Teatro Abeliano
Bari
Via della Costituente, 84/a
080 5425924 FAX 080 5425924

Il nero di campi bruciati
dal 16/3/2003 al 6/4/2003
080 5427678 FAX 080 5425924

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Ufficio stampa



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Nando Granito



 
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16/3/2003

Il nero di campi bruciati

Teatro Abeliano, Bari

L'artista agisce in quella particolare zona di passaggio nella quale il quotidiano e le sue ''cose'' divengono eventi; cioe' si dispongono alla trasformazione, una sorta di decantazione che ne rende evidente la loro essenza e le fa divenire partecipi della sostanza dell’uomo, elemento di cielo e di terra, mettendo in evidenza il loro stato originario che e' forma, ma anche purezza e pensiero.


comunicato stampa

Centro polivalente di cultura Gruppo Abeliano
Direttore Artistico: Beppe Labianca

Raffaele Nigro presenta per Arte in scena

Nando Granito
il nero di campi bruciati
Mostra personale


Giorno 17 marzo 2003 alle ore 19,00 il centro polivalente del gruppo Abeliano continua il suo programma sotto la direzione artistica di Beppe Labianca con la presentazione di arte in scena di Raffaele Nigro, che per questo periodo a deciso di far conoscere per la prima volta in terra di Bari il lavoro dello scultore garganico NANDO GRANITO, dove agisce in quella particolare zona di passaggio nella quale il quotidiano e le sue ''cose'' divengono eventi; cioè si dispongono alla trasformazione, una sorta di decantazione che ne rende evidente la loro essenza e le fa divenire partecipi della sostanza dell’uomo, elemento di cielo e di terra, mettendo in evidenza il loro stato originario che è forma, ma anche purezza e pensiero.

[........Percorso in auto la SS 16 per Raggiungere Apricena. Si fa sera. Gli ultimi bagliori di sole si aggrumano all’orizzonte incendiando con gli orli rossastri e metallici le nuvole di questo luglio instabile. Cumuli neri, violacei e azzurrognoli incombono. Stesse sinistre fiammante ai lati della strada. A destra soprattutto. Sotto il macigno nero del Gargano, di qua di là dal cadelaro, lingue di fuoco innalzano faville e si spandano a chiazze sul piano.

Bruciano le stoppie. Un rito antico, criminale e inutile, che non c’è legge che riesca a fermare, né minaccia.
Un rito che oggi continua a diradare nelle campagne i nostri fratelli minori, uccelli, lepri, volpi....e che ieri affamava anche terrazzani e indigenti, costretti a spigolare il “grano arso”.

“Dove posso trovare un pò di farina di grano arso?” “Non saprei, chiederò” “Ma come, neppure più tra i crocesi se ne trova?”. E meno male. Non era ricercatezza culinaria. Era necessità. Sopravvivenza. E andava ancora bene, perché a volte non c’era proprio niente da spigolare. I Padroni Preferivano far mangiare ai maiali la spiga che sfuggiva spesso di poposito ai mietitori nel fare i mannelli o le “gregne”.

Riecheggia ancora per queste contrade l’ultimatum di Gaetano Meomartino “Vardarelli” ai Proprietari terrieri: Comando e dico di non far mangiare la spiga agli animali neri, ma bensì di farla spigolare ai poveri e se loro sono sordi a questo mio ordine gli abbrucerò tutti i loro averi.....
Fuoco con fuoco. Così si esprimeva il Banditismo sociale. E c’è voluto ancora molto perché la generalità dei braccianti si organizzasse in lega e non cantasse più, dalla disperazione “padrone mio ti voglio arricchire”.
Inseguendo le nenie di Matteo Salvatore, oltrepasso San Severo e Giungo velocemente ad Apricena, Al Circolo Koiné, sulla piazza prospicente la villa comunale, gremita di giovani nonostante cominci a piovere. Il circolo ospita una mostra personale di Nando Granito, “Il diario di Arianna”. Granito è un artista che opera con il Laboratorio Artivisive di Foggia fin dalla nascita del sodalizio e che dagli stimoli della tradizione culturale della propria terra trova materia per alimentare un linguaggio visivo originale, moderno e soprattutto ricco di contenuti.

Nella prima sala trovo immediatamente qualcosa che ho appena lasciato alle spalle: il nero dei campi bruciati, con qualche briciola di giallo grano. Appese alle pareti ci sono tante formelle, tavole centinate spesso tenute legate da spago. Sono nere, bruciate, a volte incatramate; ma piallando, levigando e togliendo parte della superficie combusta Granito fa affiorare dal legno venature di colore, gradazioni di giallo, con ombre appena accennate, creando un rapporto dialettico tra il giallo, il nero e le altre materie inserite nella superficie.
Molte formelle sono incise, scolpite. Granito chiama infatti sculture le sue opere. Ma in realtà l’artista di apricena non toglie solo materia alle tavole. Ci sono anche addizioni: lo spago, la creta, la pietra.
La pietra è l’unica indulgenza, l’unico richiamo evidente all’elemento che fa ricco e connota il paese di nascita dell’artista. Il resto, il dato antropologico, si avverte, si respira, ma non è come quelli artisti che scimmiottano gli antichi e li replicano senza pudore pensando di aver fatto chissà quali scoperte formali. Quanti pessimi traduttori hanno ricevuto in questi anni le stele daune! Le opere di Granito esprimono, invece, Granito.

Le formelle, con lo spago che sulla superficie disegna quadrati e triangoli, raccontano di ricordi d’infanzia, di giochi d’abilità delle dita che intrecciano forme appunto con lo spago. Una ricerca di identità in un mondo incamminato alla spersonalizzazione. Un immaginario inserito in forme classiche. Il gioco unito alla ragione, all’equilibrio formale. Il filo-visiva-mente e metaforicamente – tiene legati insieme frammenti di memoria, di esperienze, e coscienza del presente.

Come quella formella con un ricordo di Castel del Monte densa di riferimenti esoterici alla dimensione del tempo; o come quella protome – piccolo gioiello di pietra sbozzata – che si sporge nell’intradosso della centina; o come quella tavola senza titolo da cui emergono brani di legno luminoso segati a scatena come la pietra nella cava e sopra nella lunetta, l’accenno, graffiato nel nero, di motive decorative romantici, o come “la tavola lavare” che evoca donne chine alla tinozza ma, così estrapolata e talmente bella nel suo movimento ondulato, che stempera ogni passata fatica; o come il “Reperto 2000”, con una rosetta roman(t)ica inserita in una tavola combusta in cui le venature portate alla luce disegnano illusioni prospettiche di architetture che convogliano lo sguardo su un sole nascente disegnato con lo spago: ma l’intreccio e la raggiera ricordano anche antichi gesti, il fondo di un cesto di vimini o pettini di goyesche matrone spagnole o più semplicemente un’aureola sacra in una pala d’altare... Potere evocativo dell’arte.............]

Tratto dal testo di “il nero di campi bruciati”di Gaetano Cristino dalla monografia di Nando Granito.


dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 13.00 / 16.30 – 20.30


Per informazione:

Teatro Abeliano
Via della Costituente, 84/A (largo II giugno) BARI
Tel. 080 5427678 – Fax 080 5425924

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