Personale fotografica di Cristiano Bendinelli. Ogni viaggio e' uno stadio avanzato di conoscenza, un peregrinare di se' nel mondo, tra se' e il mondo, con se' e con il mondo. Questo e' un punto di partenza imprescindibile per il lavoro di Cristiano Bendinelli che non vive il viaggio come il passaggio sterile di un corpo in un luogo verso una destinazione, ma come una ricerca hic et nunc.
di Cristiano Bendinelli
Ogni viaggio è uno stadio avanzato di conoscenza, un peregrinare di sé nel
mondo, tra sé e il mondo, con sé e con il mondo. Questo è un punto di
partenza imprescindibile per il lavoro di Cristiano Bendinelli che non vive
il viaggio come il passaggio sterile di un corpo in un luogo verso una
destinazione, ma come una ricerca hic et nunc. Ciò che interessa Bendinelli
è la testimonianza di eventi, luoghi ma soprattutto persone. Questa però ha
valore solo se autentica, reale, viva come il momento in cui viene colta,
quel momento che si cattura solo con la presenza, con l¹esserci. Stare tra
la gente non è semplice perché richiede lo sforzo essenziale di riconoscersi
uguale agli altri e soprattutto accettare l¹idea che gli altri siano uguali
a noi, qualsiasi sia questo ³altri². La fotografia di Cristiano Bendinelli
non ha un punto di vista diverso da ciò che fotografa, ma sembra immersa
nell¹oggetto/soggetto dell¹immagine. Lo sforzo è quello di non disperdersi
nell¹oltre, ma di focalizzarsi su un evento o su una persona che emerge in
primo piano, qualsiasi sia l¹inquadratura, grazie alla sua realtà . Il tono
però, se di tono si può parlare in fotografia, è quello di un confidente,
lontano da qualsiasi estraneità e diffidenza. Un atteggiamento etico ed
estetico che lo porta naturalmente a potersi confrontare con qualsiasi
³altro², riuscendo quasi a mimetizzarsi, trasformarsi in uno di loro.
Un¹inclinazione evidente nei suoi lavori e che si ritrova ad esempio
nell¹immagine dei due commilitoni indiani del Kashmir che sorridono come
nella foto ricordo di un amico, o in quella di una malata di lebbra che
svela il proprio volto, il proprio segreto, ad un confidente, o
nell¹autoritratto scattato a Skoda in Albania, dove solo il sottotitolo ci
svela la sua presenza, che altrimenti sarebbe sfuggita a chiunque. E qui si
compie la conoscenza, in quel momento in cui ci si palesa che non c¹è in
realtà nessuna trasformazione in atto, ma siamo noi, semplici uomini accanto
ad altri noi stessi. Tale ricognizione trova inoltre un soggetto
privilegiato, quasi un archetipo, nei bambini. Non a caso la foto di
copertina riporta una carrellata di volti infantili, anime primigenie
segnate già da una vita che non dovrebbero ancora conoscere. Lo sguardo si
abbassa e segna la quotidianità di gesti e volti inconsapevoli.
Tutto questo è presente nella mostra ³ESSERCI² di Cristiano Bendinelli che
in 16 immagini (più quella di copertina) ci mostra il lavoro svolto dal 1999
ad oggi. Quattro viaggi in cui la sensibilità dell¹autore si unisce alla
tecnica del reportage senza lo spirito del reporter ma con quello di
³riportare² sensazioni e visioni. Si parte nel 1999 con l¹Albania, subito
dopo lo scoppio della guerra. L¹attenzione di Bendinelli si circoscrive al
primo campo profughi al confine con il Kosovo, nel tentativo di documentare
la voglia dei profughi di trattenere la propria vita nella quotidianitÃ
squarciata da un conflitto che non compare ma che echeggia in ogni immagine.
Il 2000 è in India dove lo sguardo cade sulla malattia, la deformazione
fisica della lebbra e dell¹handicap vissuta come ultima frontiera
dell¹esistenza, in un luogo dove già la normalità è sinonimo di dolore. Il
Dermatological Vimala Center e il Centro per handicappati di Mumbai sono
luoghi dell¹anima prima che del corpo i cui uomini e donne vivono in
disparte la propria sofferenza. Giugno 2001 Kashmir. Dalla capitale
Srinagar, dove un attentato porta il fotografo di nuovo in Nosocomio, fino
ad arrivare a Uri e Somanarg, due avamposti al confine con il Pakistan dove
più che in una guerra, la vita sembra consumarsi nel penoso rito dell¹attesa
di questa. E infine la Palestina nel novembre 2002. Tulkarem, Gaza e
Gerusalemme sono le tappe di un itinerario che avrebbe potuto contemplare
qualsiasi altra città di quelle zone tanto la situazione appare diffusa e
disperata. Qui la testimonianza più forte viene dai bambini, generazioni che
nascono e crescono in un luogo-non luogo, in una nazione che non c¹è e in
una vita senza legittimazione agli occhi del mondo.
Quattro luoghi, quattro storie, tante persone per raccontare che la realtà è
tutta qui, e che se la fotografia serve a qualcosa, serve a darci lo spunto
per trascenderla alla ricerca di ciò che dovrebbe essere. Ognuno di noi
insieme agli altri.
Giuseppe Ceccarelli
Inaugurazione
5 giugno 2003
dalle ore 18 alle 22
Esposizione
dal 5 al 12 giugno
dalle ore 15 alle 20
piazza S. Alessandro 3, Milano
Press Office:
Emanuela Schiavone
PROBEAT AGENCY
via Soperga 36
20127 Milano
tel. 02 28970443-52
fax 02 28970458
Spazio OR-BIT
piazza S. Alessandro 3, Milano