Izabela Jaroszewska
Gaetano Mainenti
Claudio Massini
Francesca Piovesan
Manuela Sedmach
Davide Skerlj
Massimo Premuda
Sei artisti accomunati da un profondo approccio meditativo e da una rigorosa disciplina del fare, parte integrante del processo creativo che porta a una reale trasformazione della materia e del visibile. Opere di Manuela Sedmach, Gaetano Mainenti, Izabela Jaroszewska, Francesca Piovesan, Davide Skerlj, Claudio Massini.
A cura di Massimo Premuda
Giovedì 15 novembre alle ore 18.00, allo spazio DoubleRoom inaugura la mostra
“meditiamoci su” organizzata in collaborazione con Studio Tommaseo e il Gruppo78.
L’esposizione, curata da Massimo Premuda, raccoglie le opere di sei artisti accomunati da un
profondo approccio meditativo e da una rigorosa disciplina del fare.
La pratica della concentrazione ed educazione della mente viene restituita allo spettatore in
forma di ricerca interiore e artistica. Immagini, pensieri e azioni degli autori hanno risvolti
spesso filosofici e un alone quasi alchemico. La pratica del fare e del sapere per questi artisti è
parte integrante del processo creativo e porta a una reale trasformazione della materia e del
visibile verso esiti imponderabili.
La mostra si apre con l’opera Heimlich (segretamente) di Manuela Sedmach. A svelare il
segreto nascosto all’interno del dipinto l’artista non ci pensa proprio: fra nebbie d’atmosfera
leonardesca che abbagliano lo sguardo, il mistero resta occulto negli abissi di un deserto senza
tempo e senza fine. Un quadro dal forte impatto meditativo che ci costringe a confrontarci con
noi stessi, come di fronte a uno schermo capace di proiettare le più profonde manifestazioni
della nostra mente.
Diversa è invece la riflessione di Gaetano Mainenti che con la sua Quinta Passeggiata ci
accompagna in un’installazione in cui il disegno a grafite incontra un circuito elettrico. Il
lavoro prende ispirazione dalla lettura de Les Rêveries du promeneur solitaire di Rousseau, in
cui l’isolamento conduce a una sorta di meditazione laica: la conclusione è che l’individuo è il
vero topos, il luogo dell’immaginazione.
In questo contesto solitario ben si inseriscono le foto
Zen della fotografa polacca Izabela Jaroszewska in cui minuscoli esseri umani, che nulla
hanno a che vedere con il sublime romantico, si confrontano con l’immensità dei deserti
sabbiosi. Sono persone sole, all’eterna ricerca di una strada, che solo nel rapporto con la
natura trovano indicazioni per un’oasi di raccoglimento.
Ottocentoventisette sono le parti in cui Francesca Piovesan ha suddiviso il proprio corpo per
poterne misurare la superficie di pelle. L’artista per circa un mese, con cadenza pressoché
giornaliera, ha tracciato, documentato e annotato queste misure, in una pratica mandalica
professata nella solitudine del suo studio che lei stessa definisce “un appuntamento quotidiano
a cui non posso mancare”.
La Pelle è protagonista anche della scultura a parete di Davide
Skerlj, sulla cui superficie bianchissima incontriamo gusci d’uova, stoffa, carta fotocopiata e
spago. L’epidermide è un efficacissimo regolatore della temperatura corporea e un importante
veicolo d'informazioni sull'esterno, ma è anche, come testimoniato fin dall' antichità, una delle
prime forme di conoscenza del proprio sé, inteso come fusione di personalità, anima,
sensazioni ed emozioni.
La mostra si chiude infine con un’opera di Claudio Massini che rappresenta un vero e
proprio trionfo di calici metafisici volti a scrivere, o meglio, a incidere fisicamente la superficie
pittorica in una sorta di preghiera laica. Una raffinatissima e delicata tavoletta monocroma
che racchiude in sé tutta la consapevolezza scaturita da una costante dedizione alchemica al
fare.
Inaugurazione giovedì 15 novembre 2012 ore 18.00
DoubleRoom
via Canova, 9, Trieste
Orari: lunedì - giovedì 17-19
Ingresso libero