Marco Zoppo
Giorgio Schiavone
Ludovico Lazzarelli
Severino Marche
Laura Paola Gnaccolini
Del XV secolo. Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento. L'esposizione approfondisce la complessa iconografia di queste carte da gioco: stampe su carta da incisioni a bulino, miniate a colori e oro.
a cura di Laura Paola Gnaccolini
Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento
Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, esercitando il diritto di acquisto
all’esportazione, ha comprato il più antico mazzo di tarocchi italiano completo (che è
anche il più antico esistente al mondo), noto come mazzo Sola Busca dai nomi dei precedenti
possessori (la marchesa Busca e il conte Sola), e l’ha destinato alla Pinacoteca di Brera, che già
conservava un gruppo di 48 carte, parte di un prezioso mazzo tardo-gotico realizzato per il duca
di Milano (mazzo cosiddetto Brambilla).
La mostra intende presentare questa importante acquisizione al grande pubblico,
indagandone per la prima volta in maniera approfondita il contesto culturale e le possibili
fonti, la complessa iconografia, arrivando così anche a precisarne la datazione e a
identificare l’artista che lo ha realizzato e l’umanista che ne ha suggerito l’iconografia,
aspetti tutti che non sono mai stati in precedenza sviscerati dalla critica.
Il gioco dei tarocchi, inizialmente noto come “triumphi” (la parola “tarocchi” pare sia stata
introdotta per la prima volta in un documento del 1505), risulta documentato in Italia come gioco
dei ceti più elevati a partire dal quinto decennio del XV secolo soprattutto in area ferrarese, dove
si conservano molti documenti relativi alla fornitura di mazzi miniati o a stampa per membri della
famiglia ducale, dei quali però per il momento non pare essersi conservata traccia.
Viceversa, nella totale assenza di attestazioni documentarie, in Lombardia si conservano esempi
molto precoci di carte da tarocchi miniate (mazzi frammentari per le famiglie Visconti e Sforza)
di cultura tardo-gotica e diverse carte giustamente famose per la loro bellezza si conservano dal
1971, come già ricordato, proprio presso la Pinacoteca di Brera. Soltanto in un secondo
momento il gioco è documentato anche a Bologna e Firenze, mentre gli studiosi ancora
dissentono sull’eventuale antichità o meno della tradizione veneziana.
Si trattava di mazzi destinati al gioco nelle corti, un gioco raffinato di tipo intellettuale, ben
diverso dai giochi di carte praticati nelle osterie, spesso deplorati e sanzionati dalle leggi; mentre
totalmente estraneo al gioco all’epoca era l’aspetto “divinatorio”, che sarebbe diventato
prevalente con la scuola francese del XVIII secolo.
In questo contesto, il mazzo Sola Busca si presenta come eccezionale da tanti punti di
vista. Anzitutto è il più antico mazzo completo, composto da ben 78 carte, 22 “trionfi” e 56
carte dei quattro semi tradizionali italiani (denari, spade, bastoni e coppe). Si tratta di stampe su
carta da incisioni a bulino, montate anticamente su cartoncino, che sono poi state
miniate a colori e oro.
In secondo luogo l’iconografia dei “trionfi” si discosta da quella più tradizionale dei
mazzi quattrocenteschi, una sequenza che dal Bagatto arrivava fino al Mondo e al Giudizio
Universale (Angelo), in una sorta di percorso di elevazione del giocatore dalle condizioni più legate
alla terra fino a Dio. Nei tarocchi Sola Busca, invece, i “trionfi” ospitano una serie di figure di
guerrieri dell’antichità romana (in molti casi legati alla saga di Mario), ovvero eroi della storia
biblica, legandosi in qualche modo alla tradizione degli Uomini illustri proposti come exempla da
imitare, che affondava le sue radici nella cultura medievale, da Petrarca a Boccaccio, utilizzati
come fonti da molti artisti (anche se in molti casi è possibile leggere in controluce alcuni dei
soggetti più tradizionali dei “trionfi”: è il caso ad esempio del Trionfo della Fortuna in
Venturio.X o del Trionfo della Morte nel Catone.XIII). Ancora al tema degli Uomini illustri
(apparteneva infatti ai Nove Prodi) rimanda la figura di Alessandro Magno, a cui è dedicato nel
mazzo il seme di Spade. Una figura che, grazie all’episodio dell’elevazione al cielo su un carro
trainato da grifoni era divenuta a partire dal Medioevo per molti signori italiani (come gli Este e
gli Sforza) un simbolo dell’anelito all’immortalità.
Le maggiori particolarità a livello iconografico si riscontrano però nel seme di Denari,
dove diverse carte, come si è riconosciuto per la prima volta in occasione di questo
studio, alludono a fasi della coniazione (quindi un procedimento di lavorazione dei
metalli) e alcune sono spiegabili solo sulla base della tradizione alchemica medievale che,
come è noto, mirava alla pietra filosofale per l’ottenimento a partire dai metalli più vili dell’oro dei
filosofi ovvero dell’elixir di lunga vita, se non proprio farmaco dell’immortalità almeno rimedio
contro molte malattie.
Tra queste si segnalano per l’iconografia alchemica in particolare il 4 di Denari (la Terra madre
dei metalli), il 5 di Denari (l’elemento maschile = l’alchimista che ingravida la terra per ottenere il
lapis philosophorum, con l’utilizzo del fuoco) e il 9 di Denari (la nigredo o morte della prima materia,
primo gradino del processo alchemico). Queste immagini divengono comprensibili grazie anche
al confronto con la ricchissima iconografia che accompagna uno dei più preziosi codici alchemici
italiani, il Raimondo Lullo (Opera Chemica) della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (B.R.52).
Nel 10 di Coppe troviamo un’altra chiave di lettura del mazzo, e cioè un ritratto di orientale che è
possibile identificare, per confronto con il codice alchemico della Biblioteca Laurenziana di
Firenze (Asburn.1166), in Ermete Trismegisto, indicato già dal XIII secolo come padre
dell’alchimia nell’introduzione alla traduzione latina del trattato del famoso alchimista arabo
Morieno. Questa figura emblematica ci consente di collegare il mazzo agli interessi ermetici degli
umanisti italiani, riaccesi dalla presenza in Italia di un codice contenente quattordici dei quindici
trattati del Corpus Hermeticum, che vennero tradotti in latino, come è noto, nel 1463 da Marsilio
Ficino a Firenze, su incarico di Cosimo il Vecchio (col titolo di Pimander) e poco dopo dati alle
stampe a Ferrara e a Treviso, con una straordinaria diffusione in tutta Italia.
Lo stile delle carte, fin qui giudicato di area ferrarese, a una più attenta analisi condotta sulla
base di alcune carte sciolte dello stesso mazzo da una serie non miniata (eseguita a stampa e
conservata all’Albertina di Vienna) e su diverse incisioni già avvicinate dalla critica alla stessa
mano (Martirio di san Sebastiano e Ercole e Anteo di Vienna, Due donne in profilo di Berlino) ha
portato, proprio in occasione di questa mostra, a identificare l’artista con il pittore
anconetano Nicola di maestro Antonio, noto finora per una raffinata produzione su
tavola. Della sua mano sono in mostra quattro importanti esempi che si scalano dalla metà degli
anni settanta del Quattrocento alla fine degli anni ottanta: molto importante è la Pala Massimo,
uscita eccezionalmente dalla cappella privata ove è conservata, che tradisce la formazione
dell’artista sui testi degli squarcioneschi, da Marco Zoppo (in mostra la Testa di san Giovanni
Battista dei Musei Civici di Pesaro) a Giorgio Schiavone (Madonna col Bambino del Museo Correr di
Venezia), per arrivare ai raffinati grafismi di Carlo Crivelli (di cui la Pinacoteca possiede diversi
importanti polittici degli anni ottanta, esposti nella medesima sala), con cui addirittura sembra
gareggiare in opere come il San Bartolomeo (La Spezia, Museo Lia), le Due donne in profilo (Berlino) o
molte figure dei Tarocchi.
Il profondo interesse antiquario documentato nei “trionfi” trova riscontro nella possibilità di
confrontare alcuni profili delle carte con monete romane (Milano, Civiche Raccolte
Numismatiche del Castello Sforzesco) e nel comune retroterra culturale con umanisti come
Giovanni Marcanova e Felice Feliciano, che ugualmente uniscono cultura antiquaria e interessi
alchemici.
Sempre in occasione dello studio per la mostra si è individuato come possibile ideatore
del programma iconografico l’umanista Ludovico Lazzarelli, nativo di San Severino
Marche, figura molto complessa di poeta e filosofo, conoscitore del greco e dell’ebraico, di
alchimia e cabala (in anticipo su Pico della Mirandola), che visse a lungo nella Roma di papa Sisto
IV e poi a Napoli presso re Ferdinando d’Aragona. Viene considerato dagli studiosi uno dei
massimi esponenti della corrente umanistica dell’ermetismo cristiano, che mirava al
raggiungimento di una conoscenza superiore grazie alla fusione di fonti classiche, ermetiche e
cristiane.
Quanto alla datazione e al possessore del mazzo, ci soccorrono le iscrizioni (oggi mutile ma
lette nel 1938 dallo Hind) che ricorrono su molti scudi presenti nelle carte e l’identificazione degli
stemmi, ora effettuata in occasione di questo studio: il mazzo Sola Busca, probabilmente da
poco stampato, venne miniato nel 1491 a Venezia con grande probabilità per Marin
Sanudo il giovane, famoso storico autore dei Diarii, del quale la critica ha sostanziato di
recente anche interessi in campo alchemico.
Si tratta quindi in conclusione di uno straordinario prodotto dell’umanesimo italiano nel
momento di massima fiducia nelle capacità creatrici dell’uomo, in grado di utilizzare per il
momento ancora senza preclusioni tutte le fonti note, letteratura classica e religiosa, e testi
filosofici, ermetici, magici, alchemici, penetrando in questo modo il segreto dei segreti, allo scopo
di arrivare a un livello sempre più alto di una conoscenza quasi divina. Questo percorso si compie
attraverso le carte, un vero mazzo per un raffinato gioco, probabilmente usato solo nella versione
a stampa (di cui infatti ci sono rimaste solo poche carte sparse in vari musei) e non per quanto
attiene al nostro mazzo, che dovette essere conservato come prezioso tesoro, visto il perfetto
stato in cui si trova.
Il gioco prevedeva un percorso di perfezionamento interiore che partiva dagli exempla degli
Uomini illustri dell’antichità per arrivare, tramite la pratica alchemica e la conoscenza delle
dottrine ermetiche, fino allo stadio di “uomini divini”, in grado di generare altre “anime divine”,
in una sorta di compartecipazione alla Creazione, secondo le più moderne concezioni
dell’ermetismo cristiano.
Programmata da Sandrina Bandera, Soprintendente e Direttore della Pinacoteca di Brera,
con l’intento di presentare al pubblico un importante acquisto effettuato dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, la mostra, prodotta in collaborazione con Skira editore, e
con il contributo del Corriere della Sera, si deve all’ideazione di Laura Paola Gnaccolini,
storica dell’arte della stessa Pinacoteca, specialista di miniatura e di pittura del
Rinascimento.
Il catalogo, edito da Skira, contiene oltre al saggio della curatrice e le schede delle opere
in mostra (redatte anche con la collaborazione degli specialisti Rodolfo Martini e Matteo
Mazzalupi), un consistente contributo di Andrea De Marchi, dell’Università degli Studi di
Firenze, sulla personalità del pittore anconetano Nicola di maestro Antonio, qui individuato quale
autore dei Tarocchi Sola Busca.
Questa mostra è la prima parte di un importante ciclo espositivo sui tarocchi che proseguirà nel
nuovo anno. Dal 20 febbraio al 7 aprile 2013, infatti, presso la Pinacoteca di Brera sarà
allestita la seconda mostra dedicata all’altro prezioso mazzo del XV secolo appartenente alle
collezioni del Museo, dal titolo I tarocchi Bembo. Dal cuore del ducato di Milano alle corti padane.
Il ciclo delle mostre di Brera proseguirà poi per tutto il 2013 con altre due iniziative: la
prima (primavera-estate) dedicata alla collezione di autoritratti appartenuti a Cesare Zavattini e
recentemente acquisiti dalla Pinacoteca; la seconda (autunno-inverno) al fondo di pittura
lombarda del Seicento, conservato quasi completamente nei depositi.
Per agevolare le visite del pubblico a questo importante ciclo di mostre, e per favorire una
maggiore fidelizzazione alla Pinacoteca, è stato istituito un abbonamento, al costo di 22,00
euro, che permetterà il libero accesso al Museo e alle mostre fino alla conclusione dell’ultima
iniziativa programmata, e dunque fino al dicembre 2013.
Le sezioni della mostra
I. L’eredità squarcionesca: Marco Zoppo e Giorgio Schiavone
Marco Zoppo, Testa del Battista, tempera su tavola. Pesaro, Musei Civici
Giorgio Schiavone, Madonna col Bambino, tempera su tavola. Venezia, Museo Correr
II. L’autore dei Tarocchi Sola Busca: il pittore anconetano Nicola di maestro Antonio
Nicola di maestro Antonio, Tarocchi Sola Busca, 14 carte di Bastoni. Milano, Pinacoteca di Brera
Nicola di maestro Antonio, Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista, Lorenzo, Stefano e Antonio di Padova, tempera su tavola. Roma, Palazzo Massimo alle Colonne
Nicola di maestro Antonio, San Bartolomeo, tempera su tavola. La Spezia, Museo Amedeo Lia
Nicola di maestro Antonio, Cristo morto sorretto da due angeli, tempera su tavola. Jesi, Pinacoteca
Comunale
Nicola di maestro Antonio, San Giacomo Maggiore, tempera su tavola. Avignone, Musée du Petit
Palais
Nicola di maestro Antonio, Martirio di san. Sebastiano, incisione (Hind E.III.21). Vienna, Albertina
Nicola di maestro Antonio, Ercole e Anteo, incisione (Hind E.III.25). Vienna, Albertina
Nicola di maestro Antonio, Due donne in profilo, incisione. Berlino, Kupferstichkabinett
III. Il rapporto con l’antico
Nicola di maestro Antonio, Tarocchi Sola Busca, 22 carte dei Trionfi. Milano, Pinacoteca di Brera
Nicola di maestro Antonio, 8 carte del mazzo di tarocchi, stampe da incisioni a bulino. Vienna,
Albertina
Aureo di Caligola con la testa radiata di Augusto, oro. Milano, Civiche Raccolte Numismatiche del
Castello Sforzesco (in deposito dalla Pinacoteca di Brera)
Denario dell’imperatore Tiberio, argento. Milano, Civiche Raccolte Numismatiche del Castello
Sforzesco
Aureo dell’imperatore Claudio, oro. Milano, Civiche Raccolte Numismatiche del Castello
Sforzesco (in deposito dalla Pinacoteca di Brera)
IV. Il mito dell’immortalità e la cultura ermetica
Nicola di maestro Antonio, Tarocchi Sola Busca, 14 carte di Spade. Milano, Pinacoteca di Brera
Aureo dell’imperatore Nerone, oro. Milano, Civiche Raccolte Numismatiche del Castello
Sforzesco (in deposito dalla Pinacoteca di Brera)
Ludovico Lazzarelli, De imaginibus deorum gentilium, manoscritto, cc. 30. San Severino Marche,
Biblioteca Comunale
V. Il tarocchi Sola Busca e l’alchimia
Nicola di maestro Antonio, Tarocchi Sola Busca, 14 carte di Denari. Milano, Pinacoteca di Brera
Raimondo Lullo, Opera Chemica, manoscritto membranaceo, miniature di Girolamo da Cremona.
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
Nicola di maestro Antonio, Tarocchi Sola Busca, 14 carte di Coppe. Milano, Pinacoteca di Brera
Johannes von Teschen (et alii), Miscellanea alchemica, manoscritto membranaceo. Firenze,
Biblioteca Medicea Laurenziana
Catalogo Skira editore
Ufficio Stampa Skira
Lucia Crespi, tel. 02 89415532 - 02 89401645, lucia@luciacrespi.it
Conferenza stampa presso la Sala della Passione martedì 13 novembre ore 11.30
Inaugurazione martedì 13 novembre dalle ore 18.00 alle ore 20
Pinacoteca di Brera
Via Brera, 28 – Milano
Accesso disabili da via Fiori Oscuri, 2
Orari: 8.30-19.15 da martedì a domenica (la biglietteria chiude alle 18.40), chiuso lunedì
Biglietti
Intero: € 10,00
Ridotto: € 7,00
Abbonamento per la Pinacoteca e le mostre: € 22,00 (valido fino a dicembre 2013)
Gruppi: prenotazione obbligatoria, € 2,00 a persona
Scuole: prenotazione obbligatoria, € 10,00 a classe
Prenotazioni
Per gruppi, scuole e singoli: tel. 02 92800361, www.pinacotecabrera.net
Attività didattica a cura dei Servizi educativi della Pinacoteca di Brera: tel. 02 72263.219/262, www.brera.beniculturali.it/Servizi educativi