Hitchbox. Video, installazioni e fotografie per il progetto a quattro mani ispirato alla produzione filmica di Alfred Hitchcock fin dal periodo inglese, allora ancora piuttosto vincolata alle convenzioni cinematografiche dell'epoca.
Progetto a quattro mani per uno spazio espositivo permeato da ossessioni hitchcockiane, Hitchbox nasce da una comune ricerca di Davide Manti e Michele Brancati sulle suggestioni che hanno caratterizzato la produzione filmica di Alfred Hitchcock fin dal periodo inglese, ancora piuttosto vincolata, dal punto di vista visivo, alle convenzioni cinematografiche dell'epoca, ma già ricca di quelle tematiche ossessive, ironiche, voyeuristiche, claustrofobiche che avranno la loro piena espressione nei capolavori che il regista firmerà poi negli anni Sessanta.
Proprio su questi temi si sviluppa infatti l'intero percorso espositivo allestito da Manti e Brancati, progetto composito che comprende varie unità tra video, fotografia e installazione, in mostra ad Elastico dal 4 al 10 maggio 2012.
Punto focale dell' esposizione è H.C.H.C.O.K., cortometraggio che ruota attorno ad alcuni punti fermi quali il tema dello spazio-cabina destinato schizofrenicamente alla liberazione del sé (la doccia, l’acqua, il corpo) e al suo inevitabile “incastro” in una situazione dove ci si rivela nudi, inermi nei confronti di un occhio che ci guarda, voyeur nascosto e, forse, a caccia di atti estremi. A corollario, anche la visione da parte dello spettatore risulta intrappolata, pur derivando da una scelta consapevole dello stesso. Per questa ragione, quasi a segnalarlo, ad osservare il nucleo principale del progetto sulla soglia tra la strada e lo spazio espositivo è allestita EYECAGED. L'installazione definisce una sorta di cinescopio scarnificato in cui è riconoscibile l'occhio di Alfred Hitchcock, assolutamente mobile ma sadicamente rallentato; sorta di occhio interiore solito a sconfinare nella fantasia, qui è rappresentato confinato dentro una pesante gabbia per cani.
Il video è accompagnato da un'ulteriore installazione – un doccione metallico che incombe sulla testa degli spettatori e un enorme coltello – mock-up quasi alla Oldenburg che rinforza la percezione dello spazio della galleria come un unico, grande box doccia memore del set hitchcockiano. In questo contesto, i due artisti proporranno una performance durante la quale reciteranno i titoli delle clip montate nel video, contemporaneamente ripresi con diverse tecniche – fotografia analogica, digitale, videofonino, webcam. Il materiale raccolto andrà così a far parte della loro personale galleria di ossessione hitchcockiana.
L'intero progetto è disseminato di numerosi altri indizi e rimandi all'opera di Hitchcock. Hitchbox – che si completa con altri lavori quali PSYCHO FRAME #1 (fotografia di Janet Leigh nell’atto di morire), la serie di valigie luminose MCGUFFINS 2012 (installazione con neon, fotogrammi e poliuretano), SIR ALFRED SLICED BY HIS BEST FRIEND SAUL (acrilico e stampa su carta) – non si configura però semplicemente come una mostra-omaggio, diventando piuttosto una condivisione di ossessioni riutilizzate come variabili estetiche a diversi fini espressivi.
Davide Manti
Davide Manti, nato ad Alessandria nel 1973, si laurea in Architettura allíUniversità di Genova con una tesi su case e fantasmi nel cinema horror, lavoro risultato vincitore nel 2002 del premio "Filippo Sacchi" del sindacato cinegiornalisti italiani. E' architetto, pittore, montatore cinetelevisivo, scrive articoli su alcune web-zine italiane (tra cui www.archandweb.com); è autore di Ca(u)se perturbanti. Architetture horror fuori e dentro lo schermo. Fonti figure temi (Lindau, 2003), "Lo schermo infestato: Architetture perturbanti nel cinema" nel volume collettivo Spiriti inquilini. Le case 'infestate' fra palcoscenici e tribunali curato da G.Mina (Besa, 2008) e "Orrori in movimento", in Moviement, Horror Made in Italy (Gemma Lanzo editore, 2009). Attualmente insegna Tecnologia a Bologna. È inoltre collezionista di macchine fotografiche antiche e di pellicole a passo ridotto con cui monta collages e filmati di found-footage. In questo contesto, espone per la prima volta le sue istallazioni ed il video co-diretto con Michele Brancati.
Michele Brancati
Michele Brancati, nato a Reggio Calabria nel 1977, dopo gli studi accademici in cinema e fotografia presso il DAMS di Bologna, approfondisce l’ambito del fotogiornalismo presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano sotto la guida del fotoreporter Hannes Schick. Nel 2008 vive sul confine slovacco-ucraino per documentare le condizioni dei centri di accoglienza per immigrati. Nel 2009 vive tra Estonia e Lettonia per documentare la situazione socio-politica, a ridosso della elezioni europee.I suoi reportage sono stati pubblicati da varie riviste specializzate di fotogiornalismo, nonché su diversi quotidiani nazionali e trasmessi su “Linea Notte” approfondimento del TG3. Partecipa a varie iniziative sul tema “convivenza, integrazione e dialogo tra culture” sia in Italia che all’estero, esponendo i suoi lavori in diverse mostre personali e collettive. E’ stato per tre anni fotografo ufficiale del Festival Internazionale del Jazz di Orsara di Puglia (FG). Vincitore di tre Bronze Award all’International Photography Award 2010 di Orvieto. Premio Speciale HF Distribuzione. Rovereto Immagini 2011. Attualmente vive e lavora Bologna come reporter free lance e docente di fotografia.
Inaugurazione 4 maggio ore 20
Elastico (ex FragileContinuo)
vicolo de' Facchini, 2/a (angolo via Mentana) - Bologna
Orario: mar - sab 16-22, dal 2 al 4 marzo 10-13 e 15-22
Ingresso libero