Anja Capocci presenta una serie di fotografie che raccolgono le tracce lasciate su pavimenti di legno usurati; i 'ritratti' di Valentina Orlando sono volti noti assolutizzati ed astratti, infine Alessia Palumbo prosegue la sua ricerca di moduli arcaici.
A cura di Michela Morelli
Orizzonte Verticale è la seconda mostra collettiva di tre studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Perugia: Anja
Capocci, Valentina Orlando ed Alessia Palumbo.
Le tre giovani artiste lavorano con modi espressivi e tecniche differenti, ma in una comunanza di intenti, più
sottesa che esplicitamente ricercata, che conferisce alle loro opere una profonda e coerente concordanza
semantica. I lavori di Anja Capocci, Valentina Orlando e Alessia Palumbo, capaci di sussistere efficacemente
anche isolati gl’uni dagl’altri, accostati creano un affascinante itinerario raccordato in questo caso dall’idea di
verticale ed orizzontale, di traccia, vestigio e stratificazione.
Orizzonte Verticale è inteso come principio di creazione secondo le direttrici essenziali della costruzione nello
spazio: l’orizzontale ed il verticale, concetti che si caricano poi, durante il corso della storia, di significati simbolici
ed espressivi. Inoltre, il paradosso insito nell’espressione Orizzonte Verticale è lo spunto per una riflessione sul
processo creativo, perché l’essenza di un’opera o di un’immagine ed il suo processo di formazione sfuggono ad
una totale definizione, certa ed incontrovertibile, tanto da risultare avvicinabili, ma mai pienamente coglibili.
L’elevazione e allo stesso tempo lo stato di intimo e sotteso turbamento, percepibili di fronte all’opera nel suo
farsi e nel suo mostrarsi sono quell’Orizzonte Verticale, quel paradiso dalla porta strettissima, che attraendo
inesorabilmente verso la creazione e la fruizione innescano i meccanismi del pensiero.
Anja Capocci presenta una serie di fotografie digitali che raccolgono le tracce lasciate su pavimenti di legno
usurati. I percorsi che creano i solchi sono un ultimo, lirico e silenzioso ricordo di un universo brulicante che
sembra dissolto. L’altra serie di opere, dal titolo Dissoluzioni, è composta da gocce di vernice per ferro ed olio di
lino che si espandono sulla carta creando profondi chiaroscuri e grumi di nero intenso. Il processo creativo fa
dell’autrice un alchimista alle prese con l’opera al nero, una sostanza che si purifica disfacendosi così da
innescare la trasmutazione della materia, libera di divenire ogni cosa ricombinandosi.
I Ritratti di scrittori di Valentina Orlando sono volti noti assolutizzati ed astratti da una elegante linea complessa
e precisa che stravolge le fattezze senza però renderle irriconoscibili. I disegni, presentati in un ritmico aggetto
ed indietreggiamento verso l’esterno e l’interno della cornice, mostrano gli scrittori come fossero in procinto di
essere evocati nel ricordo o di essere dimenticati, aprendo ad una riflessione sulla caducità dell’idea di opera
d’arte intesa come speranza di eternità. La tendenza alla relatività dell’essere e dell’esistenza insita nel lavoro di
Valentina Orlando stride con il suo rigore lineare e la maestosa compattezza architettonica dei suoi lavori,
dissonanza percepibile anche nella serie Teste e nei complessi agglomerati vegetali. I disegni alla macchina da
scrivere invece sono un poema in immagine che prende forma per impressione, nel tentativo di conciliare due
mezzi espressivi fondamentali nella sua formazione.
Alessia Palumbo, infine, prosegue la sua ricerca di moduli arcaici e carichi di potenza evocativa. Gli ovuli e le
forme primordiali dei suoi olii su carta emergono dal supporto spinti dal colore, a tratti brillante a tratti come
opacizzato dalla storia, alla ricerca di un incontaminato contatto con un origine che si perde nelle epoche.
Adagiati su terra grezza hanno tutta la forza di reperti ancestrali, simboli di una civiltà primigenia lontana nel
tempo e nello spazio. L’immediatezza espressiva che trasuda da queste forme disvelate, graffite con il pennino
sopra strati di colori ad olio, lascia interdetti nell’impressione di trovarsi dinnanzi alle vestigia di una grandezza
perduta.
La mostra vede la continuazione della collaborazione tra le tre giovani artiste con Michela Morelli, studentessa di
Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, per quanto attiene la curatela, nell’ottica di un percorso
formativo di confronto e condivisione al fine di accrescere capacità ed esperienze nei rispettivi ambiti.
Inaugurazione sabato 3 marzo ore 19
Combo
via Cartolari, 1 Perugia
Ingresso libero