Le opere in mostra sono testimonianza di due maniere diverse di 'fare arte': un percorso dal linguaggio figurativo a quello informale.
Due artisti una personale. Questa la proposta artistica in scena
nella
Galleria di Via Oldrado da Ponte. La mostra ha l’intento di
presentare
due maniere di “fare arte”. Da una parte suscitare emozioni con il
linguaggio figurativo e nello stesso tempo attraverso l’informale
astratto suscitare emozioni paritetiche e profonde.
Questo l’intendo dei due artisti in mostra. Entrambi emiliani. Carla
Battaglia e Giorgio Bernucci, la prima di Reggio Emilia. Attratta dal
colore in tutte le sue sfumature, ha sempre coltivato la passione per
la pittura, frequentando diversi corsi tra i quali, a partire dal
1999,
il corso estivo internazionale che si tiene ogni anno in Danimarca,
presso la Scuola d'Arte Kunsthojskolen di Holbaek, con affermati
artisti europei. Il colore è la mano espressiva che contraddistingue
il
suo linguaggio non solo creativo ma emozionale. In pittura il colore
gravido di materia sulla superficie della tela ha da sempre attratto
l’
interesse e la ricerca di diversi artisti, facile pensare a Rotko se
pur nell’artista emiliana la carica squillante assume un’incisività e
un geometrismo pastoso dai tratti nervosi, giocato su colori spesso
contrastanti.
Il modenese Giorgio Bernucci si forma all’Istituto d’
Arte
Venturi di Modena e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di
Bologna, dove ha seguito il quadriennio di Pittura, prima, e il
biennio
specialistico di Arti visive. Nelle opere propone scorci urbani,
dettagli di architetture e di interni, in cui le forme paiono
sciogliersi, liquefarsi, come se il mondo delle cose fosse investito
da
una vampa che rende tutto plastico e pronto a mutare, o come se noi
stessimo guardando il mondo con occhiali che non riescono a mettere a
fuoco. I colori hanno una fluida opacità che ne cattura e valorizza i
singoli valori cromatici, e Bernucci sa rivisitare tutti i toni, da
quelli più algidi a quelli più caldi, quando la luce di un lampione o
di una lampada squarcia la penombra e diffonde un alone dorato.
La
ricerca di Bernucci va seguita con partecipe attenzione, giacché si
colloca in un filone dell’arte contemporanea che vede il ritorno
imperioso alla pittura, spesso tuttavia segnato dalle incertezze e
dalle angosce del vivere contemporaneo, un riferimento potrebbe
essere lo scozzese Peter Doig, in cui la rivisitazione della memoria e del
sogno pare l’esperienza in cui potere lenire la visione, e la
consapevolezza della devastazione del mondo e della corruzione dei
rapporti tra le persone. I due linguaggi apparentemente contrastanti
compongono una narrazione di convergenze parallele che sembrano
parlare
linguaggi diversi ma congiunti nell’intento di un incontro tra colore
e
parola. Materia e segno. Entrambi comprensibilissimi.
Inaugurazione sabato 22 settembre ore 18.00
Galleria Oldrado da Ponte,
via Oldrado da Ponte 9 Lodi