Rete, sapere, lavori al tempo della guerra. Un 1 maggio organizzato dai lavoratori nati dopo l'Era industriale. Un 1 maggio all'insegna dei lavoratori che non sudano ma si stressano. E il luogo dell'appuntamento pare non scelto a caso: Villa Serena, il centro sociale del quartiere Barca, nato un decennio fa da alcune occupazioni studentesche.
Rete, sapere, lavori al tempo della guerra
Un 1° maggio organizzato dai lavoratori nati dopo l'Era industriale. Sono
cresciuti in questi ultimi dieci anni tra le onde, gli spruzzi e le schiume
della new economy. Seguivano il processo di una società che diceva di
abbandonare il petrolio e l'acciaio per dedicarsi ai saperi e alla cura delle
relazioni umane. Poi, col nuovo millennio i monopoli hanno preso sopravvento.
Siamo stati sottomessi al dominio oligopolistico, le tecnologie e le nostre
intelligenze usate per la guerra. Questo cambiamento di scenario ha portato via
tutte le speranze e le prospettive aperte dallo sviluppo della rete negli anni
Novanta? Occorre spostare la nostra attenzione verso le nuove possibilità di
rilancio dell'alleanza tra lavoro cognitivo e capitale finanziario? Oppure
cercare nuove possibilità di uso sociale dell'energia intellettuale?
Dopo decenni di neoliberalismo, ognuno vive solo col proprio destino.
Flessibili, istruiti e precari, si ritrovano catapultati in un'epoca
preindustriale, quando sindacati e tutele sociali non esistevano. Ma alcuni si
riconoscono per il loro stile bohemien e si aggregano di nuovo. Sono tanti,
difficili da inquadrare per la statistica, forse più di 5 milioni in Italia.
Oggi sempre più smarriti e poveri, presi in mezzo dalla crisi economica e
sull'orlo di una guerra mondiale fatta a nome della paura e del petrolio.. Le
esperienze più dirompenti del Media Attivismo italiano si incontrano con i
gruppi di lavoratori cognitivi organizzati. Discutono e si riappropriano di una
net economy ormai spogliata dal suo fascino e senza prospettive di sviluppo.
Rivendicano accesso, spazi comunitari di comunicazione, sfidano - con l'economia
della conoscenza - il monopolio del Presidente Padrone.
Dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Seminario promosso da Quintostato, PopLab, Rekombinant:
RETE, SAPERE, LAVORI AL TEMPO DELLA GUERRA
Net economy, nuove tv e nuovi lavori: alcuni progetti tra Milano e Bologna
Introduce: Matteo Pasquinelli
Coordinana: Andrea Cusatelli
Intervengono:
Franco "Bifo" Berardi (Rekombinant)
Ambrogio Vitali (Telestreet/No-War Tv)
Anna De Manincor (Global TV)
Vito Di Marco (Urban TV)
Carlo Terrosi (Le Macchine Celibi)
Gabriele Battaglia (Tute Arancioni)
Lorenzo Guerra (Bread & Roses)
Riccardo Paccosi (PopLab)
Carlo Formenti (Quintostato)
Rete lavoro sapere in guerra
spunti di discussione della giornata
Un 1° maggio all'insegna dei lavoratori che non sudano ma si stressano. E il
luogo dell'appuntamento pare non scelto a caso: Villa Serena,
il centro sociale del quartiere Barca, nato un decennio fa da alcune occupazioni
studentesche. Poi ristrutturato e dato in gestione ad un collettivo di artisti e
web designer bolognesi. Si respira il fermento delle prime lotte operaie
dell'Ottocento. Quando ad ogni crisi ciclica delle manifatture, le città sulla
via Emilia respingevano ancora ai margini i vecchi lavoratori e i nuovi
immigrati. Allora, alcune teste calde e poche menti illuminate della borghesia
si incontravano per costruire quella che poi sarà la classe operaia. Formavano
società di mutuo soccorso e le prime cooperative. Sognavano una società fondata
sul lavoro per tutti. E davano vita a quelle istituzioni, come i sindacati e le
Camere del Lavoro, che hanno poi fatto la Storia del 900. Le mani, la forza
fisica, il sudore, pochi soldi e molti figli. e il paragone storico finisce già .
Cosa c'è oltre il lavoro? Come cantava la Boheme di Puccini: "cosa faccio? Vivo.
E come vivo? Scrivo". La chiamavamo sovrastruttura, un ambito riservato ad
artisti, intellettuali e politici. Per la tradizione tutta gente che non ha
capitali e non ha voglia di lavorare. Però un secolo di trasformazioni bastano
per creare i cortocircuiti più assurdi. L'uomo più ricco del pianeta diventa
Bill Gates, un venditore di programmi e linguaggi per scrivere e codificare. In
Italia va al potere Berlusconi, uno che intrattiene la gente. Regala i suoi
varietà demenziali in cambio di attenzione per manipolare i consumi.
Negli anni Novanta si erano formate le condizioni di un capitalismo di
massa ad alta tecnologia, basato sull'alleanza tra lavoro cognitivo e sezioni
del capitale finanziario. Questa alleanza ha preso forma nel proliferante
esercito delle dot.com, nella sperimentazione di forme di autoimpresa e di
collaborazione in rete del lavoro cognitivo. Il lavoro cognitivo poteva così
farsi impresa, ed infiltrarsi nei circuiti di formazione della tecnosfera, del
mediascape. Plotoni di ingegneri creativi, di programmatori libertari e di
artisti, proletari dell'intelligenza, persone che non possedevano altro che la
loro forza lavoro cognitiva poterono così intraprendere sul piano economico e
sul piano creativo. In realtà questa alleanza nascondeva forti differenze. In
quegli anni si svolgeva una vera e propria battaglia tra l'intelligenza
collettiva diffusa, libertaria ed egualitaria, e gli oligopoli della new
economy. Sul piano economico l'alleanza si plasmava con l'ideologia
neoliberista. Ma i lavoratori delle dot.com erano veramente degli yuppie?
L'attività culturale, come del resto la ricerca scientifica, la formazione, e
l'attività di cura alle persone funzionano sulle complesse logiche della
comunicazione sociale. Per tutti questi lavoratori - o sarebbe meglio dire:
comunicatori - condividere il senso ed essere riconosciuti per il desiderio del
proprio fare, conta spesso più dei soldi. Le innovazioni e il lavoro di rete è
un opera collettiva.
I nuovi lavoratori flessibili e cognitivi aprivano nuovi campi di lotta. Chi
sfrutta i codici? Chi possiede i canali di comunicazione? Come funziona il
registro dei brevetti? Chi commercializza le ricerche scientifiche durate
decenni, finanziate con denaro pubblico e coinvolgendo migliaia di ricercatori?
Chi privatizza i dati per gestire i mercati? Chi incassa i profitti del senso
prodotto collettivamente? Pochi, sempre molto pochi, rispondono i nuovi
lavoratori cognitivi: gli stessi che stanno producendo guerra e insicurezza per
tutti.
Quando il movimento di Seattle nel 1999 comincia a criticare gli orrori del
mercato globale, ma soprattutto esprime le potenzialità democratiche insite
nelle nuove tecnologie di rete, le differenze emergono. Il Millennio inizia con
l'apocalisse immaginaria del millennium bug, e arriva alla crisi economica
generalizzata. Assistiamo così nell'aprile del 2000 al collasso degli indici di
Borsa, alla messa sotto accusa di Microsoft, la chiusura di Napster e qualche
mese dopo, alla vittoria di Bush (con brogli elettorali). La lobby del petrolio
e della guerra rompe dieci anni di concertazioni e alleanze, ponendosi a
paladini del grande Capitale Occidentale. Il dialogo finisce su posizioni
chiare. Da un lato, i vecchi e nuovi monopoli si identificano col
neoliberalismo, e ne esprimono la sua natura apertamente fascista: un economia
fondata sui rapporti di potere, la violenza, la mafia, la menzogna,
l'aggressività e il furto. Dall'altro lato, le masse di vecchi e nuovi
lavoratori che rivendicano un mondo sostenibile e un'economia solidale e, perché
no, partecipativa.
Lo scenario di questo conflitto è un classico dell'Ottocento. Lo stiamo
collettivamente rievocando. Ma intanto - ed è duro ammetterlo - il lavoro e
l'economia, così come l'abbiamo immaginati e regolati fin'ora, non centrano più
con la realtà che viviamo. Ereditiamo una società fondata sul lavoro e lo
sviluppo quantitativo misurato dal profitto. Le nostre sicurezze si
concentravano nei soldi accumulati o nel posto fisso, comunque sui ritmi
scanditi dalla fabbrica. La destra ha eliminato le sicurezze sociali, la
sinistra ha trasformato i processi di produzione, le tecnologie del linguaggio
esprimono potenzialità rivoluzionarie. E ora che facciamo?
Per qualsiasi informazione ti invitiamo a chiamare allo 051-6156789 oppure a
scriverci nel forum del sito
1° MAGGIO || oltre il lavoro
Villa Serena, via della Barca 1, Bologna