Bruno Estevan
Cristian Chironi
Marco Citron
Cuoghi Corsello
Roberta Franchetto
Antonio Guiotto
Dritan Hyska
Hannes Lang
Dacia Manto
Tiziano Martini
Giovanni Morbin
Pavel Mrkus
Serse
Paolo Parisi
Eltjon Valle
Jonathan Vivacqua
Andreea Werner
Riccardo Caldura
A changing exhibition. I Parte. Un tema classico come quello del paesaggio, da rivisitare in tutte le sue possibili valenze. In mostra Cuoghi Corsello, Serse, Hannes Lang, Dacia Manto, Tiziano Martini...
A cura di Riccardo Caldura con la collaborazione di Gianluca D’inca Levis, Guido Molinari e Paolo Toffoluti
Due termini semplicemente accostati, messi vicini l’un altro: futuro, paesaggio con quel tanto di estraneità che comporta l’uso di una lingua diversa rispetto a quella propria, soprattutto se si riferisce a due termini così densi di significati. Del futuro sembra ormai si possa parlare solo in termini globalizzati, e con una lingua adeguata al processo di globalizzazione, mentre con il termine paesaggio sembra si possa al massimo richiamare, rispetto al più neutro e ubiquitario landscape, una condizione ormai passata, legata al termine ‘paese’, termine che rischia di suonare oggi desueto sia per descrivere la scala relazionale microlocale quanto quella nazionale. Si può ancora, ai giorni nostri parlare di paese, e magari di genius loci, sentendo risuonarvi dentro l’origine etimologica derivante dal termine latino pagus – che stava ad indicare contrada e borgo, pieve e campagna -, considerando quali siano state le concrete conseguenze dell’aver concepito per decenni, come ci ricordava amaramente Rosario Assunto in un suo celebre studio, il paesaggio in termini di pura estensione spaziale?
Eppure, dagli anni ’70 del secolo scorso, quando Assunto pubblicava il suo “Il paesaggio e l’estetica”, qualcosa sembra essere cambiato se ai nostri giorni, come vuole Gilles Clement, del paesaggio si viene ricomponendo una nuova, terza, condizione, che viene descritta nel suo “Manifesto del terzo paesaggio”. Condizione consapevolmente ibrida, e nondimeno vitale, dovuta alle pratiche di abbandono di modelli industriali, agricoli, turistici, ormai obsoleti, una condizione aperta piuttosto ad una nuova visione delle cose, grazie anche ad una diversa sensibilità generale. Riferirsi alle arti per affrontare e riflettere la complessità di tali tematiche indica che non possiamo affidarci solo agli strumenti disciplinari di tipo più propriamente analitico per osservare ciò che abbiamo intorno. Insomma se si vuole provare a comprendere la relazione fra ciò che del paesaggio ci viene riconsegnato dal passato (scarto da riciclare, frammento tutelabile, residuo di una modalità di rappresentazione estetica che può suonare anacronistica) e una sua condizione a venire, le arti possono coadiuvarci non poco. Offrendo, forse oggi più che in passato, spunti e suggestioni assai significativi per rappresentare e immaginare la nostra relazione con l’ambiente, con le sedimentazioni e le stratificazioni che appaiono indistricabili fra ciò che è artificiale e ciò che è naturale, fra ciò che è la realtà, il mondo esteriore, e ciò che invece costituisce il nostro mondo interiore. Un tema ‘classico’ come quello del paesaggio, da rivisitare dunque in tutte le sue possibili valenze: dalla descrizione alla visione di una condizione delle cose diversa dall’attuale, ma che in questa è intravedibile. Un paesaggio, così come un senso della natura e dell’ambiente, rivisitato da artisti contemporanei che si trovano a lavorare in contesti fortemente antropizzati, contesti che sembrano aver perduto ogni aura, o dimensione simbolica, ma nonostante tutto vi si può ancora avvertire una tensione verso quella condizione dell’attesa, del non ancora, che fa di ogni paesaggio un possibile presagio, una forma di prefigurazione dell’avvenire. La stessa forma espositiva è concepita non staticamente, ma come dispositivo/organismo in grado di modificarsi, di trasformarsi, cangiante come il tema di cui si occupa: per questo a changing exhibition. Ad un nucleo iniziale di artisti, si aggiungeranno o prenderanno posto altri artisti, con altre opere e installazioni, e altri luoghi espositivi. Future, Landscape.
A changing exhibition è il primo appuntamento della serie di attività previste dal progetto “Linea mobile. Progetti d’arte contemporanea fra le Dolomiti e la laguna di Venezia” che vede la collaborazione di Forte Marghera - Parco del Contemporaneo con Dolomiti Contemporanee, collaborazione aperta ad altre realtà associative come lo SPAC di Buttrio (UD). Il progetto nel suo complesso mira a costruire e mettere in rete una serie di soggetti associativi che operano specificatamente in relazione con il territorio e le arti contemporanee.
Artisti in mostra (26 maggio – 8 luglio): Bruno Estevan, Cristian Chironi, Marco Citron, Cuoghi Corsello, Roberta Franchetto, Antonio Guiotto, Dritan Hyska, Hannes Lang, Dacia Manto, Tiziano Martini, Giovanni Morbin, Pavel Mrkus, Serse, Paolo Parisi, Eltjon Valle, Jonathan Vivacqua, Andreea Werner.
Inaugurazione 25 maggio ore 18
Forte Marghera
via Forte Marghera, 30 - Mestre (VE)
Da giovedì a domenica dalle 17 alle 22