Sara Campini
Luca Maestroni
Marta Pessoni
Giulia Spreafico
Francesca Martinoli
Francesca Martinoli
Stefano Romano
La sesta edizione di "Settimanale" presenta quattro giovani artisti iscritti al terzo ed ultimo anno in Accademia, quattro ricerche individuali apparentemente distanti l'una dall'altra, ma che riescono ad offrire un'indovinata armonia formale.
Settimanale
Progetto ideato da Francesca Martinoli e Stefano Romano.
Il progetto vuole essere una micro vetrina in città di alcuni tra i lavori più interessanti sviluppati dagli studenti
dell’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, una sorta di primo approccio professionale ad un mondo
che finora hanno conosciuto soltanto tra i banchi dell’Accademia.
Questa rassegna di mostre che si svolge con cadenza regolare per una settimana negli spazi della galleria
viamoronisedici a Bergamo, può davvero essere considerata una prova d’autore. Allo stesso tempo è un
rafforzamento dell’idea fondante della galleria di far dialogare gli artisti affermati con i giovani artisti.
Settimanale vuole essere anche il tentativo di soddisfare il desiderio, da parte dell’Accademia, di dialogare in
maniera incisiva e nuova col territorio.
Settimanale #6
A cura di Francesca Martinoli
Con la sesta edizione di “Settimanale” si presentano quattro giovani artisti iscritti al terzo ed ultimo anno in
Accademia, quattro ricerche individuali apparentemente distanti l’una dall’altra, ma che riescono ad offrire
un’indovinata armonia formale.
Giulia Spreafico, con la videoproiezione di “Non tenterai di toccare le nuvole”, ci cattura attraverso la poesia
di un’immagine lenta che segue passi incerti su un terreno instabile; passi mossi come se sotto quella corda
ci fosse il nulla, così l’autrice ci vuole ricordare che in fondo “camminiamo tutti su un filo, ma solo alcuni
riescono a mettere il vuoto tra questo e la terra”. Giulia aveva già posto le premesse per questo discorso con
il lavoro fotografico “In bilico”, dove quel filo che traccia un disegno insinuandosi nel ghiaccio rappresenta il
segno del cammino, il percorso tracciato che crea nel vuoto una possibilità, una potenziale ricerca di
equilibrio.
Diverso è l’uso del filo per Marta Pessoni, strumento utilizzato per disegnare sulla stoffa, richiamo inevitabile
all’antica tradizione femminile del ricamo. Ma questi candidi ritagli non sono destinati ad essere intelaiati,
appesi ed infine contemplati come quadri, bensì si offrono a noi come piccoli scampoli, fazzoletti, fatti per
essere toccati con mano, per una scoperta anche tattile di questo segno nervoso ed impreciso che vuole
esprimere la tensione interiore di ogni corpo tracciato.
Marta ci propone anche una performance, “Forma mentis”: protagonista la carta a partire dal suo formato
logico e razionale per eccellenza, il foglio A4; come in un rituale l’artista piega e poi accartoccia
pazientemente foglio su foglio, lasciando infine in dono il risultato conclusivo di un grande “origami
informale”, che vive e respira fino ad assumere la sua forma definitiva.
Inevitabile e molto più evidente è il richiamo al Giappone insito nel lavoro di Luca Maestroni. Con “Karate”,
biro nera su carta, il giovane artista prende in esame la tecnica del “Kata: un combattimento individuale ben
preciso e programmato, contro avversari immaginari, fittizi, contro il vuoto dunque”. Su un ampio quadrato di
carta bianca sono rappresentate solo le mani del combattente in diversi Kata: 225 mosse dell’antica arte
marziale, disegnate ordinatamente su una quadrettatura invisibile che, non apparendo, si pone appunto
come “vuoto”. È possibile qui intravedere un richiamo lontano nel tempo al quadrato boettiano di “Ordine e
disordine”?
Infine osserviamo i lavori di Sara Campini: “Idolo in naufragio” è presentato su un piccolo monitor che
sembra contenere fisicamente l’oggetto rappresentato in video; una piccola barchetta di creta bianca che
lentamente si disgrega a causa dell’azione erosiva dell’elemento fluido per eccellenza, l’acqua, portatrice di
cambiamento, agente di costante trasformazione. Non c’è nulla di stabile, di certo, di definitivo, la barchetta
è metaforicamente la disgregazione di ogni certezza.
Nella serie di plexigrafie “La luce dopo il buio”, l’autrice allude ad uno spazio altro, che ci si trova sempre ad
osservare di nascosto, senza essere visti. Tuttavia, ciò che più ci colpisce di queste tre stampe di formato
quadrato, è la loro potenza espressiva, il nero totale, denso, saturo, che lascia intravedere spiragli di bianco,
vuoto che diventa luce.
Videoinstallazione, fotografia, ricamo, performance, scultura, disegno, video e stampa... un’eterogeneità di
tecniche contraddistinguono le opere in mostra, ma le parole chiave per la lettura di ogni singolo lavoro sono
comuni a tutti.
Inaugurazione sabato 10 marzo – ore 18.00
viamoronisedici spazioarte
via Moroni, 16 - Bergamo
Orari: giovedì e venerdì 16-19
sabato 10,30-12,30 e 16-19
gli altri giorni su appuntamento
Ingresso libero