Ufficio Stampa - Collezione Maramotti
Il progetto 'Ipotenusa' consta di 3 mostre presentate in differenti spazi espositivi della collezione: "Dal Nero alla Trasparenza" e' uno sguardo su lavori di vetro e catrame; "Cammino dentro un corpo solo. Da est a ovest 33 stazioni in terra straniera" presenta polaroid accostate all'interno di formelle di vetro; "Opus" consta di 4 trittici realizzati su papiro segnati da interventi con colore ad olio.
Dal 13 maggio al 31 luglio 2012 la Collezione Maramotti
propone un focus sulla ricerca di Massimo Antonaci, artista
italiano trasferitosi a New York negli anni Novanta.
Il progetto Ipotenusa consta di tre mostre presentate in
differenti spazi espositivi della Collezione, di cui uno mai aperto
al pubblico.
Dal Nero alla Trasparenza è uno sguardo retrospettivo sulla
realizzazione di lavori di vetro e catrame che hanno
contrassegnato la sua ricerca dalla metà degli anni Ottanta.
Cammino dentro un corpo solo. Da est a ovest 33 stazioni in
terra straniera è una mostra costituita da polaroid accostate e
composte all’interno di formelle di vetro sul pellegrinaggio di
Antonaci a Santiago di Compostela.
Opus è un progetto realizzato specificamente per la Collezione
Maramotti: consta di quattro trittici (Serpente, Cerchio, Porte
alchemiche, Stone) realizzati su papiro vergine fermentato
segnati da interventi con colore ad olio.
Nelle opere presentate in Dal nero alla Trasparenza il catrame
e il vetro si intrecciano, combinandosi l’uno con l’altro. I due
materiali appropriano rispettivamente le loro qualità: la durezza
e la profondità del catrame, come un magma, accolgono le
immagini e si fondono, attraverso l’azione del fuoco, nella
duttilità del vetro. Una trasformazione di forme e materiali che
l’artista definisce “alchemica”. La mostra propone opere nere,
bianche, opere in cui entra il colore fino a giungere agli ultimi
lavori trasparenti.
Nelle opere il vetro e il catrame seguono un ritmo compositivo
in moduli di 60 x 60 cm: i moduli creano una superficie su cui
l’immagine prende forma; questa griglia virtuale costituisce una
sorta di “pagina bianca”, un luogo dove l’immagine prende
forma e i segni formali incontrano lo spazio.
Nel lavoro di Antonaci il segno geometrico non è pura
invenzione, ma trasposizione di Idee, ricreazione di un Ordine
che, tramite un processo di intuizione, è già perfettamente
delineato al suo interno. I segni generano un gioco di forze
ponendo vetro e catrame in interazione tra loro. Proiettano
confini e chiusure che resistono alla luce e aprono spazi in cui la
luce stessa può infiltrarsi consentendo la percezione della sua
profondità. Antonaci definisce i suoi lavori scultorei: questi
infatti tessono uno stretto rapporto con la luce e con il muro e
creano ombre che costituiscono la terza dimensione dell’opera.
Il muro è una pelle che separa l’interno dall’esterno e chiodi
sono elemento di relazione tra le varie parti dell’opera.
Cammino dentro un corpo solo. Da est a ovest 33 stazioni in
terra straniera
Antonaci compie il Cammino a 33 anni. Il Cammino di Santiago,
che riflette la Via Lattea, è un viaggio interiore e costituisce un
momento di profondo processo di "riconoscimento" e
"rivolgimento" per l’artista.
Le polaroid che compongono l’opera, scattate lungo il percorso,
non sono fotografie documentative dei luoghi, ma proiezioni di
immagini interiori che emergono anche grazie alla “fatica fisica
patita lungo il percorso che, allentando la ragione, ha consentito
di avvicinarsi ad una coscienza universale”.
Il lavoro si compone di 33 stazioni che corrispondono alle
fermate compiute lungo il pellegrinaggio. Ogni stazione
corrisponde ad una formella di 60 x 60 cm, fermata da chiodi
penetranti nel muro e composta di due vetri sovrapposti tra i
quali sono inserite composizioni di polaroid che
successivamente sono state ordinate seguendo particolari criteri
formali e simbolici.
I quattro trittici su papiro di Opus sono lavori che l’artista
sviluppa in parallelo alla produzione delle opere in vetro
dell’ultimo periodo in cui compare la completa trasparenza.
Entrambi trattano di pura astrazione.
“Quando lavoro sul papiro, sono sorpreso dall’unità che si crea
tra la mente e le mani nel gesto di srotolarlo, svolgerlo sul muro
per segnarlo e infine riarrotolarlo e riporlo nella sua custodia.
Un atto più che un gesto, fermo, senza movimento, che ogni
volta mi sorprende come una profonda intuizione” (Antonaci).
Il gesto di arrotolarlo e srotolarlo corrisponde ai due movimenti
d’involuzione e di evoluzione, un’alternanza tra segreto e
rivelazione della conoscenza. Il pensiero, la tensione mentale si
trasformano in oggetto attraverso l’uso delle mani e l’arte è uno
dei modi del pensiero di darsi nella realtà, manifestazione
sensibile di un livello della coscienza.
Il progetto si arricchisce della pubblicazione Odos (Danilo
Montanari Editore) che accoglie un libro d’artista, sintesi di un
percorso di immagini e parole tracciato in vent’anni di ricerca. I
frammenti di testo pubblicati sono Sutra di Raphael, le
immagini riassumono e riconducono al viaggio di rimandi
iconografici che hanno accompagnato il suo lavoro. Il libro
d’artista si accompagna ad un testo di Marco Belpoliti e ad una
conversazione sull’alchimia fra Massimo Antonaci e Mario
Diacono.
Ufficio Stampa - Collezione Maramotti, +39 349 2529989, ufficiostampa@collezionemaramotti.org
Private view ad invito: 12 maggio 2012 ore 18.00, alla presenza dell’artista
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66 Reggio Emilia
Giovedì e venerdì 14.30 - 18.30. Sabato e domenica 10.30 - 18.30
Ingresso libero