Villa Manin
Codroipo (UD)
piazza Manin, 10 (frazione Passariano)
0432 821211 FAX 0432 908387
WEB
Realismo Socialista in Cecoslovacchia: 1948-1989
dal 22/3/2012 al 7/7/2012
mar - ven 10-18, sab e dom 10-19

Segnalato da

Antonio Liberti




 
calendario eventi  :: 




22/3/2012

Realismo Socialista in Cecoslovacchia: 1948-1989

Villa Manin, Codroipo (UD)

Piu' di un centinaio di opere tra quadri, sculture e opere di grafica. Una selezione di lavori degli artisti maggiormente impegnati nel progetto rivoluzionario che ha rappresentato il tentativo ideale di asservire l'arte alle necessita' ideologiche del nuovo stato.


comunicato stampa

a cura di Genny di Bert, Ottaviano Maria Razetto e Francesco Augusto Razetto

La rassegna, realizzata sotto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, dell’Ambasciata d’Italia a Praga, della Città di Praga, dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e ospitata a Villa Manin, intende ripercorre attraverso più di un centinaio di opere tra quadri, sculture e opere di grafica l’intero arco legato alla produzione artistica del periodo socialista in Cecoslovacchia. La collezione rappresenta un’importante opportunità di valutare sia dal punto di vista storico-sociale che artistico, un’epoca definitivamente conclusa ma che necessita di una rilettura più attenta e priva di condizionamenti. Essa permette una rivisitazione del periodo del Realismo Socialista Cecoslovacco, attraverso la selezioni di lavori, in gran parte inediti, degli artisti maggiormente impegnati nel progetto rivoluzionario.

Grazie alla fondazione Eleutheria e all’Azienda Speciale Villa Manin, per la prima volta, viene esposto in Italia un numero di opere significative del periodo socialista cecoslovacco tra il 1948 e il 1989, che offrono la possibilità di scoprire un’inaspettata pluralità di sensibilità artistiche. Sono solo passati poco più di vent’anni dalla fine dei principali regimi comunisti in Europa: il Realismo Socialista, i cui paradigmi furono sanciti nel 1934 nell’Unione Sovietica di Stalin, ha rappresentato il tentativo ideale di asservire l’arte alle necessità ideologiche del nuovo stato. La Cecoslovacchia si uniformò ai dettami imposti, pur mantenendo una propria originalità e identità.

La mostra curata da Genny di Bert, Ottaviano Maria Razetto (che ha realizzato anche il progetto degli spazi) e Francesco Augusto Razetto, definisce il percorso espositivo in due distinte sezioni – IL MONDO DEL LAVORO e la PROPAGANDA – che si prestano a due diversi tipi di lettura. Da una parte vi è l’analisi cronologica: essa prende avvio dalla considerazione secondo cui l’intero ciclo artistico legato al socialismo è in realtà caratterizzato da due distinti momenti. Dai primi anni ’50 fino a tutti gli anni ‘60, che si potrebbero identificare con l’illusione di costruire una nuova civiltà destinata a svilupparsi attorno al concetto dell’uomo socialista. Questo è il periodo dell’idealizzazione della figura dell’operaio e del lavoro in generale: contadini, muratori, fabbri, minatori fieramente contribuiscono con le loro mani ad edificare il futuro glorioso annunciato dal Comunismo. Poi sopraggiunge la Primavera di Praga – siamo nel 1968 – e con essa la repressione sovietica. Sono gli anni – dal 1970 in poi - in cui qualsiasi aspirazione di raggiungere il sogno socialista si infrange di fronte ai problemi di una nazione che vive il peso di una dittatura e di un’occupazione subita. Non può sfuggire, all’osservatore attento, il tormento solitario di alcune opere, di questo periodo, che, pure nella rigorosa schematicità della propaganda, esprimono il dolore e la disperazione per la fine di qualsiasi speranza. A tutt’oggi, infatti, a più di due decenni di distanza dal tramonto di quei regimi che in tutta l’Europa Orientale avevano dato origine al “Realismo Socialista”, non vi è concordia critica nell’analizzare il fenomeno. E’ certo d’altro canto che considerare l’arte di quest’epoca esclusivamente come espressione di una realtà storico-culturale, meccanica emanazione di un modello politico, è del tutto errato. Il Realismo Socialista è a tutti gli effetti un movimento culturale che coinvolse un’intera società e con essa centinaia di artisti. La mostra cerca di analizzare questo aspetto ancora poco conosciuto del Realismo Socialista; non semplice emanazione del totalitarismo.

Ma la mostra è anche un viaggio che si presta ad una comparazione tra le diverse espressioni linguistiche del Realismo Socialista: il lavoro e la propaganda. La prima parte è dedicata alla fabbrica, i campi e l’uomo-operaio che in questo ambiente assolve al proprio ruolo sociale. La tematica del lavoro ha rivestito un ruolo fondamentale nel linguaggio del Realismo Socialista anche perché, non bisogna dimenticarlo, il Comunismo ha sempre cercato di trovare nuovi spunti artistici non compromessi con il passato. Non sempre ci è riuscito ma certamente le tematiche legate al lavoro, come poche altre, hanno rappresentato un argomento tipicamente e quasi esclusivamente socialista. Ma in questo caso vi è stata un'evoluzione nel tempo, che dai primi anni in cui l’attenzione era incentrata sull’uomo e sul singolo operaio lavoratore, si è via via spostata sul luogo di produzione; quella fabbrica che assurge a simbolo stesso della società socialista. La seconda parte è invece dedicata alla propaganda, dai primi anni’ 50 e ’60 - in cui si caratterizza come un inno all’uomo socialista e più in generale all’ideale che da questi emerge - ai successivi anni ’70 e ’80 dove il tutto assume un aspetto più rigido e retorico. La propaganda ha da sempre rappresentato un elemento fondamentale di tutti i regimi totalitari e anche nella Cecoslovacchia socialista si ritrovano tutti gli elementi tipici di questa tipologia di opere. Il gigantismo, il tema decontestualizzato, la rappresentazione enfatica, sono espressioni che ritroviamo nella propaganda cecoslovacca.

Di corredo alla rassegna è stato realizzato anche un libro-catalogo con interventi scritti di critici specializzati nella materia, in tre lingue (italiano, inglese e ceco) e la riproduzione a colori di tutte le opere esposte.

Saranno presenti all’inaugurazione, il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, l’Ambasciatore della Repubblica Ceca a Roma, S.E. Petr Burianek, l’Ambasciatore d’Italia a Praga, S.E. Pasquale d’Avino, il Sindaco della Città di Praga, Bohuslav Svoboda, l’Assessore alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, Elio De Anna, il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, Paolo Sabbatini, il Direttore della Galleria Nazionale di Praga, Vladimír Rösel, il Commissario Straordinario dell’Azienda Speciale Villa Manin, Enzo Cainero e il Presidente della fondazione Eleutheria, Francesco Augusto Razetto.

Immagine: Vilém Wünsche, Senza titolo. Olio su cartone, cm 72 x 60

Ufficio stampa:
Antonio Liberti tel. +393382110120 – e-mail: press@villamanin-eventi.it

Inaugurazione Venerdì 23 marzo alle ore 17.30

Villa Manin
piazza Manin, 10 frazione Passariano, Codroipo (UD)
Orari
martedì - venerdì 10.00 - 18.00
sabato - domenica 10.00 - 19.00
chiuso il lunedì
Biglietti
Intero: € 8,00
Ridotto gruppi (MIN 15 con una gratuità), OVER 65, studenti universitari con attestato di iscrizione: € 6,00
Ridotto minorenni: € 5,00

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