Prometeogallery
Milano
via G. Ventura, 3
02 26924450 FAX 02 26924450
WEB
Anibal Lopez
dal 9/5/2012 al 15/7/2012
lun-ven 11-19

Segnalato da

Prometeogallery



approfondimenti

Anibal Lopez



 
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9/5/2012

Anibal Lopez

Prometeogallery, Milano

Antologia de la violencia en Guatemala. L'artista rappresenta la sua terra d'origine attraverso elementi scultorei. Una sorta di artigianato tradizionale che svela, in tutta la sua crudezza, la condizione di un Paese in cui i diritti umani sono spesso violati.


comunicato stampa

english below----

Prometeogallery è lieta di presentare la mostra personale di Aníbal López (A-1 53167), confermando la lunga collaborazione che lega l’artista alla galleria. La mostra diventa occasione per Aníbal López di osservare con grande attenzione il contesto guatemalteco, la sua terra d’origine, attraverso il mezzo artistico che in questo caso è rappresentato soprattutto dall’elemento scultoreo.

Il punto di partenza della riflessione antropologica dell’artista coincide con la presa di coscienza che quando l’uomo moderno sostituì le credenze religiose con i principi giuridici e la proprietà agricola con il profitto come simbolo di potere, l’industria si sostituì alla capacità militare e le funzioni dell’arte furono profondamente trasformate. Se in principio l’opera d’arte era destinata a preservare gli ideali collettivi e la critica degli stessi, con il passare del tempo l’arte ha gradualmente perso la sua funzione morale e pedagogica conservando solo quella critica. La tecnica in quanto produzione, ha invece mantenuto il suo valore soggettivo, di ornamento ed espressione dell’individualità, traducendosi alla fine in valore monetario. Questo non significa che la rappresentazione artistica, grafica o audio visiva, abbia smesso di farsi interprete degli ideali collettivi, ma che, una volta soddisfatta questa funzione, l’opera d’arte ha perso la sua appartenenza alla categoria di “arte” per essere qualificata esclusivamente come propaganda, pubblicità o strumento per veicolare un messaggio “altro”.

Tuttavia da una prospettiva Latino Americana questo aspetto non risulta così codificabile poichè la proprietà agricola non è mai stata completamente sostituita dall’industria e il potere economico è sempre stato intrinsecamente legato a quello militare. Così l’arte proveniente dall’America Latina è stata considerata più vicina all’artigianato ornamentale che ad uno strumento di critica sociale, diventando perfino “kitsch”: quanto più cerca di essere contemporanea, tanto più si confonde con lo spot pubblicitario. In questo contesto l’artista si è trovato dunque spinto, volendo conservare una funzione che abbia valore per la società, a porre il problema partendo dalle origini stesse dell’era moderna, o da ancor più lontano, da ambiti che sono propri della psicologia o dell’antropologia : è così necessaria la distanza tra produzione e consumo? E la diversificazione del mercato procura realmente qualche tipo di soddisfazione? Aníbal López tenta di risolvere questo problema mostrando una sorta di artigianato tradizionale che svela, con tutta la sua crudezza, quella che è la morte quotidiana del popolo guatemalteco, paese dove la categoria di essere umano è talvolta violata così come gli stessi diritti umani, da parte di un apparato statale quale istituzione coercitiva che si fonda sull’amministrazione della violenza. L’artista vuole così ricordare l’importanza del modo in cui ogni apparato stato-nazionale riconosce o meno i diritti fondamentali dei suoi cittadini.

Aníbal López (A1-53167), è nato nel 1964 in Guatemala, dove attualmente vive e lavora. Ha presentato una mostra personale presso il Centro Cultural de España a Città del Guatemala (2011) e nel corso degli anni realizzato numerose performance. Tra le mostre collettive di livello internazionale si ricordano la Bienal de Pontevedra (2010), la Biennale di Porto Allegre (2007), la Biennale di Praga (2003) e la Biennale di Venezia (2001), dove è stato insignito del Leone d’Oro come migliore giovane artista. A giugno del 2012 sarà presente tra gli artisti selezionati per dOCUMENTA (13), Kassel.

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Prometeogallery is pleased to present a solo exhibition of works by Aníbal López (A-1 53167), reaffirming the long partnership between the gallery and the artist. This exhibition gives Aníbal López an opportunity to examine the situation in Guatemala, his homeland, with the greatest attention, mainly using sculpture as his artistic medium.

The starting point for the artist’s anthropological considerations is his awareness that when modern man replaced religious beliefs with legal principles and farming property with profit as a symbol of power, industry took the place of military resources and the functions of art were profoundly transformed.
While the work of art originally aimed to preserve collective ideals, protecting them from criticism, with the passing of time art gradually lost its moral and educational function and retained only that of criticism. In so far as it is a means of production, technique has maintained its subjective value as ornament and as an expression of individuality, ultimately transforming itself into monetary value. This does not mean that artistic representation, whether graphic or audiovisual, has stopped interpreting collective ideals but simply that, once this function has been met, the work of art loses its place in the category of “art” and can be referred to solely as propaganda, advertising or as an instrument to convey an “other” message.
Even so, when seen from a Latin-American perspective, this aspect cannot be systematised that easily, for agricultural land has never been completely replaced by industry and economic power has always been intrinsically linked to the power of the military. As a result, art from Latin America has been considered closer to ornamental handiwork than to an instrument of social criticism, at times even being seen as kitsch: the more it attempts to be contemporary, the more it is viewed as something like an advertising spot. In view of this, the artist – who wishes to maintain a function that has value for society – has been forced to pose the question by starting out from the very origins of our modern age, or even earlier, from the areas of psychology and anthropology: is the distance between production and consumption really all that necessary? Does market diversification really lead to some sort of satisfaction?
Aníbal López attempts to solve this problem by showing a sort of traditional craftsmanship that, in all its crudeness, illustrates the daily death of the people of Guatemala, a country where human beings are often violated as a category, as are human rights, by a state apparatus that is a coercive institution based on the administration of violence. The artist thus recalls the importance of the way in which every nation-state recognises the fundamental rights of its citizens, or fails to do so.

Aníbal López (A1-53167), was born in 1964 in Guatemala, where he currently lives and works. He presented a solo exhibition at the Centro Cultural de España in Guatemala City (2011) and has put on numerous performances over the years. Group exhibitions at the international level include the Bienal de Pontevedra (2010), the biennale in Porto Allegre (2007), the Prague Biennale (2003) and the Venice Biennale (2001), where he was awarded the Golden Lion as Best Young Artist. In June 2012 he will be among the artists selected for dOCUMENTA (13), Kassel.

Inaugurazione giovedì 10 maggio ore 18.30

Prometeogallery
via G. Ventura, 3
lun-ven 11-19
ingresso libero

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