Silenzio, e poi. Omaggio a Duras. L'attenzione si focalizza sulla scrittura, quella di Marguerite Duras. Ne deriva un ciclo di lavori estremamente complesso perche' bisognoso di un duplice livello interpretativo: uno pittorico ed, appunto, uno piu' strettamente letterale. Lo stesso percorso espositivo e' pensato in relazione a questa doppia valenza.
Silenzio, e poi. Omaggio a Duras
a cura di Adelinda Allegretti
Non capita sovente di lavorare con artisti che fanno della letteratura il punto
di partenza per la loro ricerca pittorica. Eppure, nel caso di Paola Bisio -come
sottolinea la curatrice Adelinda Allegretti-, il connubio tra la forza evocativa
della parola e quella del colore è imprescindibile per una giusta
interpretazione della sua più recente produzione. Come già accaduto con "La
tempesta" di William Shakespeare, anche in occasione di questa prima mostra
milanese l'attenzione si focalizza sulla scrittura, quella di Marguerite Duras.
Scrittrice -etichetta che le va stretta, vista l'influenza esercitata sul
pensiero di generazioni di donne-, la Duras, la cui stessa vita si è
identificata a tal punto con la sua opera, tanto da offuscare quella sottile
linea di confine che separa la sua biografia da quella dei suoi personaggi, non
ha mancato di affascinare la Bisio. Ne deriva un ciclo di lavori estremamente
complesso perché bisognoso di un duplice livello interpretativo: uno pittorico
ed, appunto, uno più strettamente letterale. Lo stesso percorso espositivo è
pensato in relazione a questa doppia valenza. Esso ha inizio con due trittici
accomunati dall'elemento marino. L'uomo atlantico e L'amante della Cina del Nord
-inutile dire che i titoli riflettono quelli dei romanzi della Duras- diventano
il pretesto per fissare sulla tela la potenza, ora salvifica ora distruttrice,
del mare. Ne L'uomo atlantico le acque che scorrono in superficie sono di un
azzurro intenso. Le onde sembrano rincorrersi, ma non c'è nulla di giocoso in
tutto questo. Basterà scendere con lo sguardo, giù, sempre più giù, fino a
schiantarsi contro un substrato duro come la roccia, greve, "qualcosa che sembra
reggere il mondo", così lo definisce la Bisio. A fronteggiarlo è il trittico
ispirato a L'amante della Cina del Nord, all'incessante lotta contro il mare
che, silente e puntuale, penetra nel terreno coltivato. A nulla servono i
tronchi di paletuviere, che si stagliano sullo sfondo del cielo notturno,
infilzati nella terra nella vana speranza di rinforzare la diga. Non basteranno
neppure le pietre, né i blocchi di terra: la marea si insinuerà e distruggerÃ
tutto. Pazzia, dolore, rammarico e, alla fine, rassegnazione, tutto raccontato
ed espresso con una tavolozza cromatica ridotta a poco più che ad un monocromo.
Eppure la Duras nei suoi romanzi lascia sempre una via di fuga. "Unica uscita
possibile è l'amore carnale, il coinvolgimento di tutto l'essere che permette il
superamento dell'impasse, del dolore di vivere", afferma la Bisio. Ecco allora
che "la donna in abito lungo" entra nella scena e solo l'amore, persino quello
non corrisposto, carico di passione, che tutto travolge, rende possibile la
catarsi. È il tripudio del rosso.
Inaugurazione Giovedì 29 maggio 2003 - dalle ore 18 alle 22
Sarà presente l'Artista
L'esposizione rimarrà aperta sino al 18 giugno 2003.
Orari: 11-13/15,30-19,15; chiuso domenica, lunedì mattina.
Bianca Maria Rizzi, Via Molino delle Armi, 3 - Milano
Tel. 02-58314940