Voices of truth. Usando strategie e strutture narrative diverse, gli artisti costruiscono le loro opere video combinando informazioni personali, storiche ed elementi fittizi. La voce, assente nel filmato di Ocko, sincronizzata con le immagini in quello di Hasanovic e commento fuori campo in quello di Paci, gioca un ruolo semantico fondamentale.
a cura di Adela Demetja
La mostra Voices of Truth raccoglie i contributi video di Adrian Paci, Ibro Hasanovic e Damir Očko. Usando strategie e strutture narrative diverse, gli artisti costruiscono le loro opere combinando informazioni personali, storiche ed elementi fittizi. La voce, assente nel filmato di Očko, sincronizzata con le immagini in quello di Hasanovic e commento fuori campo in quello di Paci, gioca un ruolo semantico fondamentale.
In The moon shall never take my voice, Očko attinge a tre storie risalenti a periodi diversi, rielaborandole in tre canzoni per una voce muta. La prima canzone si riferisce all’esperienza del silenzio di Gustav Mahler nel 1907, determinante per la composizione della sua decima sinfonia incompiuta, dove l’assenza di suono si trasforma in potente espediente musicale. La seconda canzone descrive la visita di John Cage nella camera anecoica dell’Università di Harvard, un’esperienza che lo ha portato a comporre il brano “4ʼ33”. La terza canzone riguarda Neil Armstrong e la sua esperienza sulla luna – il solo luogo silenzioso mai visitato dall’uomo. L’opera, enigmatica sino alla fine, esplora i confini tra verità e mito nelle storie vere che hanno ispirato il video. La gestualità poetica che emerge da questa performance crea una “realtà” nella quale la voce assente diventa la presenza dell’assenza nonché la storia stessa.
“Non è necessariamente la storia a plasmare una mitologia; piuttosto è la mitologia a determinare ciò che diviene storia.” Con queste parole si apre A short story, un’opera di finzione di Ibro Hasanovic. Dopo la scena iniziale, ambientata in un paesaggio che lentamente si capovolge, un giovane uomo comincia a raccontare una storia che affonda le proprie radici in una profezia riferitagli dallo zio. La narrazione, caratterizzata da un inizio plausibile e da una parte centrale comprensibile, gradualmente diventa sempre più intricata e difficile da seguire. È impossibile procedere a una collocazione temporale degli eventi, data la sovrapposizione di passato, presente e futuro, mentre le scene paesaggistiche in particolare e le scene che coinvolgono un lupo e dei bambini introducono elementi che restano ambigui. Il non sapere se sono il frutto di un’illusione o se stanno accadendo nel mondo narrato, conferisce un carattere fantastico al film di Hasanovic.
Electric Blue è il primo cortometraggio di Adrian Paci. L’artista costruisce una storia ambientata intorno al 1990 in Albania. Il protagonista, che non viene mai mostrato, racconta l’esperienza del suo coinvolgimento nell’industria pornografica come unico espediente per guadagnarsi da vivere. Il film sviluppa diversi filoni narrativi: la storia raccontata dalla voce fuori-campo del narratore, immagini del mondo viste attraverso gli occhi del protagonista e immagini sul monitor della televisione dentro il mondo del film. Elementi fittizi, combinati a filmati di repertorio che documentano eventi realmente accaduti, riflettono la realtà della vita in Albania, che appare divertente e assurda al tempo stesso. Attraverso la storia di un singolo individuo, Paci giunge a evidenziare alcuni aspetti della società albanese nella sua evoluzione.
Damir Očko é nato nel 1977, vive e lavora a Zagabria, Croazia. Nelle sue opere video esplora la relazione tra suono, linguaggio e il simbolismo.
Ibro Hasanovic, nato nel 1981 a Ljubovija nella ex Jugoslavia, vive e lavora a Bruxelles. Dopo aver studiato design del prodotto e comunicazione audiovisiva, egli utilizza semplici messaggi visivi, ma che si caricano pesantemente di significato.
Adrian Paci, nato nel 1969 a Scutari, in Albania, vive e lavora a Milano. Adrian Paci utilizza pittura fotografia, scultura e video per le sue esplorazioni dell'esistenza umana.
Vernissage: 27 settembre 2012. h 19
Villa Romana
via Senese, 68 - Firenze
Orari di apertura: dal martedì al venerdì dalle 14 alle 18 e su appuntamento
ingresso libero