La doppia personale intitolata "La specula" mette a confronto due postazioni di osservazione dell'arte che puntano in direzioni opposte: volto ai processi autodistruttivi dell'uomo quello di Texas, ai corpi astrali quello di Orru'.
a cura di Fortunato D'Amico
L’idea di avvicinare la poetica di Kinki Texas, giovane artista della storica e moderna Breme, città della Germania del nord, a quella di Francesco Orrù pittore di origine sarda che vive e lavora a Sagliano Micca, piccolo comune agricolo della provincia biellese, può sembrare un’idea bizzarra. Il paradosso è però giustificato dalla volontà di confrontare due postazioni di osservazione dell’arte che puntano in direzioni opposte. Uno sguardo analitico alla vita degli umani sul pianeta terra, con i loro processi autodistruttivi e condizioni di vita precarie all'insegna della meccanizzazione: è questo il compito che spetta a Kinki Texas.
La specola verso il cielo è invece presidiata da Francesco Orrù, osservatore metodico e meditativo che rivolge gli occhi notturni alle costellazioni ed a mondi distanti accesi nella notte per essere osservati dalle nostre postazioni. Kinki Texas è un narratore attento ai fenomeni sociali e agli aspetti d’interiorizzazione del vissuto culturale urbano, performanti in atteggiamenti rivoluzionari rispetto alla normalità condivisa dalle regole prestabilite dal moderno vivere.
Francesco Orrù dipinge quadri come un poeta dionisiaco narra le sue poesie, o meglio come un redattore di mappe stellari in attesa di decollare, con mezzi di volo invisibili, utilizzando la mente e il corpo astrale per sondare le lontane regioni dello spazio cosmico. Le differenze tematiche e gli stili di rappresentazione formale delle opere di Kinki Texas e di Francesco Orrù sono elementi raffrontabili in questa mostra e consentiranno a tutti i visitatori di argomentare letture dei contenuti, estrarre segni semantici, individuare le poetiche di entrambi gli artisti e disporle in modo conveniente per godere dell'arte e dei suoi valori lirici.
Con questo criterio sono da interpretare le parti grammaticali che formano la struttura delle opere e costituiscono il corpo di espressione del lavoro pittorico dei due artisti. Ad esempio è possibile accostare gli sfondi bianchi, luminosi, neutri, di Kinki Texas a quelli scuri, blu e neri, di Francesco Orrù. Lo stesso modo di procedere è applicabile a persone, animali, pennellate, forme, figure geometriche e gli altri dettagli che ognuno sarà libero di considerare per costruire il proprio percorso interpretativo. Questo esercizio aiuterà ad avvicinarci ai due artisti con uno spirito di conoscenza libero da pregiudizi ed apprezzare il loro lavoro e per quello che sarà possibile renderci più ricchi culturalmente. Con gli occhi rivolti al cielo impariamo a governare i processi del mondo e a costruire le nostre vite sotto tetti di stelle.
Kinki Texas
Holger Meier, in arte Kinki Texas, è nato nel 1969 sulle rive del Weser nella città di Brema.
In questo luogo, a nord ovest della Germania, ricco di storie e cavalieri, il mito di Bremer Roland, raffigurato in piedi nella statua di fronte alla cattedrale, con lo scudo e la spada pronta a levarsi in difesa della libertà, anima il temperamento dei giovani artisti ancora oggi a quasi sette secoli dalla sua scomparsa.
Kinki Texas è un ragazzo riservato ma con una personalità da eroe metropolitano nella Germania del terzo millennio.
I suoi quadri tracciano il percorso di una generazione introspettiva, critica verso il modernismo imperante, dilagato dentro le mura domestiche e giunto al tracollo in quest’ultimo decennio. Il ricordo delle gesta eroiche e la riflessione interiore sulla condizione degli esseri, contemplati nelle sue opere pittoriche, accelerano le condizioni per inscenare una protesta contro il mondo civile da combattere con una guerriglia da manifesto, delineata da tratti incerti ma decisi nella loro autorevolezza comunicativa.
Un nome da cowboy ed un segno concepito nelle stanze di vita quotidiana, trasmigrato dal mondo del fumetto a quello dell’arte. La costruzione di uno spazio esclusivo ed irreale, dove personaggi ed animali chimerici interpretano ruoli fantastici, assumendo atteggiamenti trasgressivi e dichiarando movenze battagliere, è la priorità poetica di questo giovane artista figlio di una generazione ancora alla ricerca dei valori perduti.
Il rosso, colore principale del climax creato da Holger Meier, traspira l’emozione dell’azione teatrale disposta sul piano della scrittura ideogrammatica e annuncia la presenza di pensieri inquieti. Corpi con una parvenza di presunta riconoscibilità, azionano collegamenti con la cultura del rock urbano, apocalittico ed indecente, blasfemo ed antagonista per eccellenza.
Cavalli, mucche, galline atomiche, cani con tre teste, strani personaggi con in mano pistole, mitra, spade, catene da galera utilizzate come collier, uomini e donne attrezzati con ali per voli impossibili e corpi scheletrici, mostrano il coraggio dell’esistenza vissuta sino all’ultimo respiro in un universo con idee inconciliabili. La filosofia dell’esistenza di Kinki Texas sposa il regime della sopravvivenza post-fine-del-mondo e la sua estetica è al traino delle idee tragicomiche di denuncia espresse nell’insieme del set in cui si sviluppano le azioni eroiche. Anche quando i concetti della sua arte sono tradotti in video digitali, prodotti con gli artifici del software di editing, l’organizzazione formale e prospettica della scena non rinnega la forza delle intenzioni artistiche ma è rinvigorita dall’ animazione dei soggetti e dalle inclusioni sonore.
Francesco Orrù
Lo schermo luminoso sopra la nostra testa appare di notte magico e fantasioso.
Francesco Orrù è un osservatore curioso e discreto della coppa celeste, musa ispiratrice della sua poesia artistica e dei viaggi negli universi stellari riproposti nelle tele.
I cieli natii della Sardegna e quelli del biellese, terra dove l’artista vive e lavora, impressionano per la benevola visione del loro lato notturno.
Una posizione da spettatore ma anche di attore e regista volitivo che rende possibile a noi mortali la fruizione di scenari dalle tinte blu intenso con gradazioni profonde verso l’insondabile mistero della creazione spaziale. La composizione pittorica di Francesco Orrù è attraente e sprigiona una forza irresistibile che spinge ad entrare nel quadro da una porta invisibile, portandoci sulla soglia d’ingresso della pista iniziatica da cui ha origine il viaggio cosmico della conoscenza.
Un teletrasporto di emozioni sulle rotte di divagazioni astratte di cui non è facile comprenderne la genesi ma che se si svelano piano col tempo della riflessione, restituendo forme e riferimenti conosciuti. Visioni che incoraggiano l’idea di una matrice sovrannaturale, fluttuante tra i vuoti di un cosmo infinito, generatrice delle cose ordinarie del mondo quotidiano. La ricerca tra le stelle consegna alla scienza le matematiche e le geometrie auree, confermando la concezione cosmogonica delle attività lavorative e degli artefatti, conseguita attraverso l’attenta analisi dei fenomeni celesti. Tradizioni e conoscenze astronomiche nei secoli antropizzate, diventate cultura storica e conoscenza artistica, sono state utilizzate per la trasmissione ai posteri di miti e racconti leggendari, immortalati dall’arte di tutti i tempi, dipinti nelle pitture, costruite nelle architetture, nei riti di fondazione dell’urbe e nei modelli organizzativi dei popoli e dei loro culti. Illuminazioni sorprendenti conseguite sulle strade del paradiso dove Santi, Buddha, Dei e divinità olimpioniche si riducono a pattern astrali e prendono posto in dodici sommarie platee, scompartimenti per ospitare ore, tribù, apostoli o circoli zodiacali.
La cognizione dello spazio con i suoi cicli stagionali è la causa dell’ assunzione del genere umano al regno delle anime immortali; questa constatazione una volta indiscutibile è diventata, nell’attualità contemporanea, un concetto provocatorio da parte di chi si oppone alla violenta mercificazione che ha contraffatto le verità in merci e confuso il consumismo con la libertà. L’arte di Francesco Orrù, è giunta a noi indagando tra i meravigliosi puntini luminosi della notte, distanti anni luce dal nostro presente transitorio.
Conservate negli antichi siti archeologici le conoscenze planetarie sono elementi dinamici, vivi nei ricordi e nelle memorie sottili, sottratte alle leggi fisiche dello spazio tempo. Allora è utile, come ci invita a fare l’artista nella sua opera Trafugatori di stelle, portarci via un pezzo di cielo per costruire la nostra dimora.
Inaugurazione 22 febbraio ore 18
Spazio Rocco Scotellaro
via Cesarea, 49 - Vigevano (PV)
Orario: Giov. Sab. e Dom. 17 - 19
Ingresso libero