Galleria Il Laboratorio
Roma
via del Moro, 49
06 9360201 FAX 06 233290877

Abraam Abramianz
dal 13/2/2012 al 18/2/2012
tutti i giorni 10-13 e 16-20

Segnalato da

Ettore Scardanelli



approfondimenti

Abraam Abramianz



 
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13/2/2012

Abraam Abramianz

Galleria Il Laboratorio, Roma

Paesaggi orfici. Vedute e ritratti. Pur rimanendo nell'alveo della tradizione iconica, il figurativismo di Abraam squarcia idealmente la figura, la brutalizza, con una progressiva e straniante rarefazione della forma.


comunicato stampa

Si svolgerà presso la Galleria Il Laboratorio in via del Moro 49 (RM), dal 14 al 19 febbraio 2012, la mostra di pittura Paesaggi orfici di Abraam Abramianz. La mostra verrà inaugurata il 14 febbraio 2012 alle ore 18,00 e rimarrà aperta fino al 19 febbraio 2012 con il seguente orario: tutti i giorni dalle ore 10-13 e 16-20, con ingresso libero. Il suggestivo e raffinato spazio espositivo di Paolo Figura, sede di appuntamenti culturali e artistici di rilievo e ormai un punto di riferimento per artisti emergenti e non, ospiterà un ciclo di paesaggi e ritratti dell’artista armeno.

Già assistente del Maestro Tullio de Franco ai corsi liberi di pittura presso la Libera Accademia di Belle Arti di Roma (RUFA), rappresentante della scuola pittorica armena in Italia, Abraam Abramianz manifesta da subito una naturale avversione al trito realismo accademico, così come all’astrattismo ostentato, all’aniconismo datato e di maniera. Pur rimanendo nell’alveo della tradizione iconica, il figurativismo orfico di Abraam squarcia idealmente la figura, la brutalizza, come nelle opere più marcatamente rovinistiche come Mano sminuzzata o Il Monaco, dove la rappresentazione trita e triturata del segno dissacra la forma rendendola simbolo e beffardo simulacro delle peregrinazioni dell’anima.

La successione dimensionale punto-linea-superficie-corpo si coniuga, nell’opera pittorica di Abraam, con una progressiva e straniante rarefazione della forma, laddove il graduale ed epifanico svelamento della grande aporia, come negli impacchettamenti di Christo, presuppone la sussistenza ontologica dell’essere. In questa formulazione paradigmatica della rappresentazione iconica, che privilegia la riproduzione intimistica, anestetizzante e antigraziosa della realtà, è possibile individuare una delle chiavi di lettura del paesaggismo fenomenologico e trascendentale dell’artista armeno che, nell’apparente semplicità del tema rappresentato, cela un’ansia metafisica che lo apparenta alle più recenti correnti del neo-spiritualismo e del pitagorismo moderno. E’ nell’arte del ritratto che la pittura di Abraam trova degli accenti particolarmente persuasivi, portatrice com’è di un messaggio di umiltà e di verità, come nell’inquietante “Autoritratto”, rappresentazione antropomorfa dell’io in un universo gravido di presagi e di vibrazioni post-accademiche. Nel ciclo di nudi, di ritratti e di paesaggi d’interni, profetico Salon des Refusés con refusi mnemonici e sigari postergati come in un fumetto di Jacovitti, l’arditezza e la violenza del segno, vera e propria rotazione titanica dell’artista-discobolo, lascia presagire l’irrimediabile e definitivo distacco dal botulismo accademico.

Inaugurazione 14 febbraio 18,00

Il Laboratorio
via del Moro, 49 - Roma
Apertura al pubblico tutti i giorni 10-13, 16-20
Ingresso libero

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