Gaetano Fiore
Alessia Zolfo
Simone Boscolo
Valentina Carrera
Carte contro
Virgilio Patarini
Boscolo presenta opere tratte dal recente ciclo dedicato al personaggio immaginario Emanuele Gudester; le figure di Fiore sono autentiche epifanie che affiorano da dipinti informali alla Rothko; Alessia Zolfo presenta una selezione di tele sotto il titolo "Carte contro".
Gaetano Fiore "Invisibile Tracciato"
Gaetano Fiore lascia tracce di vita con le sue creazioni,
guida mediante esse la nostra visione e ricerca esistenziali
e vuole afferrare la vita per sé e per noi.
Jürgen Lenssen
(L’Albero e il Quadrato - Gaetano Fiore - Opere 1998 - 2008)
Le figure di Gaetano Fiore sono autentiche epifanie. Si manifestano allo sguardo del fruitore come presenze allusive, evocative, affiorando come macchie d’ombra o sagome di luce dalla superficie monocroma e vibrante di un quadro alla Mark Rothko. In quelle ampie campiture di colore intenso (blu, viola, rosso) la presenza di tali silhouettes assume immediatamente i caratteri di un elemento straniante e, soprattutto, non figurativo: il contesto è tale da influenzare nettamente non solo la percezione delle forme, ma anche e soprattutto la loro lettura, la loro possibile interpretazione. E poi c’è la faccenda del quadrato. [...] E la figura dipinta, l’albero o l’intreccio di alberi o altro, campeggia al centro della scena (quadrata) come un’apparizione metafisica, qualcosa di mentale, qualcosa di sinteticamente astratto. E la sequenza di quadri, di alberi metafisici inscritti in quadrati di puro colore, assume il valore di una ricerca concettuale sul rapporto tra il soggetto e il mondo circostante, tra un soggetto e un altro soggetto, e tra diversi soggetti. Gli alberi di Gaetano Fiore siamo noi. Attraverso quello che T.S. Eliot (e Montale con lui) avrebbe chiamato un “correlativo oggettivo” Gaetano Fiore ci racconta l’essenza dell’uomo, “sub specie aeternitatis”. Il suo rapporto col mondo circostante, con l’altro, con gli altri, le possibilità del convivere civile. L’albero è l’uomo. E il bosco è la società umana: l’intrecciarsi di relazioni, lo stare accanto, l’affondare le radici nella stessa terra, lo stagliarsi nello stesso cielo.
Virgilio Patarini
Nelle altre sale della Galleria sarà possibile visitare le mostre personali di:
Simone Boscolo
Vita morte e miracoli di Emanuele Gudester
Spazio Burri
A cura di Valentina Carrera
Alessia Zolfo
Carte contro
Sala Fontana
A cura di Virgilio Patarini
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Simone Boscolo
Vita, morte e miracoli di Emanuele Gudester
In mostra presso la Galleria Zamenhof, la mostra personale di Simone Boscolo (Milano, 1976) intitolata Vita, morte e miracoli di Emanuele Gudester ed incentrata su una selezione di opere tratte dal recente ciclo dedicato all'omonimo personaggio immaginario. Assecondando quasi un istinto etnologico, l'artista trae dagli archivi di alcuni paesi della provincia del Nord il materiale fotografico da rielaborare. Prima a livello digitale. Poi manualmente grazie alla stampa su pellicola Codak satinata. Acqua, straccio e pennello, divengono gli strumenti di cui l'artista si serve per rastremare la superficie e produrre della materia risultante con la quale ricreare nuovi spessori segnici ed indistinte formazioni visive che vanno a sovrapporsi all'immagine. Ora ostacolandone la decifrazione, ora creando effetti di detournement. E proprio a questa volontà di straniamento vanno ad assommarsi le datazioni erronee e le cifre didascaliche in lingua antica o dialetto (friulano, provenzale, etc.): “il linguaggio è pura evocazione dimensionale, è frutto di un inconscio vomitato dall'aldilà, come tutto quello che è rimosso o sparito. Una lingua dei morti presente, una sorta di eutanasia in fieri del suono della parola”, argomenta l'artista. Nascono così delle opere – fotografie che ripercorrono per tappe la vita del protagonista, immortalato in pose statiche d'altri tempi durante gli avvenimenti clou della sua esistenza, quei fatidici pseudo – eventi, come la prima comunione, i vent'anni, le nozze... la morte.
A ben guardare nient'altro che il sunto degli emblemi cerimoniali più marcati e presenti nell'immaginario sociale dell'Italia che fu. Infatti la serie viene originariamente creata a partire proprio da object trouvé fotografici che ritraggono genericamente nuclei famigliari contadini, definiti dall'artista come 'universi organici a sé stanti'. Con questi interventi Boscolo intende rendere manifesto un complesso lavoro di scavo storico – sociale completamente slegato dal nostalgismo postmoderno in cui l'uomo contemporaneo viene immerso attraverso operazioni mediatiche di rievocazione mirata (a scopo consumistico). Ad essere sviscerati sono gli 'assoluti dell'umano', la materia storica nella sua essenza totalizzante, capace di racchiudere il singolo ed al contempo tutto ciò che gli è esterno nel vortice del suo continuo e casuale divenire. Il filtro dimostrativo prescelto dall'artista è in questo caso proprio la realtà contadina che è “parte di quell'immaginario sociale italiano mai rimosso e metabolizzato. La struttura famigliare rappresenta un'illusione storica determinata, un immaginario di matrice apocalittica, insomma una micro apocalisse di un micro mondo”. Ideazione artistica e formazione storica degli eventi dunque, accomunati dall'essere contemporaneamente presenti su più livelli dialogici. La distanza che separa l'artista dal passato vissuto di Emanuele è pura contrazione convenzionale: essi sono comunque compartecipi della medesima Storia. Importante è prenderne atto, voltarsi e spazzolare la storia contropelo (Benjamin), nel rifiuto di una concezione unidimensionale e monospaziale del tempo. Emanuele Gudester finisce con l'essere frutto di due immaginari, paradossalmente appellati al reale. Uno personale e l'altro collettivo. L'arbitrario e il fortuito, emblemi della significazione dell'arte e della storia secondo il giovane autore. In tal senso, secondo l'artista, l'arte è frutto di tre assiomi imprescindibili: la filosofia, la politica e la società. Tutte a loro volta figlie della storia, i cui sviluppi sono però frutto della casualità. Compito dell'artista sarebbe allora, quello di dover tenere in considerazione ed evidenziare la relazione concatenata tra questa e l'individuo. Ne scaturisce una contaminazione non predefinita tra presenti diversi, metaforizzata nella stessa direzione dalle tecniche usate. Così l'uso della fotografia manipolata, satira di se stessa e di ciò che oggi è divenuta, rivela la sua funzionalità primaria all'interno di questa riflessione. Essa ci consente di “andare e di tornare dall'ieri all'oggi […] per gli accostamenti che autorizza. […] Un essere vivente la guarda(va) e coniuga(va) nel suo presente diverse circostanze temporali. In virtù del suo potere evocativo e della sua assenza di determinazione (almeno quando priva di didascalie) da libero campo alle sensazioni fluttuanti ed agli accostamenti indefiniti” (Sorlin). Elisa Fava
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Alessia Zolfo "Carte contro"
Dice l’artista a proposito del titolo e della mostra: “mi sembra un titolo originale, che esprime molti concetti del lavoro che faccio. Un titolo che non pretende di essere rassicurante, ma volutamente cacofonico; un titolo che mette in gioco la mia visione del mondo e ciò che io stessa credo di essere. La giustapposizione di materie diverse, tra cui la carta che uso sempre e comunque, spesso per evocare immagini che trascendono la figurazione, vuole "scontrarsi" con l'interpretazione del fruitore, che cerca di completare nel suo immaginario ciò che materialmente gli sfugge e che volutamente l'artista non offre alla visione... Lo scontro-incontro è anche tra l'oscuro segno nero netto o l'abrasione, con il più delicato disegno in chiaro o un passaggio sfumato tra i fiori di una carta da pacco. Non m'interessa molto il contenuto, per me è solo un pretesto, in quattromila anni di storia dell'arte non è mai cambiato questo "contenuto", cerco piuttosto le forme per evocare qualcosa che tutti già sanno cos'è ma nessuno sa come spiegarla. Infatti a parole è un pasticcio”.
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Immagine: Emanuele Gudester
inaugurazione, sabato 17 marzo ore 18.30
Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 - Milano
Dal mercoledi alla domenica, ore 15 - 19. Lun. e mart. chiuso
Ingresso libero