Palazzo Cavour
Torino
via Cavour, 8
011 530690, 011 4322979
WEB
La Contessa di Castiglione
dal 29/3/2000 al 2/7/2000

Segnalato da

Elisabetta Costa




 
calendario eventi  :: 




29/3/2000

La Contessa di Castiglione

Palazzo Cavour, Torino


comunicato stampa

La mostra si propone di collocare la figura della contessa di Castiglione entro la società del suo tempo. Sarà strutturata secondo una scansione tematica degli argomenti: il personaggio e i suoi ritratti, i protagonisti della vita delle corti parigina e torinese nella seconda metà dell'Ottocento, i luoghi in cui visse, la moda dell'epoca, le guerre risorgimentali, gli arredi.
Scopo della rassegna non è solo di raccontare un personaggio, la contessa di Castiglione, quanto di osservare, attraverso i suoi occhi, una società che segnò la storia italiana ed europea della seconda metà dell'Ottocento. Un mondo che l'avvento inarrestabile della nuova modernità tecnologicizzata e massificata (di cui tanto la Comune di Parigi quanto la vittoria prussiana sulla Francia sono inequivocabili segni) cancellerà senza rimedio.
Il trentennio che va dal 1850 al 1880 circa, fu un momento di cambiamenti politici radicali che videro in Italia le guerre d'Indipendenza e la realizzazione dell'Unità, secondo una strategia politico-diplomatica perseguita da Cavour cui, sia la Castiglione che il marito, parteciparono con significativa consapevolezza.
Il personaggio della Contessa acquisisce quindi un nuovo spessore storico alla luce di una considerazione più approfondita del ruolo da lei avuto nelle vicende politiche che prefigurarono l'Unità d'Italia e l'armistizio franco-prussiano.
La sede espositiva, lo storico palazzo Cavour in cui visse lo statista fino alla morte, è per molti aspetti eccezionale. Infatti permette di collocare la mostra negli stessi ambienti in cui visse e passò la Castiglione durante i suoi soggiorni nella capitale sabauda.

Il catalogo, curato da Martina Corgnati e Cecilia Ghibaudi, sarà articolato in una serie di saggi di Pierre Apraxine, Michele Falzone di Barbarò, Cesare Enrico Bertana, Franco della Peruta, Marzia Ratti, Rosanna Maggio Serra e François Tetart Vittu, che svilupperanno i temi storico-artistici della mostra stessa. Sarà corredato di un apparato documentario e della schedatura scientifico-bibliografica delle opere esposte con le relative fotografie. (Amilcare Pizzi ed.)

Inaugurazione della mostra ad inviti: giovedì 30 marzo 2000

Organizzazione: Regione Piemonte Assessorato alla Cultura - Servizio Mostre in collaborazione con A.P.A. (Associazione Piemontese Arte) e Premio Grinzane Cavour
Progetto allestimento: Arch. Marisa Coppiano
Orari: dal martedì alla domenica 10.00 - 19.30. Chiuso lunedì
Ingresso £ 12.000 Ridotto £ 8.000 Carta musei £ 5.000
Per informazioni : 011-530690-531117 Indirizzo: V.Cavour 8, 10123 Torino
Per visite guidate: Itineraria 011-4347954
Ufficio Stampa: 011-547471 fax 011-534311


IL PERCORSO DELLA MOSTRA
La mostra sarà articolata in sezioni che si snodano all'interno di Palazzo Cavour in scansione successiva.

Il ritratto ed il culto di sé
La mostra propone la definizione della figura della contessa attraverso la raffigurazione di sé che ella stessa trasmise ai suoi contemporanei usando come strumento il ritratto, diffuso attraverso l'uso di tecniche diverse che ne permettevano a volte, ed è il caso della fotografia, repliche numerose e quindi rivolte ad un pubblico di amici ed ammiratori il più vasto possibile.
Saranno documentati i ritratti dipinti, un certo numero inediti, a mezzo busto, come la più celebre tela del museo Fesch di Ajaccio, destinata allo stesso imperatore Napoleone III, o a figura intera.
Ritratti fissati sul supporto cartaceo con tempestività e rapidità d'esecuzione, come gli acquerelli di Ferdinand Sigismond Bac, che ne evidenziano il ruolo di protagonista della vita mondana alla corte napoleonica di Parigi o pensati anche attraverso l'uso del supporto fotografico.
A questi saranno accostati i ritratti scolpiti come la famosa statua che la raffigura come Regina d'Etruria, opera di Carrier Belleuse, le cui numerose repliche vennero distribuite agli amici ed il pregevole busto eseguito da Vincenzo Vela di cui sarà esposto uno dei due esemplari finora conosciuti.
La capacità di costruire un mito della propria bellezza trovò, nell'utilizzo della fotografa, con intuizione geniale ed estremamente moderna, la tecnica più adatta ad un rapida quanto numerosa distribuzione e pubblicizzazione della propria effigie
La selezione di immagini realizzate da Pierre Louis Pierson fra il 1856 ed il 1896-97 e da Disderi documentano l'eccezionale tentativo di costruire attraverso la fotografia una storia ideale della propria vita e della propria bellezza. Di volta in volta la si trova impegnata in un'interpretazione di temi e di soggetti diversi: letterali, teatrali o semplicemente ispirati al culto narcisistico di sè.

I protagonisti
La contessa di Castiglione, fin da giovanissima oggetto di attenzione, a causa della sua bellezza, del mondo cosmopolita fiorentino, attraverso il matrimonio con il conte Francesco Verasis di Castiglione, entrò in rapporto con la corte sabauda e con il mondo diplomatico che intorno ad essa gravitava nel sesto decennio del XIX secolo, gli anni cruciali della politica cavouriana per la realizzazione dell'Unità d'Italia. Sarà il conte di Cavour, che gli era cugino, a volere il suo trasferimento a Parigi presso la corte di Napoleone III, al servizio della causa risorgimentale.

La contessa si trovò dunque, insieme al marito anch'egli al servizio di Cavour, al centro delle complesse relazioni diplomatiche che in quel momento legavano l'Italia alla Francia, di cui il congresso di Parigi del 1856 è una delle espressioni storicamente più rilevanti. Un punto d'osservazione privilegiato che gli permise di frequentare, per il tramite della nobile nascita e della bellezza universalmente ammirata, i protagonisti di quel momento storico. La mostra si propone dunque di illustrare, attraverso ritratti e documenti, il ruolo dei personaggi da lei frequentati. Sul fronte francese l'imperatore Napoleone III di cui si espone il ritratto di Flandrin ed Eugenia di Montijo. Sul fronte italiano la corte torinese gravitante intorno a Vittorio Emanuele II di cui saràno esposti un certo numero di ritratti, dipinti come quello del Gordigiani ed in fotografia. Le figure di Massimo d'Azeglio e Camillo Cavour saranno documentate dai due ritratti eseguiti da Francesco Hayez, conservati nei depositi della pimacoteca di Brera a Milano.
A Costantino Nigra con buona probabilità venne donato l'album di fotografie conservato al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino. Sul fronte francese la corte di Napoleone III ed Eugenia di Montijo, i conti Walewski ed il duca d'Aumale, di cui si esporrà il bellissimo ritratto opera di C.F. Jalabert, ora al castello di Chantilly. Ultimo devoto ed appassionato cultore delle memorie della Castiglione il conte Robert de Montesquiou che ne raccoglierà i cimeli messi all'asta dopo la morte ed una colossale documentazione fotografica formata da più di 400 fotografie, oggi in gran parte conservate al Metropolitan Museum di New York.

I luoghi
Pare interessante inquadrare il personaggio della contessa anche attraverso la documentazione dei luoghi che la videro presente, la natia La Spezia, Firenze, il castello di Costigliole d'Asti appartenente alla famiglia del marito, Torino, Parigi e le residenze di di corte, il palazzo delle Tuilieries, i castelli di Plombieres e Saint Cloud. Di Torino sarrano esposte numerose forgrafie che permetteranno di rivedere l'apetto della città così come appariva nei decenni centrali dell'Ottocento, oltre ad alcune vedute di carlo Bossoli. Per la Spezia, luogo d'origine del marchese Filippo Oldoini, padre della Castiglione, la collaborazione con il Museo Lia ha permesso di ritrovare e studiare numerose opere del poco conosciuto Fossati, che ritrasse in numerose vedute le proprietà della famiglia. Vedute che permettono di risalire all'assetto urbano della città antecedente la costruzione del'Arsenale, voluto dal Cavour, che portò all'espropriazione di una parte dei possedimenti della Castiglione.
Il palazzo delle Tuileries ed il castello di Saint Cloud, bruciarono durante la guerra franco prussiana nel 1870. Non rimasero che rovine di quelli che furono i luoghi in cui la Castiglione aveva esercitato il suo fascino ed il ruolo di partigiana della causa italiana. Rovine documentate da reportages fotografici, eccezionali per bellezza e nitidezza tecnica, che permettono di osservare architetture ed arredi scomparsi per sempre.

La vita di corte
Ferdinand Sigismond Bac è il pittore che con segno veloce seppe rendere gli aspetti mondani della vita della corte parigina in cui la Castiglione fu una delle protagoniste più affascinanti ed ammirate.
Insieme agli acquerelli del Bac anche quelli dell'Amisani approntati in anni più recenti per illustrare il libro di Salvator Gotta sull'Ottocento, a documentare un mito, quello della contessa, ancora vivo e oggetto d'interesse nel mondo letterario del Novecento.

Il Risorgimento
La causa risorgimentale che aveva trasferito la Castiglione a Parigi, venne vinta attraverso le guerre che videro Francia e Piemonte fianco a fianco sotto le stesse bandiere. Esse saranno illustrate dai dipinti di Gerolamo Induno, Angelo Inganni, Carlo Bossoli e le fotografie di Leon Mehédin raccolte in un prezioso album dedicato alla guerra di Crimea e ad alcune battaglie risorgimentali che ne trasmettono gli episodi più significativi.

La moda
Per un personaggio che fece della propria bellezza un mito, fondamentale fu il rapporto con la moda che la Castiglione non seguiva ma precorreva. Essa fu una delle regine della moda della sua epoca attraverso le toilettes numerosissime e sfarzose continuamente sfoggiate e copiate, raffigurate e commentate dai giornali dell'epoca. La sezione dedicata alla moda, che si avvale della collaborazione di Françoise Tettart Vittu, conservatrice del Museo Galliera di Parigi, esporrà abiti dell'epoca, corsetti, mantelline corredati da acquerelli, stampe e gionali a lei contemporanei.

Gli arredi
Avendo l'esposizione sede nello storico palazzo Cavour è prevista una documentazione dell'arredo consueto ai palazzi nobiliari torinesi nei decenni centrali del secolo XIX. Pertinenti al palazzo sono alcuni mobili già appartenuti al conte di Cavour, e, per rendere l'immagine degli ambienti in cui la società dell'epoca viveva saranno esposti anche alcuni pezzi già appartenuti all'aristocrazia piemontese.


VIRGINIA VERASIS CONTESSA DI CASTIGLIONE
Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, figlia del marchese Filippo Oldoini e di Isabella Lamporecchi, nacque a Firenze il 22 marzo 1837.
Non ancora quindicenne era considerata la donna più bella d'Europa. Nel 1854 sposò, non senza una certa dichiarata riluttanza, il conte piemontese Filippo Oldoini Verasis di Castiglione, forse con l'unico scopo di fuggire dall'ambiente in fondo provinciale e limitato in cui era cresciuta ed essere introdotta in contesti più altolocati, all'altezza delle sue ambizioni. Di carattere difficile, caparbio, orgoglioso e volitivo, incostante e, almeno nella giovinezza, singolarmente capriccioso ed egocentrico che la portò a "gestire" con una certa difficoltà, destinata inevitabilmente ad aumentare, il peso soverchiante della sua eccezionale bellezza e del suo fascino.
Meno di un anno dopo il matrimonio nacque Giorgio, figlio unico di Virginia e Francesco. E da quel momento, dopo la fine della gravidanza che procurò una violenta depressione alla giovane madre perchè comprometteva la scultorea perfezione del suo corpo, si moltiplicarono prima i corteggiatori, poi gli amanti: dal marchese Ambrogio Doria al fratello di questi Marcello, al conte Bentivoglio, al re Vittorio Emanuele II. Il cugino Camillo Benso conte di Cavour decise di trasformarla in ambasciatrice del Piemonte sabaudo presso la corte di Napoleone III per rendere l'imperatore dei francesi più sensibile alle aspettative e alle necessità del regno Sardo alle soglie della guerra d'Indipendenza. La Castiglione, trasferitasi a Parigi, diverrà una delle figure di spicco della corte napoleonica, protagonista della vita mondana e sociale, ma anche politica e diplomatica, della capitale francese.
Avrà ancora un ruolo determinante durante la guerra franco-prussiana, adoprando con un certo successo tutte le proprie vastissime relazioni e credenziali per mitigare le pretese prussiane ai danni della Francia. Ella infatti, che morì a Parigi nel novembre 1899, finì per sentirsi tanto francese quanto italiana, trascorrendo nella capitale gli ultimi anni della sua vita, ritiratissimi e nostalgici non solo per colpa del precoce e fatale declino della bellezza, ma per la scomparsa storica del mondo e della società in cui aveva tanto brillato.


IL PALAZZO
Lo storico palazzo Cavour, scelto quale sede espositiva, apre il proprio monumentale portone, fiancheggiato da due colonne ioniche, al n. 8 della via Cavour. La mostra inaugurerà l'avvenuto restauro del piano nobile, voluto dalla Regione Piemonte e condotto in collaborazione con la Soprintendenza ai beni Ambientali e Architettonici di Torino e la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici del Piemonte.
Il palazzo venne costruito nel 1729 dall'architetto Giovanni Giacomo Plantery per volontà di Michel Antonio conte di Cavour, gentiluomo di bocca del re Carlo Emanuele III di Savoia e nonno di Camillo Benso conte di Cavour che qui nacque il 10 agosto 1810 e morì nel giugno del 1861.
Giacomo Plantery, uno dei maggiori architetti attivi a Torino, dove è documentato a partire dal 1707, fu esponente della corrente barocca piemontese contemporanea a Filippo Juvarra. A lui sono ascrivibili i due maggiori palazzi della nobiltà torinese costruiti nella prima metà del secolo XVIII: il palazzo Saluzzo di Paesana di ed il palazzo Cavour.
Il piano nobile, cui s'accede per mezzo dello scalone che s'innalza a sinistra del vestibolo d'onore, ha mantenuto in gran parte la struttura originaria, eccezion fatta per le salette in fondo all'appartamento ristrutturate, date le condizioni di degrado, durante gli attuali restauri. In questo piano era disposto l'appartamento di parata o di cerimonia ornato di stucchi ed affreschi sette e ottocenteschi. Della decorazione originaria rimangono la splendida sala d'angolo e l'ampia sala attigua, La prima è ornata da sovrapporte settecentesche raffiguranti paesaggi d'invenzione. Le volte di entrambe le sale sono affrescate con una scene mitologiche raffiguranti Giove, Ganimede, Giunone e Minerva.
Cronologicamente successivi sono gli interventi in stile impero databili al primo decennio dell'Ottocento nel salotto cosidetto Impero il cui decoro fu con buona probabilità voluto dal marchese Michele, padre di Camillo Cavour. Alcune sale infine mantengono il decoro di metà Ottocento, quindi coevo, o immediatamente posteriore al conte Camillo.

Contiguo a Palazzo Cavour è l'antico Palazzo Lagrange, poi di proprietà dei conti Verasis di Costigliole d'Asti, ove visse la Contessa dopo il trasferimento a Torino in seguito al matrimonio con il conte Filippo Verasis di Castiglione.

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