Avatar Love. Nelle fotografie le due bambole/avatar ritoccate rappresentano l'amore idealizzato, quello che necessariamente, nella caducita' della vita terrena, non sara' mai possibile concretizzare.
curatela e testo critico CRISTINA GUERRA
Gioco simbolico o rito catartico? Scherzo artistico o tenero pegno d’amore? “Avatar Love” potrebbe anche dirsi il dono del proprio sentimento amoroso all’eternità, in contrasto con la caducità del passaggio terreno. Il lavoro fotografico realizzato da Paola Viadana, ricostruisce l’esperienza autobiografica dell’artista, attraverso due famose bambole/avatar appositamente modificate per assomigliare ai personaggi reali. Per questo portfolio sono stati ricreati tutti gli oggetti, i vestiti e i particolari fisici appartenenti ai protagonisti proprio per trasporre fedelmente l’intera storia. Come in una sequenza filmica, sono stati ripercorsi luoghi e scorci di vita vissuta, le quinte scenografiche appaiono scelte con una cura speciale e tutto sembra incredibilmente verosimile nonostante l’estrema artificiosità dei protagonisti miniaturizzati. Lo storyboard autobiografico è frutto del lavoro di diversi mesi, durante i quali sono stati allestiti ben 25 set fotografici. L'alta definizione del sensore digitale Hasselblad utilizzato dall’artista gioca un ruolo importante nel rendere ancora più concreta e iperrealistica la percezione di ogni immagine/fotogramma. Gli interventi di postproduzione sugli scatti ottenuti sono quasi inesistenti.
Archetipo del gioco simbolico, le due bambole/avata r ritoccate rappresentano l’amore idealizzato, quello che necessariamente, nella caducità della vita terrena, non sarà mai possibile concretizzare. La scelta dei due avatar non è quindi casuale, affonda piuttosto le sue radici nell’illusoria sicurezza che trasmettono i giocattoli-feticcio. Lo spettatore è chiamato a interpretare e integrare gli scatti di “Avatar Love” con il proprio vissuto personale, aiutato anche dai numerosi oggetti oversize presenti nella composizione. Gelati, citofoni, macchine fotografiche, tubetti del dentifricio ci riconducono a un'idea di vita quotidiana che appartiene all'immaginario collettivo e quindi facilmente condivisibile e rintracciabile nella memoria di ognuno di noi.
Paola Viadana nasce a Monza nel 1968, vive e lavora a Milano. Pittrice esperta di linguaggi legati all’arte e simbologia primitiva, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1999 con 110 e lode. Contemporaneamente alla professione di grafica pubblicitaria, decoratrice murale e docente nelle scuole superiori, utilizza nelle sue ultime opere sempre più lo strumento fotografico, partecipando anche ad interventi di Public Art.
Inaugurazione 19 settembre ore 18
Spaziofarini6
via Farini, 6 - Milano
Orario: lun-gio 15.30-18 + 6 ottobre giornata AMACI 11-14.00
Ingressol libero