Una riflessione sui modi e le procedure in cui immagini, descrizione, condizione reale del lavoro si mescolano fino a rendere ambigui e paradossali i gesti, i corpi, le identita' stesse di questi uomini al lavoro.
L'ameno appena in tempo
a cura di Carla Subrizi
inaugurazione: 10 maggio 2003 – h 16.30
interventi di: Giuliana Commisso, Laura Fiocco, Eleonora Fiorani, Antonio Negri, Paolo Virno, Carla Subrizi.
Mauro Folci, artista attivo a Roma e internazionalmente dalla fine degli anni '70, ha progettato per la Fondazione Baruchello una mostra/azione dal titolo ''L'ameno appena in tempo'' a cura di Carla Subrizi, che avrà luogo il 10 maggio 2003.
La mostra consiste nella presentazione di una serie di fotografie che Folci ha tratto da un video della RAI, nelle quali una serie di ritratti di operai della Fiat di Melfi, permettono di avanzare una riflessione sui modi e le procedure in cui immagini, descrizione, condizione reale del lavoro si mescolano fino a rendere ambigui e paradossali i gesti, i corpi, le identità stesse di questi uomini al lavoro.
Le fotografie saranno esposte negli spazi interni della Fondazione Baruchello e costituiscono una prima fase del progetto; una seconda fase, continua poi nel parco esterno della Fondazione, dove Folci ha progettato di far realizzare una fossa (di m 2 x 3 x 3) in cui alcuni invitati (Commisso, Fiocco, Fiorani, Negri, Virno, Subrizi) daranno inizio ad uno scambio di pensieri, spunti, considerazioni in merito a: lavoro, fabbrica, spazi della fabbrica, spazio esterno in questa precisa fisionomia di ''buca/fossa'', spazio sotterraneo come strato invisibile (tra metafora e memoria, come ''dietro'' e ''fuori'' del pensiero) dell'azione, modalità del ''discorso'' (circolarità e relazioni che si articolano tra situazioni differenti) e della narrazione in una condizione anomala come quella prodotta da uno spazio scavato sotto terra.
La stanza sotterranea si configura come metafora di un’apertura del concetto di spazio in dialogo con lo spazio dell’azione coatta, della restrizione che emerge dai ritratti fotografici.
Due fasi e alcuni nessi da rintracciare connettono dunque la trama di una storia ridefinita da tempo e esperienza radicati nella quotidianità ma anche secondo il senso e i significati che la metafora aggiunge.
La mostra, nata con il patrocinio e il sostegno della Regione Lazio, si inscrive all’interno di un ampio progetto di valorizzazione, attraverso l’arte, della zona archeologica del Parco di Veio, della quale la Fondazione Baruchello costituisce, con i propri spazi, un’area di importante prestigio.
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