Studioventicinque
Milano
via Col di Lana, 14
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Ottonella Mocellin
dal 15/4/2003 al 7/5/2003
02 89420303 FAX 02 89420303

Segnalato da

Giorgio Zanchetti




 
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15/4/2003

Ottonella Mocellin

Studioventicinque, Milano

Separarsi e' una pena cosi' dolce che vorrei dire addio fino a domani. '' (...) in questo video Ottonella mette a tema il superamento di, o la rinuncia a, una perfezione retorica che davanti a questa passione avrebbe aumentato il distacco emotivo, invece di ridurlo (...)'' (Giorgio Zanchetti).


comunicato stampa

Separarsi e' una pena cosi' dolce che vorrei dire addio fino a domani

video col. 12 minuti, 2001
realizzato in collaborazione con Michela Buzzi
fotografia di Nicola Pellegrini
montaggio di Ottonella Mocellin, Michela Buzzi, Nicola Pellegrini

Inaugurazione mercoledì 16 aprile 2003, dalle ore 18.30

Per spiegare questo lavoro di Ottonella Mocellin, dovrei innanzitutto essere capace di spiegare gli avvenimenti e le ragioni di sentimento che l'hanno condotta a questa operazione. Dovrei dire chi è Pietro, che non ho conosciuto, e dovrei forse raccontare come, quando e perché la sua storia e quella di Michela si sono incrociate con quella di Ottonella. Dovrei riuscire a dire che Pietro è morto…

Ottonella lo dice già e lo dice meglio, con tutta la leggerezza di poche immagini e con tutto il loro peso. Anzi, per essere precisi, Ottonella non parla di morte né di separazione. Dice semplicemente che "Pietro non c'è più"… Ma questo non esserci è estremamente pieno grazie all'intensità di rapporto che, intorno a Pietro, Ottonella e Michela esprimono nel loro limpido rituale di commiato sulla riva del mare. Davanti a un avvenimento che non si può accettare o spiegare, le due amiche ripetono i gesti solo apparentemente ingenui di una solidarietà e di un'amicizia adolescenziali; e così il sovrappiù di sentimento e di pena prende una forma precisa, benché a prima vista quasi impercettibile.

Pur sottraendosi agli elementi più stranianti di "messa in scena", che caratterizzano altri suoi lavori, Ottonella percorre tutte le tappe di una rappresentazione rituale: la citazione dei versi di Giulietta (scelti nonostante la loro notorietà) che danno il titolo al video, una elaborazione del lutto tutta femminile (Ottonella, Michela, l'evocazione della nonna di Pietro) e senza un lacrima, fino alla lettera scritta a quattro mani e lanciata al mare prima di un ultimo tuffo rigeneratore.

Pietro non lo vediamo mai, se non in una piccola foto inquadrata di sfuggita, con le mani sul viso, a illustrare una dimensione barthesiana di culto della memoria che le ragazze proiettano su un personaggio esterno (la nonna di Pietro appunto) perché incapaci, nel loro pudore, di farsene sensatamente carico.

In margine a una collettiva torinese del 2000, Cristina Demaria aveva parlato, per il lavoro di Ottonella, di una "messa in discorso" di una "testualizzazione" della passione. Padrona dei suoi strumenti, in questo video Ottonella mette a tema il superamento di, o la rinuncia a, una perfezione retorica che davanti a questa passione avrebbe aumentato il distacco emotivo, invece di ridurlo: per questo è importante che qui la sostituzione rappresentativa tra l'autrice e Michela non si compia fisicamente, come accadeva in I'll be your mirror, dove Ottonella prendeva concretamente su di sé le emozioni degli altri. Il rito, come la morte, e la loro rappresentazione sembrano semplicemente accadere e svolgersi - attraverso il dialogo silenzioso tra le due amiche - in una dimensione che precede il linguaggio e ne mette impudicamente in scacco le convenzioni. (Giorgio Zanchetti)

Il video sarà visibile fino al 7 maggio, su appuntamento (tel. 02 89420303)


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