Vertigine (di)segno. Una doppia personale che mette in evidenza due possibilita' di indagare i legami tra percezione e significazione, attraverso disegni su carta, pitture su tela, coperte militari, ritagli e fotografie di CCH e le xilografie, timbri, filigrane e disegni di Troisi.
a cura di Gino Pisapia
LU MI PROJECT è lieto di inaugurare la sede di rappresentanza delle Cantine Lupo con
la mostra vertigine [di]segno a cura di Gino Pisapia.
Il percorso espositivo concepito come una doppia personale intende mettere in evidenza
attraverso i lavori di CCH (Livorno,1973) e di Ivano Troisi (Salerno,1984) due differenti
possibilità di indagare i legami esistenti tra percezione e significazione, tra interpretazione
e resa formale.
Il segno e la forma diventano dunque protagonisti di un discorso critico dal quale si
dipanano innumerevoli argomenti declinati secondo tecniche e approcci diversi.
Pervasa da un grande senso storico, sociale e politico, la poetica di CCH esplora e re-
interpreta attraverso i segni e i simboli, le geografie e le strategie legate ai fatti, agli uomini
e alla storia.
Ne è un esempio Israel Terror Activities, 2011, dove su un foglio acetato vengono riportati
dei segni, con il nastro adesivo in dotazione all'esercito americano, che vanno a definire
su una mappa, non più visibile, i punti con la più alta concentrazione di attività terroristiche
palestinesi.
Oppure nei tre candidi teli in cotone grezzo Senza Paese, 2011, sovrapposti l'un l'altro che
giocano con le trasparenze fino a ri-unire la penisola italiana riconfigurandone lo status
geopolitico ed economico attuale.
Alla base del suo lavoro c'è sempre una ricerca d'archivio che, portata avanti con
scrupolosa perizia, punta alla messa a nudo di una serie di curiosità, è il caso di Osama
Bin Laden Fax, 2008, documento ritrovato dalla polizia nella moschea di Torino diversi
anni addietro o argomenti spesso “scomodi”, entrati a far parte del dimenticatoio comune
sedimentato nella storia.
Emblematico ne risulta il lavoro di microscrittura Fuori dal Palazzo, 2012, titolo preso in
prestito da un noto scritto di Pasolini, che mette in relazione il Potere e il Paese attraverso
la metafora del Palazzo.
Una cartina geografica, una foto di giornale, un libro di torture, vengono ri-letti attraverso
varie tipologie di segni estratti e astratti dalla realtà.
Ne conseguono pertanto ricostruzioni di percorsi, viaggi o confini in grado di restituire una
personale e multiforme narrazione degli avvenimenti.
Come accade nel dittico Il Viaggio di Goethe in Italia, 2011-2012, dove un segno bianco
su fondo nero e viceversa ne propone due ipotesi di itinerari, ricostruiti in base a diverse
fonti storiografiche, rispettivamente degli anni '50 e del 2011.
Disegni su carta, pitture su tela, coperte militari, ritagli di giornale, nastro adesivo e
fotografia concorrono nel lavoro di CCH alla realizzazione di un'idea che traduce gravosi
contenuti socio-politici in un elementare linearismo formale.
Di matrice completamente differente invece, il lavoro di Ivano Troisi, elegante e raffinato,
intimo e riservato ha come punto di partenza l'osservazione della natura e di tutti quei
processi grazie ai quali è possibile trasformarne e in un certo senso registrarne il sensibile
cambiamento in atto.
Affascinato dalle “arti meccaniche” l'artista sceglie, crea e realizza i colori e i supporti sui
quali intervenire attingendo ad un ampio vocabolario tecnico-linguistico.
Con abile maestria realizza le carte, frutto di un lungo iter procedurale, che diventano
mezzo privilegiato per supportare e sviluppare i suoi progetti.
Xilografie, timbri, filigrane e disegni diventano nella sua opera dispositivi grazie ai quali
comunica i segni della natura indagandone i particolari attraverso il fascino delle forme che
spesso tendono al simbolico.
Accade in Hexameron, 2011-2012, corposi fogli artigianali dove all'interno sottili fili di
cotone, imprigionati nella fibra della carta ancora umida, originano segni che
corrispondono ai simboli dei quattro elementi, alludendo in tal senso ai 6 giorni della
creazione narrati da S. Ambrogio nell'omonima raccolta.
Oppure nel lavoro site-specific, Impressione, 2012, realizzato utilizzando le fibre estratte
dalle palme, prelevate dal giardino di palazzo Montoro, per ricavarne carte che recano
incisioni e segni riconducibili alla vegetazione stessa di cui son fatte.
La stessa metodologia procedurale viene rispettata e applicata nel dittico Senza Titolo #2,
2012 o nel foglio con timbro e stampa a secco Senza Titolo #1, 2012.
Più intimo e privato il racconto autobiografico, Mnemone, 2011-2012, ligthbox con
l'impronta digitale dello stesso artista che mediante una filigrana, registra un momento
della sua vita legato al lavoro.
Qui si legge perfettamente un'anomalia nei segni concentrici che documenta
un'interruzione accidentale causata dall'abrasione di una parte di essi.
In ogni caso le relazioni che qui vengono a crearsi tra supporto pittorico e segno dipinto,
tra segno graffiato e segno impresso acquistano una forte valenza simbolico-concettuale
restituita da un'elevata autoreferenzialità.
In occasione della mostra vertigine [di]segno, CCH e Ivano Troisi realizzeranno In Situ
2012, intervento site-specific a quattro mani che metterà in luce i due differenti approcci
artistici e allo stesso tempo la capacità d'integrarsi e dialogare tra loro, creando un
rapporto osmotico tra il proprio vissuto, lo spazio e il tessuto urbano.
Il lavoro si presenta come un grande wall drawing che propone un tracciato ideale che
originandosi da Palazzo Montoro, sede della mostra, si dirama seguendo le direttrici viarie
che collegano i luoghi del potere di Roma.
inaugurazione 15 marzo ore 18
Ufficio Stampa: Valentina Grandini press@lumiproject.com
Cantine Lupo
Palazzo Montoro
Via di Montoro 8, 00186 Roma
Dal lunedì al sabato su appuntamento
Ingresso libero