idee che l'ha generata.
In occasione dell’inaugurazione verrà presentata una performance, realizzata da Judith Bartolani e Giovanna Velardi (coreografa), in dialogo con la proiezione de “I NOSTRI FUNERALI”.
BIOGRAFIA DELL'ARTISTA
Judith Bartolani (Haifa, Israele 1957) si è diplomata alla Scuola Superiore di Belle Arti di Marsiglia dove tutt'ora vive e lavora. Conosciuta come scultrice già dagli inizi degli anni Ottanta sulla scena francese contemporanea, dal 1988 al 2005 lavora in sodalizio artistico con Claude Caillol. Nelle sue opere più recenti indaga il tema della memoria individuale e collettiva attraverso una pittura intima ed evocativa e l'uso di media diversi per generare immagini che raccontano una Storia mai scritta. Tra le sue mostre: Mlle Holmes, American Gallery, Marsiglia (2011); Les musées de Pirchipoï, Espace Bunan, Bandol (2010); Nos Funérailles, Musée d'Art et d'Histoire du Judaïsme, Parigi (2006); Ludwig Museum, Koblenz (1992); Carte Blanche aux amis du Musée, Centre Georges Pompidou, Parigi (1987); Gabrielle Bryers Gallery, New York (1986); Angle of vision, French Art Today, Guggenheim Museum, New York (1986); Judith Bartolani, Sculptures, Galerie Gabrielle Maubrie, Parigi (1984).
Opening sabato 11 febbraio 2012 ore 18:30
in mostra fino al 3 marzo 2012
Produzione: Centro d'Arte Piana dei Colli di Villa Alliata Cardillo e Fearless Medi@terranee / THE STRAW MAN PROJECT
Centro d'Arte Piana dei Colli (Villa Alliata Cardillo)
via Faraone, 2 (nei pressi della Fabbrica delle Idee e del Velodromo) - Palermo
dal mercoledì al venerdì - 15:30/19:30 e il sabato 10:00/13:00 – 15:30/19:30
ingresso gratuito