Andrea Covelli, Marco Galofaro, Emilio Giusti, Michela Melone. La mostra e' imperniata sulle ricerche di quattro artisti che elaborano il loro lavoro attorno ad una visione fantastica delle anime che percorrono le metropoli.
Andrea Covelli, Marco Galofaro, Emilio Giusti, Michela Melone
La mostra è imperniata sulle ricerche di quattro artisti che elaborano il loro lavoro attorno ad una visione fantastica delle anime che percorrono le metropoli.
Andrea Covelli utilizza come mezzo espressivo la fotografia, cercando immagini che siano al contempo suggestione e provocazione, scatti provenienti dalla Roma storica o dalla periferia prototecnologica. E' evidente il collegamento culturale di questo fotografo con il lavoro di Mimmo Rotella, lo stesso Covelli definisce le sue delle 'non-foto', una sorta di 'defotografie' che nascono inquadrando manifesti pubblicitari sui muri, cercando sovrapposizioni di colori, oggetti, carte, persino visi di persone, tutti strappati dal tempo.
Il lavoro di Emilio Giusti è totalmente pittorico, con forti radici nei lavori dei grafitisti che però rivelano delle correlazioni sia con il linguaggio infantile di Twombly che con l'espressionismo tedesco, soprattutto nelle forme satiriche utilizzate da Otto Dix e George Grosz. Le tele dipinte con gesti veloci di Giusti tendono a porgere allo spettatore dei personaggi che si esplicano come grottesche maschere della società consumistica, immagini tratte da un mondo in cui è la realtà stessa a farsi surreale attraverso il micidiale cocktail di superficialità ed idiozia di cui si compone.
Sulla scia del grafitismo converge anche il lavoro di Marco Galofaro; piccoli segni di colori accesi a riempire interamente fogli bianchi, un ricercatissimo disordine che crea nello spettatore l'impressione di avere davanti l'evoluzione dei segni simbolici delle arcaiche religioni africane, ma anche la ricerca raffinata del simbolismo d'oriente, in particolar modo dell'India. Una confusione ed una mescolanza di luoghi, prima ancora che di stili, che, come ha scritto Fabrizio Buratta, appartengono alla visione di un uomo che è 'un po' clochard un po' bohème, ma il cui sguardo non tradisce, è generoso e geniale; insomma, un nomade, ma con le idee chiare'.
Una pittura decisamente più introversa, espressione di personali stati d'animo, è quella di Michela Melone. La passione che quest'artista nutre per il colore inteso come materia da plasmare l'ha spinta perfino ad abbandonare l'uso del pennello da lei vissuto come un'appendice intermedia che separa anziché unire l'artista all'opera. L'artista dipinge quindi direttamente con le prorpie mani, con il desiderio di 'toccare le proprie emozioni e vederle prendere forma sulla tela'. Nascono in questo modo dei lavori decisamente tendenti all'onirico, con una forma pittorica che si dirama dalle ricerche estetiche elaborate in Italia nei primi del novecento da artisti come Carlo Levi, ma fondendosi con una tecnica naïf elaborata in maniera del tutto personale dalla Melone.
DATE E ORARI: DAL 19 GIUGNO AL 6 SETTEMBRE 2003
DALLE 16.00 ALLE 20.00, CHIUSO SAB. E DOM
INAUGURAZIONE: 19 GIUGNO h.18.30
EVENTI: 19 GIUGNO h. 18.00 Presentazione del libro 'La terra del Sol' di Michela Melone
23 GIUGNO h. 18.00 Presentazione del libro 'Hotel Albachiara' di Rita D'Amario
PATROCINIO: COMUNE DI ROMA XI MUNICIPIO
INFO: 06.5759475
LUOGO: GARD, VIA DEI CONCIATORI 3/i, ROMA