Lo spazio nella sua connotazione sociale, politica e architettonica e' indagato da 5 artisti internazionali che ne esplorano il potenziale performativo. Essi investigano e combinano le regole spaziali, le economie e la storia dei luoghi. Partecipano Can Altay, Kevin van Braak, Aldo Giannotti, Shaun Gladwell, Maurizio Mochetti.
a cura di Emanuele Guidi
Artisti: Can Altay, Kevin van Braak, Aldo Giannotti, Shaun Gladwell, Maurizio Mochetti
Between Form and Movements presenta l’opera di artisti internazionali che indagano la questione della produzione dello spazio nella sua connotazione sociale, politica e architettonica per poterlo esplorare attraverso il suo potenziale performativo.
Attraverso le opere appositamente concepite o ripensate per questo progetto, lo spazio - sia esso un edificio, una sua porzione, un monumento, un elemento architettonico fittizio o una città intera – si definisce attraverso la tensione che emerge tra quelle forze che lo pianificano e le relazioni sociali che lo occupano.
Il corpo – sia esso quello dell’abitante, del performer o dello spettatore – è letto come portatore d’informazioni che si formano attraverso la stratificazione di norme, regole e strutture che la società gli trasmette e che ne condizionano il comportamento. Questo comportamento che Bourdieu definisce habitus, viene letto in diretta relazione con lo spazio costruito come una delle principali espressioni culturali e politiche attraverso cui le ‘ideologie’ canalizzano e trasmettono il loro messaggio all’individuo.
Le affordances (inviti) – quelle caratteristiche formali di un oggetto o di un ambiente che ne suggeriscono un utilizzo, un’azione o più generalmente un movimento – diventano quindi, nella pratica degli artisti, uno strumento per rivelare i meccanismi che informano lo spazio e governano chi si muove in esso.
D’altra parte invece, forme di appropriazione e para-funzioni che emergono al di là del progetto o proposito originario e ne ridisegnano il significato, divengono un espediente per agire sull’esperienza del luogo e operare una critica allo spazio stesso in quanto “istituzione”.
Muovendosi sulla linea di questa negoziazione, gli artisti investigano e combinano le regole spaziali, le economie e la storia di certi luoghi, per porre quesiti sul futuro e destino dell’architettura, dello spazio pubblico e delle diverse visioni che di volta in volta ne ispirano la progettazione.
Opening sabato 22 settembre h19
Galleria Enrico Astuni
via Iacopo Barozzi, 3 Bologna 40126
dal Martedi al Sabato 10-13 / 15-19
Domenica e Lunedi su appuntamento