Palazzo Tadea
Spilimbergo (PN)
piazza Castello, 4

Spilimbergo Fotografia 2012
dal 20/7/2012 al 8/9/2012
merc-ven 16-20, sab e dom 10.30-13 e 16-20
0427 91453
WEB
Segnalato da

Maria Santoro




 
calendario eventi  :: 




20/7/2012

Spilimbergo Fotografia 2012

Palazzo Tadea, Spilimbergo (PN)

La XXVI edizione del festival volge lo sguardo alla Mitteleuropa, presentando al pubblico una scelta di autori della ex Jugoslavia, Ungheria, Austria, Cechia, Russia. I luoghi della manifestazione sono diversi e le mostre in programma inaugureranno durante tutta l'estate per concludersi a ottobre. Palazzo Tadea ospita un'esposizione di Jan e Sarah Saudek (Allegorie dell'umanita'), la personale di Giovanni Gastel (La perdita dell'innocenza) e la serie "Segni di pietra" di Roberto Kusterle.


comunicato stampa

Spilimbergo Fotografia 2012, alla conquista dell’est. La XXVIa edizione del festival volge lo sguardo alla Mitteleuropa, presentando al pubblico una scelta di autori della ex Jugoslavia, Ungheria, Austria, Cechia, Russia. La rassegna esprime la capacità del CRAF di lavorare in rete, recependo i diversi linguaggi della fotografia e delle arti visive con valore internazionale.

Il nuovo che appare, non è solo il titolo di una delle mostre in programma a Villa Savorgnan di Lestans (21 luglio – 9 settembre) ma il concetto chiave del ricco calendario espositivo. Prima finestra ad est Istria tra XIX e XX secolo con le opere di Alois Beer e Paul Scheuermeier al centro civico “Sandro Pertini” di Lignano Sabbiadoro (2 luglio -31 agosto). All’antico Ospedale di Santa Maria dei Battuti di San Vito al Tagliamento sarà allestita invece la personale di Olga Tobreluts-Nuove Mitologie(19 luglio – 30 settembre). L’artista russa espone una serie raffinata di elaborazioni in digitale legate al tema dell’arte classica, del simbolismo, della mitologia, rivisitate secondo gli schemi concettuali della pubblicità contemporanea. La coppia Jan e Sarah Saudek, alla quale viene assegnato l’International Award of Photography (XVII edizione), immortala con Allegorie dell’umanità (Galleria Tina Modotti di Udine,20 luglio – 16 settembre; Sale espositive di Palazzo Tadea, 21 luglio - 9 settembre - portfolio) la figura umana tanto nella sua erotica sensualità quanto nell’imperfezione delle forme. A Palazzo Tadea, dove il 21 luglio avrà luogo la cerimonia di premiazione e inaugurazione della rassegna, si terranno le mostre di Giovanni Gastel La perdita dell’innocenza e di Roberto Kusterle Segni di pietra (21 luglio – 9 settembre), entrambi autori ai quali verrà tributato il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia (XXVI edizione). Villa Savorgnan ospiterà anche la personale di Pamela Bralia Ritratti di una comunità, Sequals e di Massimo Crivellari Ritratti di industria. Una giornata alla Sole (21 luglio - 9 settembre). Sempre a Lestans, alla Galleria John Phillips di Villa Ciani si confronteranno le opere di Frantisek Kratky e Pavel Kopp con K&K due sguardi sull’Italia. Un secolo di fotografia tra le immagini di due boemi (21 luglio – 9 settembre).

Tra le nuove sedi del circuito espositivo diffuso, il Mulino di Ampiano a Pinzano al Tagliamento dove sarà presentata la mostra Praga tra magia e speranza 1963-1980 di Carlo Leidi (21 luglio – 19 agosto). Le opere, tratte dagli archivi del Centro spilimberghese, narrano l’ultima grande manifestazione di massa nella capitale in difesa dell’indipendenza nazionale del 28 febbraio 1968. Si prosegue alla volta dell’Ungheria con You are here di Gabriella Csoszó alla Sala Roma di Valvasone (26 luglio- 26 agosto). La rassegna si concluderà con il ritratto della Russia di Sergey Mahimishin L’ultimo impero vent’anni dopo al Museo delle Coltellerie di Maniago (15 settembre – 14 ottobre) e Aftermath. Tendencies of post Yugoslavian photography al Parco 2 di Pordenone (20 ottobre 2012 – 20 gennaio 2013).

Sarà inoltre attivata, da luglio a settembre, l’iniziativa Andar per mostre con esposizione di fotografie di autori sloveni nei locali pubblici della provincia di Pordenone.

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Jan e Sarah Saudek

Allegorie dell'umanita'

A cura di Walter Liva

Jan Saudek (Praga, 1935) studia al Ginnasio dove inizia a dipingere e disegnare. Frequenta poi la Scuola di Fotografia Industriale di Praga. Nel 1950 viene assunto presso una tipografia e nel 1959 riceve in regalo una Flexaret 6 x 6.

Dopo aver realizzato nel 1963 la sua prima mostra personale a Praga, decide di dedicarsi totalmente alla fotografia creando una sorta di book che parlasse delle persone cui era personalmente legato, influenzato in questa scelta anche dalla Family of Man di Edward Steichen. Nel 1969 arriva per la prima volta negli Stati Uniti, dove viene incoraggiato a sviluppare la sua attitudine alla fotografia. All’inizio degli anni Settanta, individua una stanza studio, sinonimo della sua arte, ovvero uno scantinato dal muro scrostato dall’ umidità, perfetto per sfumature e tonalità di grigio. Dagli anni ’70 la sua reputazione è quindi internazionale. Da allora inizia una presenza costante ai più alti livelli. Moltissime sono state le collaborazioni di prestigio e le mostre delle sue opere ad Anversa, Bruxelles, Bonn, Losanna, Parigi, Chicago, Victoria, Melbourne, Arles, Milano, Varsavia, Essen. Nel 1981 esce la prima monografia a lui dedicata: Il teatro della vita (Milano, nel 1983), in seguito Aperture pubblica The World of Jan Saudek in inglese, francese e tedesco. Inizia a colorare le sue stampe in bianco e nero con l’ausilio dell’acquerello, guardando costantemente al passato, al pre-raffaellismo in particolare. Saudek con un linguaggio diretto e pieno di carica sensuale racconta la bellezza dell’imperfezione e la figura umana nella sua più cruda bellezza, legata all’invecchiamento, agli affanni della vita e della morte, attraversando paesaggi onirici.

Sarah Saudkova (Praga, 1967) si laurea alla facoltà di Economia dell’Università di Praga. Conduce un programma televisivo, per poi diventare partner, modella, manager e moglie di Jan Saudek.

Sarah ha iniziato a realizzare le prime fotografie tutte sue nello studio di Jan, nella seconda metà degli anni ’90. Successivamente ha sviluppato uno stile proprio, pur esplorando territori simili a quelli del proprio mentore. Forse il più forte dei suoi lavori giovanili è The Kiss, 1999, dove dimostra un deciso approccio grafico al soggetto, riprendendolo dal basso: una vista d’effetto di un semplice gesto. Le immagini di Sarah non sconfinano nel pornografico, piuttosto il suo immaginario tende a rappresentare il lato divertente e al contempo romantico della sensualità.

C’è inoltre una profonda intimità nelle sue opere, si avverte la sensazione di essere parte di una famiglia che si ama, come in Holy Virgin, 2003, in cui Sarah impersona la Madonna, The 1st Step e Vis & Vis. In queste immagini viene celebrata la vita.

http://www.craf-fvg.it/

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21 e 22 luglio
ore 11.00-13.00 / 15.00-17.00
Palazzo Tadea, Castello di Spilimbergo,
Sala espositiva Fondazione Ado Furlan

Shooting fotografico con i professionisti
Sara Corsini, e Gianni Cesare Borghesan

Prenotazione obbligatoria
iniziativa gratuita

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Giovanni Gastel

La perdita dell'innocenza

A cura di Guido Cecere

Il nome di Giovanni Gastel è ormai in tutto il mondo sinonimo di fotografia di moda di altissima qualità, uno dei nomi di prestigio legato al Made in Italy, veicolato da decenni sulle più famose riviste del settore. Ma la sua storia professionale comincia negli anni intorno al 1975 con lo Still Life, quel genere di fotografia che richiede massima abilità e concentrazione, che lui stesso considera la migliore palestra per l’espressione della creatività personale e che consiglia anche ai giovani che vogliano avvicinarsi alla professione di fotografo.
Le foto pubblicitarie di oggetti realizzate da Gastel sono famose per coniugare lo spirito del Surrealismo con quello della Pop Art e per la carica di humour che spesso contengono.

Inconsuete, giocose, a volte geniali, strappano spesso il sorriso per la loro simpatia nello sdrammatizzare il compito per cui nascono: quello di mostrare il prodotto come “eroe” della scena. A questo stereotipo lui sostituisce invece la sua capacità di ri-vedere gli oggetti cercando assonanze e spunti nelle loro forme e nei loro colori, per comporre situazioni che spiazzano piacevolmente il lettore, carpendone l’attenzione.
La moda arriva di default e subito Gastel si distingue mettendo in campo il suo raffinato gusto che trae linfa dagli esempi più classici della storia della pittura, premiando sempre la semplicità, l’intensità dello sguardo, la ricerca dell’esaltazione della bellezza e una distillata eleganza ottenuta con mezzi “tradizionali”, come il grande banco ottico in legno, che però lui utilizza spesso col materiale Polaroid. E qui sta la grande novità: un materiale che fino ad allora era stato solo utilizzato come test, viene rivalutato e portato al rango di “definitivo per la stampa” perché siano valorizzate ed apprezzate le sue particolari delicate caratteristiche cromatiche.

Non solo, ma vengono spesso sperimentati alcuni “errori” intenzionali nello sviluppo (tecniche di sviluppo incrociato) che danno risultati assolutamente nuovi e interessanti.

E ancora, vengono utilizzate tecniche di duplicazione, di sovrapposizione di “foto su foto”, insomma una sperimentazione creativa con materiali chimici, prima della grande rivoluzione digitale. Compare, sulla scena del Fashion System, lo stile “alla Gastel”.
Quando il digitale irrompe, lui non si chiude al nuovo, ma con la curiosità che è sorella dell’intelligenza, lo studia, lo capisce e lo mette al servizio della sua fantasia.

Gastel comunque non si accontenta della sola fotografia professionale che pur gli concede grandi spazi di libertà e notevoli soddisfazioni: si cimenta anche nella fotografia “non commissionata” e ci regala, ad esempio, degli inediti appunti di “cose viste” (come lui stesso le chiama) di viaggi e luoghi che ci mostra con uno spirito assai più emozionale che descrittivo e analitico, come del resto fa anche sui set della moda. Sono immagini rarefatte, decolorate, spesso velate da una nebbia argentea in cui si vive un’atmosfera di attesa e d’impalpabile silenzio.
Ancora un altro capitolo della sua ricerca è quello che si è poi concretizzato nella grande mostra e pubblicazione “Maschere e spettri”.
E’ un’importante svolta nel suo modo di fotografare: è come se l’artista, dopo decenni vissuti all’interno della “gabbia dorata” della moda e dell’eleganza, abbia voluto mostrarci l’altra faccia della sua personalità, quella sconosciuta e sorprendente della ricerca profonda che si cela dietro l’apparenza scintillante. Sono immagini forti, impattanti, spesso disturbanti, in cui il volto e il corpo della donna vengono messi a dura prova da un fotografo impietoso che utilizza la post-produzione digitale e una innaturale simmetria fisiognomica mettendo in scena dolore e disperazione, a volte un’anticipazione della morte, proprio in antitesi (o in complementarietà?) con la leggerezza e la bellezza patinata del lavoro quotidiano.

Infine l’ultima sua creazione, “La perdita dell’innocenza” che già nel titolo rivela il percorso iconografico e creativo che si compie sul volto di un’unica modella. La libertà tecnica di manipolazione che Gastel si concede è ormai matura e profonda, supera i limiti classici della rappresentazione e la spinge ai confini fino a generare in noi un sentimento di sgomento, inquietudine e intensa disperazione.
Specchio del tempo che viviamo o, per gli ottimisti, “solo” fotografia, cioè una splendida bugia.

Guido Cecere, giugno 2012

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Roberto Kusterle

Segni di pietra

A cura di Guido Cecere

Quante volte raccogliendo un sasso per lanciarlo nel fiume ci siamo soffermati sulla sua bellezza? In questa serie di immagini, riunite sotto il titolo di “Segni di pietra”, l’artista rappresenta il dialogo tra l’uomo e l’ambiente naturale che lo circonda.
I corpi collocati sulle forme arrotondate dei sassi, levigati e modellati dalle acque del fiume, ne assumono la linea strutturale, la traccia della loro composizione,si piegano, si contraggono, raccolgono i loro segni e colori per dar vita quasi ad un unico elemento.
In altre immagini corpi in movimento penetrano la superficie della pietra assumendo le sembianze di un bassorilievo o di un fossile.
La pietra si trasforma, inoltre, in cuscino, collana, fondale, riveste ed avvolge la pelle che subisce una forma di pietrificazione.

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Altre sedi:
Udine, Lignano Sabbiadoro, Sequals, San Vito al Tagliamento, Valvasone, Pordenone, Maniago,Pinzano al Tagliamento

Apertura della rassegna: sabato 21 luglio ore 18.30

Palazzo Tadea
Piazza Castello, 4 - Spilimbergo (PN)
Da mercoledì a venerdì: 16.00-20.00 / sabato e domenica: 10.30-13.00-16.00-20.00

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