Mostra fotografica di Alessandra Dosselli. Il settore di ricerca proposto, interpretazione dell’architettura contemporanea, non si focalizza sull'indagine dell'architettura diffusa, quella volgarmente detta delle nostre case e degli edifici che banalmente connotano il nostro skyline quotidiano, ma all'architettura monumentale...
Mostra fotografica di Alessandra Dosselli
La mostra fotografica ''Radiancy'' si propone nell'ambito della rassegna d'arte e cultura femminili ''Donne del nostro tempo''.
Il settore di ricerca proposto, interpretazione dell’architettura contemporanea, non si focalizza sull'indagine dell’architettura diffusa, quella volgarmente detta delle nostre case e degli edifici che banalmente connotano il nostro skyline quotidiano, ma all’architettura monumentale, l’architettura cioè che nasce dalle più geniali e fervide menti progettuali del panorama mondiale del nostro secolo ed ha destinazione celebrativa ed eccezionale; la sua essenza è, infatti, testimonianza di fatti, persone, eventi che non devono essere dimenticati, ma rappresentano punti fermi del nostro sviluppo culturale.
L’architettura monumentale è il segno del cosmopolitismo del nostro tempo, perché architetti di diverse nazionalità vengono chiamati a progettare interpretando lo spirito e il genius loci di altri paesi e il pubblico a sua volta di diverse nazionalità accorre a visitare questi spazi contemporanei portando il proprio contributo.
Camminando in questi grandi spazi si perde la cognizione precisa dell’esatta nazione in cui ci si trova per sentirsi, al pari di tutti gli altri spettatori, cittadini del mondo.
L'approccio interpretativo offerto da questa indagine fotografia rifiuta di essere meramente descrittivo e dunque diverge dalla logica che regge le immagini patinate e asettiche (perché lontane, ideali, perfette) care alle pagine delle più diffuse riviste del settore, ma tenta di essere un approccio emotivo, sentimentale (sfuggendo alla melensa definizione romantica del termine) agli spazi disegnati dall’uomo.
Le architetture quindi da spazi della materia, dove ferro, vetro, pietra incarnano la possanza della massa, si stemperano nella leggerezza dei sensi sciogliendosi in spazi della memoria, paesaggi interiori dove il colore della luce traccia liberamente i suoi percorsi intrecciando indissolubilmente la realtà all’impressione del fruitore e i confini tra l’una e l’altra diventano sottili sentieri di nidi di ragno.
Palazzo della loggia
Salone vanvitelliano
piazza Loggia, Brescia