Katia Alicante
Emanuela Ascari
Az.namusn.art
Enzo Calibe'
Leone Contini
Nemanja Cvijanovic
Karmen Dada
Rosa Futuro
Tobias Marx
Silvia Giambrone
Rosaria Iazzetta
Internationale Surplace
Marta Lodola
MaisMenos
DomenicoAntonio Mancini
Salvatore Manzi
Pietro Mele
Giuditta Nelli
NoiSe GrUp
Pier Paolo Patti
Giuliana Racco
Alessandro Ratti
Mauro Rescigno
Rhaze
Fabrizio Sartori
Ur5o
Claudia Ventola
Marco Villani
Ciro Vitale
Marco Zezza
Mary Zygouri
Stefano Taccone
Il sistema e' la crisi. L'evento, che vede coinvolti 30 soggetti tra singoli artisti e collettivi, prelude alla fondazione della Prop-Art, formazione in cui lo sforzo di identificazione-fusione tra pratica artistica e militanza politica raggiunge, nella parabola luchiana, il suo acme.
a cura di Stefano Taccone
Katia Alicante - Emanuela Ascari - Az.namusn.art - Enzo Calibé - Leone Contini- Nemanja Cvijanovic - Karmen Dada - Rosa Futuro e Tobias Marx - Silvia Giambrone - Rosaria Iazzetta - Internationale Surplace - Marta Lodola- MaisMenos ± - DomenicoAntonio Mancini - Salvatore Manzi - Pietro Mele- Giuditta Nelli- NoiSe GrUp - Pier Paolo Patti - Giuliana Racco - Alessandro Ratti - Mauro Rescigno - Rhaze - Fabrizio Sartori - Ur5o - Claudia Ventola - Marco Villani - Ciro Vitale - Marco Zezza | Mary Zygouri
Coordinamento: Ilaria Tamburro, Silvia Vicinanza
Il 26 febbraio del 1972 presso il Centro Sud-Arte di Scafati si inaugura la “mostra-manifestazione”
Politikaction, a cura della Cellula Grafica “J. Heartfield”, coordinata da Franco Cipriano, insieme ad
Adriano Mele, Ciro Esposito e Gaetano Gravina, tutti artisti provenienti dalle fila delle iniziative
aggregatorie che Luca (Luigi Castellano) ha animato durante gli anni immediatamente precedenti.
L'evento, coinvolgendo trenta soggetti tra singoli artisti e collettivi, prelude alla fondazione della
Prop-Art, formazione in cui lo sforzo di identificazione-fusione tra pratica artistica e militanza
politica raggiunge, nella parabola luchiana, il suo acme.
La spinta propulsiva del Sessantotto si avverte ancora viva ed operante, eppure il clima
lentamente sta cambiando. Se l’escalation del terrorismo si muoverà di pari passo con quella della
repressione, l’esaurirsi del paradigma fordista, sbilancerà repentinamente il conflitto tra capitale e
lavoro a favore del primo. Parallelamente si infrangerà non solo il sogno di un’arte come
sovversione, ma persino la realtà di un’arte come proiezione verso una mai esausta
sperimentazione. Eppure le pratiche estetiche di alternativa non scompariranno mai del tutto, ma
continueranno, benché relegate in una posizione marginale, procedendo quasi alla stregua della
“vecchia talpa” marxiana, pronta a riemergere al momento opportuno.
Il 6 maggio del 2012 presso lo spazio Di.st.urb. di Scafati trenta soggetti tra artisti e collettivi - tutti
differenti dai protagonisti della mostra del 1972, tutti di una fascia d’età grosso modo analoga a
quella cui questi ultimi appartenevano allora, ma questa volta, in conformità con le enormi
trasformazioni nel frattempo avvenute nella sfera delle comunicazioni, naturalmente in grado di
rappresentare un’area geografica più ampia - sono chiamati a riprendere il discorso di allora in
rapporto alla specificità dell’attuale momento storico. Nel mezzo tutta una molteplicità di vicende
storico-artistiche attraverso le quali si dipana, non senza smottamenti e discontinuità, la “lunga
linea rossa”, per adoperare un’espressione cara a Luca, dell’arte politica internazionale – da Beuys
alla critica istituzionale di Haacke e Broodthaers; dai collettivi attivisti americani degli anni ottanta a
Jaar o Hammons, dall’arte attivista Post-Seattle alle recentissime operazioni originatesi nel
contesto dei nuovi movimenti di contestazione.
Il paradigma neoliberista conosce ormai, in seguito alla grave recessione in cui è sprofondata
l’economia mondiale a partire dal biennio 2006–2008, un grave declino di credibilità. Se la
finanziarizzazione – e ad essa potrebbero aggiungersi le delocalizzazioni, la compressione dei
salari, i tagli ai servizi pubblici... - ha funzionato alla stregua di un farmaco in grado di conservare
in vita un capitalismo altrimenti destinato ad una lenta agonia, quello della metà degli anni
settanta, cosa succede nel momento in cui gli effetti collaterali divengono insostenibili? E quanto,
d’altra parte, il ritorno ad un capitalismo “in buona salute” sarebbe auspicabile in sé, anche tirando
in ballo le tutt’altro che secondarie implicazioni di sostenibilità ambientale? Nessuno oggi in
coscienza è davvero in grado di fornire una risposta, eppure pian piano si vanno diffondendo
fermenti ed istanze che rappresentano forse l’unica autentica speranza. Essa s’incarna nei
movimenti Occupy che, a partire dal 15 maggio dello scorso anno a Madrid, si sono andati
diffondendo praticamente in tutto il mondo; nelle loro rivendicazioni di libertà dal giogo della
finanza e nelle loro istanze di riqualificazione dello spazio del politico; nel percorso della
riappropriazione e della difesa dei beni comuni, al di là dello sfruttamento intensivo del capitale e
del dirigismo burocratico e per una gestione partecipata, tendendo, secondo il celebre slogan
zapatista, verso «un mondo in cui molti mondi siano possibili». Una sorta di metafora di tale
paradigma è individuabile nel display stesso della mostra, ove ogni artista è appunto chiamato a
fornire un suo contributo personale, ma anche a ricondurlo entro un ambito di significazione più
ampio, realizzando in tal modo un opera che è individuale e collettiva insieme o forse,
semplicemente, comune.
Nel contesto della mostra mercoledì 16 maggio, dalle ore 19, si terrà il convegno L’azione politica
dell’arte, cui parteciperanno Franco Cipriano, artista visivo, promotore di Politikaction nel 1972;
Patrizio Esposito, artista visivo, già coordinatore del “Gruppo Rosso 2”; Francesca Guerisoli,
curatrice e storica dell’arte, Università degli Studi di Milano-Bicocca; Riccardo Fadda, artista visivo,
membro del collettivo “Az.Namusn.Art”; Ciro Vitale, artista visivo, mentre lunedì 28 maggio,
sempre dalle ore 19, L’arte del sistema. Per una critica politica, cui parteciperanno Marco
Baravalle, curatore e attivista, cofondatore del S.A.L.E., Venezia; Emiliano Brancaccio
Economista, Università del Sannio, Benevento; Maddalena Fragnito, artista visiva, cofondatrice del
collettivo “I lavoratori dell’arte”; Salvatore Manzi, artista visivo; Maurizio Zanardi, filosofo,
cofondatore delle edizioni Cronopio.
Di.st.urb. (Distretto di studi e relazioni urbane/in tempo di crisi), spazio dedicato alle arti visive
annesso al circolo culturale Ferro3, si pone l’obbiettivo di attirare ed aggregare un ampio e
diversificato gruppo, costantemente in fieri, di artisti, di critici e curatori, nonché di intellettuali
afferenti ad altri ambiti e discipline interessati al confronto con i linguaggi dell’arte, adottando una
prospettiva globale, ma prestando la massima attenzione anche al territorio. Prima ancora che
area espositiva, funzione che pure gli è assolutamente propria, esso va dunque inteso come un
cantiere in cui soggettività differenti per formazione e vocazione concorrono nell’articolazione di un
discorso sempre suscettibile di nuovi apporti e sconfinamenti, ma anche costantemente fedele a
due linee-guida ben definite. Esse sono sintetizzabili nei termini di un’arte come esercizio di
strenua messa in questione della sua stessa natura, nonché come pratica votata al continuo
confronto con la dimensione socio-politica, il che, allo stato attuale, si traduce inevitabilmente
nell’intreccio con i nodi costituiti dai molteplici volti - economico, ecologico, politico, sociale - della
crisi mondiale in corso, che è in definitiva crisi irreversibile dei paradigmi sui quali da oltre due
secoli si fonda la civiltà occidentale.
Inaugurazione 6 maggio ore 18
Circolo Culturale Ferro 3
via Nazionale, 131 (primo piano) - Scafati (SA)
Ingresso libero