Mattia Agnelli
Stefano Cerioli
Marco Colella
Guido Corazzieri
Simone Lazzarini
Luca Masselli
Letizia Nesi
SImone Staffieri
Obiettivo della collettiva e' quello di riflettere sulla capacita' dei linguaggi artistici contemporanei di accogliere l'eredita' della Pop Art, per convogliarla in un repertorio di immagini e colori di pungente attualita'.
Mattia Agnelli, Stefano Cerioli, Marco Colella, Guido Corazzieri, Simone Lazzarini, Luca Masselli, Letizia Nesi, SImone Staffieri
Tra le tendenze più note nell’ambito dell’arte contemporanea, la Pop Art rappresenta certamente quella che più di altre è riuscita a cogliere gli aspetti di una società - quella europea e americana tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta - caratterizzata dalla presenza delle nuove tecnologie, dagli slogan pubblicitari e dal potere dei media (televisione, giornali) che favorivano la diffusione dei beni di consumo a discapito dei valori tradizionali della comunità. Legata alla temperie culturale americana, soprattutto alla New York di Andy Warhol, la Pop Art nasce in realtà nei circoli culturali inglesi agli inizi degli anni ’50. Le sue basi programmatiche furono fissate per la prima volta a Londra, nel 1952, dall’Independent Group, un’organizzazione di intellettuali molto attiva sul piano culturale grazie soprattutto alla presenza di Richard Hamilton ed Eduardo Paolozzi.
La consacrazione ufficiale di Hamilton e di altri del gruppo come Alklen Jones, David Hockney e Peter Philips avvenne nel 1956 con la mostra This is Tomorrow alla Whitechapel Gallery di Londra, incentrata sulle trasformazioni della città e delle abitudini urbane dell’individuo e sull’influenza delle nuove tecnologie in diversi settori della conoscenza. Nonostante l’evidente matrice inglese, la Pop Art che tutti noi conosciamo è quella che ha visto prevalere il punto di vista statunitense, a partire dalla definizione del movimento data dal critico americano Lawrence Alloway, il primo ad usare l’espressione “popular” e a fissare i contenuti di questa nuova forma d’arte in un articolo dal titolo The Arts and the Mass Media pubblicato nel 1958 sulla rivista Architectural Design: “Un’arte fatta di immagini banali legate al consumo di massa, di stereotipi, di semplificazioni, in cui le merci hanno più rilievo degli oggetti d’arte e i fumetti raccontano in modo più efficace dei romanzi”. Nel 1963, le mostre Pop Art U.S.A. e The Popular Image segnano la definitiva consacrazione del movimento in America. Ai grandi artisti provenienti dall’esperienza del New Dada, come Robert Rauschenberg e Jasper Johns, se ne affiancano altri giovani e promettenti come Andy Warhol, Tom Wesselmann, Roy Lichtenstein. Ognuno di loro persegue la sua strada, ma tutti hanno in comune il fatto di riflettere sull’uomo contemporaneo partendo da presupposti diversi rispetto alla precedente esperienza dell’Espressionismo astratto. Gli artisti pop raccontano l’individuo come parte della comunità in cui vive e fanno ricorso all’ironia e al sarcasmo per irridere gli inganni e gli stereotipi della società massificata. La figura, replicata, ingigantita o sottoposta a ingrandimento fotografico come nella cartellonistica pubblicitaria, diventa, al pari di un qualunque prodotto commerciale, l’icona di un sistema sociale volto alla mercificazione, al consumo e alla banalizzazione del quotidiano. Qualunque oggetto, anche il più comune e irriverente si presta a diventare soggetto artistico, sottolineando così l’identità tra la nuova forma d’arte e i ritmi di vita dettati dal consumismo: “L’arte - afferma Claes Oldenburg - che si mette e si toglie, come un paio di pantaloni, che si bucherella come i calzini, che si mangia come una fetta di torta”.
La Pop Art ha rappresentato una svolta radicale nel modo d’intendere l’arte, ma anche uno stile di vita protrattosi fino agli anni Ottanta grazie al centro propulsore della corrente americana. Nemmeno oggi la sua straordinaria eredità può dirsi del tutto esaurita o superata, perché percorre in maniera più o meno evidente le manifestazioni artistiche del contemporaneo. Il termine Pop indica, anche nel Ventunesimo secolo, un punto di vista irriverente nei confronti della società sempre più manipolata dai linguaggi massmediatici, sottoposta alla dittatura dei consumi e all’invadenza degli oggetti che regolano e scandiscono la quotidianità dell’individuo; è un modo, ancora oggi, per confermare il valore inalienabile dell’essere umano sottraendolo al processo di reificazione cui le regole del mercato e del consumismo sfrenato lo sottopongono, e per offrire un’alternativa visionaria, fantastica e surreale all’immaginario massificato e al vuoto esistenziale della nostra epoca.
Obiettivo della mostra Becoming Pop Today è riflettere sulla capacità dei linguaggi artistici contemporanei di accogliere l’eredità dello storico movimento statunitense per convogliarla in un repertorio di immagini e colori che se da un lato si pongono nel segno della continuità con il passato, dall’altro si aprono ad un’interpretazione pungente e ironica dell’attualità. Otto gli artisti espositori - MATTIA AGNELLI, STEFANO CERIOLI, MARCO COLELLA, GUIDO CORAZZIARI, SIMONE LAZZARINI, LUCA MASSELLI, LETIZIA NESI, SIMONE STAFFIERI - per lo più giovani che hanno al loro attivo diverse mostre tra Italia ed estero. Capofila dell’evento Guido Corazziari, docente all’Accademia di Bari, architetto e artista multimediale presente più volte a Parigi, Londra e Barcellona con mostre personali o nell’ambito di rassegne dedicate alla cultura pop contemporanea.
inaugurazione 20 aprile ore 18
Simultanea - Spazi d'Arte
Via San Zanobi, 45 - Firenze
Lun- ven 16-19, sab su appuntamento
Ingresso libero