Galerie Heimer und Partner
Berlin
Dircksenstr.41 - 10178
00.49.30.3121207 FAX 00.49.30.3121207

Private
dal 13/3/2003 al 23/5/2003
00.49.30.3121206 FAX 00.49.30.3121207

Segnalato da

Peter Heimer


approfondimenti

Mario Rizzi
Elena Zanichelli



 
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13/3/2003

Private

Galerie Heimer und Partner, Berlin

'Private' e' un'installazione video-fotografica creata con coppie berlinesi dal differente background etnico-culturale e la realizzazione di un vero matrimonio in galleria: due aspetti di uno stesso progetto.


comunicato stampa

Il progetto 'Private', che attuerai presto a Berlino, sposerà una coppia curda in galleria: in proposito mi parli di un evento privato spostato in una sfera pubblica, e della scelta di un genere, la documentazione fotografica/reportage da un matrimonio, contestualmente quasi 'neutrale', apparentemente scollato da riflessioni estetiche e/o forme 'artistiche', paragonabile a foto di gatti e/o bambini. D'altra parte non insceni soltanto certo scontato scenario da coronamento di un sogno d'amore, ma anche le diverse difficoltà politiche che la coppia sta incontrando prima del grande passo, soprattutto in quanto il partner maschile è un rifugiato politico con passaporto iracheno: come li hai convinti a mettersi (letteralmente e metaforicamente) in mostra? Come coniughi i due (sposi) con accessori e cliché da identità 'ibrida', a metà tra l'ordine del reale e quello del simbolico, che caratterizza (anche) le tue opere precedenti (una per tutte: Seven Finnish Identities)? Come pensi di lavorare sul progetto in post-produzione?

'Private' è un'installazione video-fotografica creata con coppie berlinesi dal differente background etnico-culturale e la realizzazione di un vero matrimonio in galleria: due aspetti di uno stesso progetto. Il matrimonio è un momento intenso ed intimo, molto privato, nella vita di una coppia, ma avviene in un ambito pubblico, con famiglia ed amici che assistono e testimoniano il nuovo status sociale dei membri della coppia. Mi interessa questa sottile linea di confine tra pubblico e privato, tra irripetibilità e quotidianità dell'evento 'matrimonio' e la sua iconografia, l'estetica di queste immagini spesso un po' cliché, ma sicuramente legate all'identità culturale degli sposi. Il matrimonio della coppia curda apre ad un confronto con le difficoltà burocratiche di un rifugiato iracheno, e mi permette di lavorare sul paradosso di un'estetica della burocrazia. Mi concentro su un evento del reale anche per contribuire al dibattito in corso sulla possibilità di partire dal 'documento' (anche nella sua accezione burocratica) per arrivare ad un cambio di contesto attribuendogli un valore aggiunto. Come i miei precedenti progetti, anche questo non va considerato un prodotto finito ma un sito di navigazione, un semplice momento in un'infinita catena di contributi. Nasce dalla relazione con le coppie coinvolte e vivrà della multiforme negoziazione con i fruitori finali dell'opera, i viewers. La coppia curda vivrà tutte le fasi del proprio matrimonio in galleria ma non verrà 'usata': ha deciso di mettersi in gioco e di lasciarsi coinvolgere nel produrre il matrimonio come evento d'arte. Nessuna necessità di convincerli. Il progetto sottolinea la non omogeneizzabilità del multiforme tessuto socio-culturale contemporaneo. Anche Seven Finnish Identities, una vera casa interattiva costruita nel 2001 nel City Art Museum di Helsinki con sette individui dal background culturale differente, ha fatto emergere, attraverso i simboli visuali della loro memoria, le diverse identità personali.
Spesso, nel nostro desiderio di uniformare le diversità, dimentichiamo che ogni percorso è fatto da gente reale che costantemente va incontro ad un processo di re-belonging.
Post-produzione significa digerire la realtà e ri-vomitarla in forma d'arte, gli ingredienti del pasto sono gli oggetti e le immagini della memoria.

Anche gling gló memo, il film creato in post-editing a partire dai super 8 della tua infanzia, fa parte del progetto Private. Il film amplia il campo semantico dell'unione in/a matrimonio nel (tentativo di) definizione di una identità che mette in gioco la tua stessa conformità a codici sociali di esistenza-esistenza in quanto/come appartenenza ad una storia, ricostruibile proprio a partire dalla definizione di un nucleo familiare, creando inconsueti/improbabili parallelismi tra il tuo passato, quello dei tuoi genitori, e il presente della coppia, in un sistema di rimandi che determinano performativamente la/e vostra/e identità. Che ruolo gioca l'identità come burocrazia nel tuo lavoro?

Penso che l'identità sia poco legata al colore del proprio passaporto, che sia sempre meno legata all'etnicità e sempre più alla storia personale. È in corso un processo di ri-definizione dello stesso concetto di 'home', in un momento in cui sempre più persone vivono nel gap, nell'in-between culturale e, direi, emozionale. Ciò provoca, da un lato, un certo senso di ansietà e di paura del diverso, e dall'altro un desiderio di omologazione. Premesso ciò, è importante che anch'io riesanimi la mia identità, per alcuni un po' apolide, mettendo in gioco le mie tradizioni e la mia storia personale e ridefinendo, in quel gioco di rimandi di cui tu parli, le mie radici.

Frammenti da un discorso, con Mario Rizzi
di Elena Zanichelli (pubblicato anche in 'Juliet', Aprile 2003)
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Vernissage: 14.03.2003, ore 19:00

Galerie Heimer und Partner
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