Mari. In mostra quattro installazioni: For Ryokan Project, Atti d’Amore, Slittamenti e Naviganti. Il lavoro di Losi e' fortemente legato all'esperienza diretta della natura, al rapporto con le scienze naturali e allo scorrere del tempo. La lentezza e la manualita' sono componenti importanti che vengono consapevolmente contrapposti alla velocita' della realta' contemporanea. Per questo motivo il ricamo e' uno dei suoi strumenti prediletti.
Siamo felici di annunciare la mostra personale di Claudia Losi dal titolo Mari.
L’artista presenterà quattro installazioni: For Ryökan Project, Atti d’Amore,
Slittamenti e Naviganti.
Il lavoro di Claudia Losi, nata a Piacenza nel 1971, è
fortemente legato all’esperienza diretta della natura, al rapporto con le
scienze naturali e allo scorrere del tempo. La lentezza e la manualità sono
componenti importanti del suo lavoro, che vengono consapevolmente contrapposti
alla velocità della realtà contemporanea. Per questo motivo il ricamo è uno dei
suoi strumenti prediletti. Con questa tecnica dal 1995 realizza i Licheni,
spessori corrugati di filo che rappresentano organismi vegetali, ricamati su
tessuti grezzi. Sembrano sintesi di paesaggi, mappe insulari, microcosmi in cui
il senso della coesistenza di strati temporali diversi assume, letteralmente,
evidenza fisica. A questi lavori che tematizzano microcosmi, Losi accompagna
opere che riguardano la geografia e la storia geologica della Terra.
For Ryökan
Project è iniziato nel 1999. Su sette gomitoli in lana sono state ricamate con
vecchi fili di seta arancione le fasi della deriva dei continenti, che dalla
pangea hanno portato alla forma attuale della crosta terrestre. Il progetto
nasce dalla storia di Ryökan, poeta e monaco zen vissuto nella seconda metà del
XVIII secolo in Giappone. Gli unici suoi “averi†giunti sino a noi, ora
conservati in un museo, sono una ciotola in bambù e un gomitolo di filo (mari,
in giapponese), ricamato con peonie e farfalle. Durante i suoi lunghi
pellegrinaggi a piedi portava con sé questa palla infilata in una manica del
kimono. Giungendo in un nuovo villaggio la usava per giocare con i bambini che
correvano ad accoglierlo. Giocare a palla, farla rimbalzare, calciarla e, nello
stesso tempo, stabilire un rapporto. Produrre nello spazio qualcosa che
assomiglia al parlare, al dire e al rispondere. Il mari, in questa storia, è
così un oggetto delicato, ricamato con cura con fili colorati che servono a
tenere compatto il filo del gomitolo, ma che, a loro volta, si sciupano.
Qualcosa di prezioso che rotola sulla strada.
Atti d’Amore (2002) è la seconda
installazione. Si compone di diverse sculture in feltro sospese a varie altezze
per mezzo di fili elastici. Ognuna di esse rappresenta una coppia di animali
(mante, serpenti, cani ma anche una donna col proprio piccolo e così via) colti
in atti di riproduzione o di protezione.
Passando attraverso una stanza dove
sono sistemati gli ultimi tre gomitoli della serie Slittamenti, (2002-2003)
-ovvero ricami su sfere di seta, che riproducono i profili dei continenti
sovrapposte in modi diversi gli uni dagli altri- si giunge all’ultima
installazione.
Naviganti (2003) è un paesaggio irreale: assomiglia a certe zone
collinari d’Appennino. Il paesaggio è stato ricostruito in gommapiuma e
rivestito con tela di cotone tinta. Su questa sono state ricamate le sagome di
balene: le ombre blu dei cetacei che milioni di anni fa nuotavano, come ora
stormi di uccelli e falchi, nel mare che copriva la pianura padana. I ricami
sono stati realizzati da Fall Khady, Senegal. Questo lavoro è legato a un
progetto in fase di realizzazione: riprodurre, in dimensioni reali e con le
corrette proporzioni, in tessuto cucito, una balena comune di 23 m di lunghezza.
Vernice: Mercoledì 26 marzo 2003, ore 18.30
Con la collaborazione di Suzy Shammah
Galleria Monica De Cardenas
Via Vigano' 4, 20124 Milano