La riscoperta di un maestro tra Simbolismo e Novecento. L'esposizione, a cura di Luciano Caramel, presenta 140 lavori tra dipinti, disegni e decorazioni di architettura, compresi i cartoni per il mosaico del bar Camparino in Galleria Vittorio Emanuele che D'Andrea esegui' fra il 1900 e il 1930.
a cura di Luciano Caramel
Un artista fecondo nella Milano dei primi decenni del Novecento L'esposizione Angiolo D'Andrea. La riscoperta di un maestro tra Simbolismo e Novecento, prodotta da Fondazione Bracco in collaborazione con il Comune di Milano e Skira Editore, curata da Luciano Caramel e allestita nelle sale del Museo di Milano, in Palazzo Morando Attendolo Bolognini, vuole richiamare l'attenzione sul valore formale, estetico e poetico dell'opera di questo artista poco conosciuto, protagonista della vivace stagione artistica milanese dei primi decenni del Novecento, radunando circa centoquaranta opere tra dipinti, disegni e decorazioni di architettura, eseguite tra il 1900 e il 1930. La decisione di dedicargli una prima, ricca retrospettiva nasce dal recente recupero del fondo di dipinti di proprietà della famiglia e della Fondazione Bracco e dall'immediato, entusiasta sostegno offerto dal Comune di Milano, nella reciproca volontà di portare alla conoscenza dei milanesi un artista di grande spessore e trasversali capacità espressive. "La mostra su Angiolo D'Andrea - dichiara Giuliano Pisapia - restituisce al pubblico un artista ingiustamente dimenticato, che ha lasciato a Milano un segno creativo originale e suggestivo".
Diana Bacco, ricordando il ruolo fondamentale del nonno Elio nel "salvataggio" delle opere di D'Andrea, afferma: "Realizzare questa mostra oggi, a distanza di settanta anni esatti dalla morte dell'Artista e in concomitanza con l'85° anniversario della nascita del Gruppo Bracco, ci è sembrata un'iniziativa particolarmente significativa e - in un certo senso - "dovuta": sia nei confronti di mio Nonno e del suo impegno, in veste di imprenditore e mecenate, sia nei confronti di Angiolo D'Andrea, un artista italiano che merita di essere riscoperto in tutto il suo valore". La storia della collezione è semplice e toccante: questo cospicuo numero di lavori si trova nello studio di D'Andrea quando, per ragioni di salute, l'artista è costretto a ritornare nel paese natale, Rauscedo, in Friuli; le opere sono catalogate dall'amico scultore Riccardo Fontana, che si occupa di trovare un collezionista disposto ad acquistare i quadri in blocco. L'acquirente viene individuato nel commendator Elio Bracco di Milano, industriale farmaceutico, che, dopo una visita nello studio del pittore, e due giorni dopo la morte di questi, profondamente convinto del valore dell'artista, accetta di concludere la transazione, consentendo di preservare unita una parte rilevante della produzione di D'Andrea. Nel 1947 Bracco scrive di voler organizzare, dopo aver preparato un catalogo generale delle opere, una mostra postuma di D'Andrea a Milano, senza purtroppo arrivare alla realizzazione del suo sogno. Questo auspicio si realizza ora, e l'esposizione originariamente pensata si arricchisce di quindici opere di provenienza museale: quattro dipinti dal medesimo Museo di Milano in Palazzo Morando, che ospita la mostra; due dal Museo del 900 di Milano; uno dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza; otto disegni dal Mart di Rovereto. Il criterio espositivo segue l'ordine cronologico delle opere, fondamentale per sviscerare i cambiamenti avvenuti nell'arco di un quarantennio nella personalità artistica di Angiolo D'Andrea.
All'interno del percorso sono state inoltre individuate diverse sezioni tematiche: le prime riguardano il lavoro di D'Andrea come disegnatore, illustratore e autore di pitture nell'architettura dagli esordi nel 1900 sino al 1938. Vi troviamo alcune pagine della rivista Arte italiana decorativa e industriale diretta da Camillo Boito e illustrate con grande perizia tecnica da D'Andrea, soprattutto le bellissime tavole di dettagli in cui si era specializzato; pregiati disegni su tavola o acquerello di luoghi storici milanesi come S.Ambrogio, il Duomo, l'Ospedale Maggiore, Porta Romana; e ancora tavole dedicate all'architettura di vari luoghi italiani e viceversa le sue realizzazioni pittoriche per luoghi architettonici come i cinque cartoni eseguiti per le vetrate dell'abside della Chiesa e le due vetrate del Pantheon (la sala dei Benefattori) dell'Ospedale Niguarda. Segue la sezione Tra simbolismo e divisionismo 1910-1925, in cui sfilano tele e tavole dove l'elemento naturale viene sviluppato attraverso l'allegoria e il simbolo, con una evidente influenza dei movimenti pittorici dell'epoca; La tensione al Sacro, anni '10-'20 con il ciclo pittorico dedicato alla Vita di Maria Santissima, realizzato nella prima metà degli anni Venti, dove si spicca la grande tela Gratia plena, del 1922, tra i suoi dipinti più noti, con cui vinse la Biennale di Venezia, affine per tematica e significato a Le cattive madri di Segantini, dove pure risultano evidenti gli echi del movimento simbolista transalpino che si sviluppava in quegli anni in Austria e in Germania. Nella sezione Lo Spirituale nel Naturale il punto di attenzione di D'Andrea si sposta su una spiritualità immanente alla natura. Il paesaggio resta uno dei temi favoriti dell'artista e alcuni magnifici dipinti sono esposti nella sezione Natura e paesaggio, 1905-1932, in cui emerge la contemplazione poetica dei luoghi più svariati, dalle natie regioni alpine alla Sicilia. Infine, altre opere mirabili trovano posto nelle sezioni Gli anni della Grande Guerra, 1915-1918, con disegni e dipinti di luoghi della sua terra fissati in presa diretta durante i combattimenti, vissuti in prima persona; La figura femminile. La Maternità. L'eros, con alcune splendide Maternità e infine Le suggestioni del genere: fiori e nature morte, 1910-1930, dove sfilano fiori e gemme di molte specie, dai colori vivacissimi e brillanti. Il catalogo della mostra, a cura di Luciano Caramel, con saggi del curatore, di Kevin McManus e di Stefano Aloisi è edito da Skira, che contribuisce alla produzione e organizzazione della mostra.
L'allestimento, progettato da Luca Rolla e Alberto Bertini, disegna una superficie continua che rimodella gli spazi del palazzo e accompagna il visitatore lungo il percorso espositivo. Appuntamento dunque a Palazzo Morando, per scoprire - o riscoprire - un artista versatile e fecondo, che ha lasciato un segno di grande qualità nella pittura e nell'architettura dei primi decenni del Novecento milanese e lombardo. Angiolo D'Andrea. Una breve biografia Angiolo D’Andrea nasce a Rauscedo, in Friuli, il 24 agosto 1880. Mancano documenti sulla sua formazione artistica. Il primo dato certo è la presenza come illustratore, dal 1900, sulle pagine di «Arte italiana decorativa e industriale», rivista diretta da Camillo Boito, a cui l’artista collabora fino al 1905, inclusi gli anni 1902-1903, quando è militare di leva a Napoli. Nel 1906 si trasferisce stabilmente a Milano, dove esordisce nel 1907 nell’Esposizione di Primavera della Permanente. Tra quell'anno e il 1911 è incluso nel repertorio pubblicato nel periodico «Modelli d’arte decorativa» con lavori connessi a diversi settori dell’arte applicata. È però nella decorazione architettonica che, fin dal 1910, D’Andrea trova importanti riconoscimenti, collaborando col grande architetto Giulio Ulisse Arata. Nel 1915 è in Sicilia, dove torna nel 1918, e forse anche in altre date, dopo il biennio 1916-1917 in cui, combattente al fronte in Valsugana, esegue efficaci disegni dal vero. Di nuovo a Milano, nel 1919 collabora alle decorazioni per la Prima Esposizione Lombarda di Arte Decorativa, partecipa, come già negli anni Dieci, alle Esposizioni Nazionali di Brera ed espone nell’importante Galleria Pesaro. Nel 1922 è alla Biennale di Venezia e in quegli anni realizza i cartoni per il mosaico del bar Camparino-Zucca in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, la sua impresa decorativa più celebre. Sempre di allora è un ciclo di dipinti sulla Vita della Vergine Maria. Dalla seconda metà degli anni Venti, la presenza pubblica di D’Andrea va sempre più diradandosi, forse, tra l'altro, per il vincente clima del Novecento, dall'artista non condiviso. Unico evento di rilievo, la realizzazione nel 1938 di due vetrate per il Pantheon (Sala dei Benefattori) del nuovo Ospedale di Niguarda. Nel dicembre 1941, l'artista, gravemente malato, torna al paese natale, dove muore il 10 novembre 1942. All'indomani, Elio Bracco, suo estimatore, acquista in blocco attraverso lo scultore Riccardo Fontana, amico del pittore, le molte opere ancora presenti nello studio milanese e le custodisce nella speranza di realizzare una grande mostra dedicata al pittore, allora impedita dalla guerra e ora qui giunta in porto grazie agli eredi.
Catalogo edito da Skirà editore
in collaborazione con Fondazione Bracco
Info: www.fondazionebracco.com
Inaugurazione mercoledì 7 novembre ore 18
Palazzo Morando
Via Sant'Andrea, 6 - Milano
Orari: martedì - domenica 9.00-13.00/14.00-17.30; lunedì chiuso
Ingresso gratuito