85 opere di Giorgio Morandi, riorganizzate in un percorso espositivo che trova collocazione all'interno della Collezione Permanente rinnovata nelle sue sezioni. Il Museo Morandi e' infatti temporaneamente ospitato nella sede del MAMbo per consentire i lavori di ripristino dei danni causati da infiltrazioni d'acqua acuitesi in seguito agli eventi sismici che hanno colpito l'Emilia Romagna.
Apre al pubblico domenica 18 novembre l'allestimento delle opere di
Giorgio Morandi al MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna negli spazi
della Collezione Permanente.
Conclusi il trasferimento da Palazzo d'Accursio e i lavori di riallestimento,
da domenica 18 novembre sono visibili al MAMbo 85 opere di Giorgio
Morandi, riorganizzate in un percorso espositivo che trova collocazione
all'interno della Collezione Permanente rinnovata nelle sue sezioni.
Il museo anticipa alle ore 11.00 l'apertura ed è previsto un momento
istituzionale alla presenza del Sindaco Virginio Merola, dell'Assessore alla
Cultura, Politiche Giovanili e Rapporti con l'Università Alberto Ronchi,
dell'Assessore agli Affari Istituzionali, Servizi Demografici, Turismo, Attività
Produttive, Commercio e Legalità Nadia Monti, di Lorenzo Sassoli de
Bianchi e di Gianfranco Maraniello, rispettivamente Presidente e Direttore
dell'Istituzione Galleria d'Arte Moderna e del garante testamentario Carlo
Zucchini. Per favorire la condivisione con la cittadinanza di questa nuova
modalità di fruizione del patrimonio morandiano, l'ingresso al pubblico
alla Collezione Permanente sarà gratuito per l'intera giornata di
domenica, dalle ore 11.00 alle ore 20.00.
Lo spostamento temporaneo dalla sede storica del Museo Morandi era
stato deciso lo scorso settembre dal Comune di Bologna, in accordo con il
C.d.A. dell'Istituzione Galleria d'Arte Moderna - a cui la collezione pertiene
- e il garante del lascito, a causa di infiltrazioni d'acqua dal tetto di
Palazzo d'Accursio, acuitesi in seguito agli eventi sismici del maggio
scorso, che hanno provocato danni ai muri con possibile pericolo per la
tutela dei dipinti, delle opere grafiche e del patrimonio librario.
Il progetto espositivo nella sede del MAMbo analizza i temi e le stagioni
che hanno caratterizzato l'attività di Giorgio Morandi e offre una rilettura
del suo percorso anche attraverso i lavori di autori contemporanei che, in
un inedito dialogo, enfatizzano l'importanza e la straordinaria attualità
della sua ricerca. Una prima area tematica denominata Oltre il genere
evidenzia come nature morte e paesaggi, ovvero i motivi frequentati
assiduamente da Morandi, costituiscano la via privilegiata per superare i
temi della rappresentazione a favore di una concentrazione sulla pratica
pittorica. A seguire, la sezione Tempo e composizione esemplifica come
nell'approccio agli oggetti comuni, allo spazio dei paesaggi, ai fiori di
stoffa, Morandi individui composizioni di geometrie elementari come cubi,
cilindri, sfere e triangoli in cui si esprime l’essenza delle rispettive qualità
visibili. Sulla tela l’artista spoglia l'oggetto di ogni elemento superfluo per
restituire, limpido, il sentimento del visibile. Il rigore formale delle Nature
morte morandiane, si accompagna a un'atmosfera silenziosa e
contemplativa in particolare per i celebri “fiori”, che qui vediamo accostati
a una tela - Tulip Sundae, 2010 - che l’artista americano Wayne Thiebaud
ha voluto donare al museo e che testimonia quanto sia attuale l’influenza
di Morandi sulla cultura visiva contemporanea internazionale. Conclude il
percorso di questa sezione l'installazione dell'opera video dell'artista
londinese Jesse Ash Composing a Battle for Narrative , 2011, recentemente
acquisita nella Collezione Permanente MAMbo.
Si prosegue con il tema La superficie pittorica che mette in risalto
l'equilibrio delle composizioni morandiane, comune a tutte le tecniche.
Negli acquerelli, che caratterizzano l'ultima stagione, il colore liquido e
quasi monocromo, steso secondo griglie geometriche pur perdendo ogni
valenza di contorno, esalta le forme e i volumi attraverso le diverse
gradazioni tonali. La pittura, a partire dagli anni Cinquanta, è definita da
un alternanza di positivo e negativo, forme piene e vuote armonicamente
accordate secondo perfetti accordi compositivi e cromatici che
determinano di volta in volta la costruzione volumetrica degli oggetti.
La presenza, in questa sala, di un opera di Sean Scully - Long Light, 1997
- mostra come il pittore irlandese abbia pienamente accolto la lezione
coloristica di Morandi.
Nell'area tematica successiva, La poetica dell'oggetto , le nature morte
della maturità – colore, forma, massa, luce, spazio, ombra e
ambientazione – divengono poco più che suggestioni. Le sagome
sfumano una dentro l'altra in una fusione di luci e colori ma l'oggetto
rimane nella memoria dell'artista e sulla tela come forma stabile e
primaria, elemento fondante di una poetica che non prescinde mai dalla
realtà. È qui visibile l'ultima Natura morta dipinta e firmata da Morandi nel
1964 che rimase sul cavalletto come epilogo o possibile apertura di una
nuova stagione. Il tema dell'oggetto sempre presente e visibile seppur
nella sua dissolvenza emerge con forza nel lavoro qui esposto di Tony
Cragg - Eroded Landscape, 1999 - in cui i bicchieri, le bottiglie e i vasi che
lo compongono trascendono la propria funzione manifestandosi in una
fisicità effimera, ma durevole. Chiude il percorso espositivo una sezione di
approfondimento sulla figura e l'opera di Giorgio Morandi in cui sono
presentati una serie di dieci immagini fotografiche dello studio e degli
oggetti dell'artista realizzate da Jean-Michel Folon e il video
documentario di Mario Chemello La polvere di Morandi, 2012, prodotto da
Imago Orbis con la collaborazione del Museo Morandi. Trova inoltre
collocazione in questa parte conclusiva l'opera dell'artista americano
Mike Bidlo Not Morandi (natura morta), 1943), 1985, recentemente entrata
a far parte della Collezione Permanente MAMbo.
Il patrimonio librario del Museo Morandi, contestualmente allo
spostamento delle opere, dal 18 novembre trova collocazione ed è
consultabile presso la Biblioteca del Museo d'Arte Moderna.
La presenza della collezione morandiana negli spazi del MAMbo, oltre a
mettere in risalto la grande influenza dell'artista nel contemporaneo, crea
un collegamento con le vicende artistiche bolognesi, con la storia del
museo, con le sue ragioni fondanti e la vocazione di galleria civica - si
pensi ad esempio alla stagione delle acquisizioni di Francesco Arcangeli
- generando un legame con l'impostazione della Collezione Permanente
che ripercorre la storia dell'arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi
vista attraverso l'esperienza dell'ex Galleria d'Arte Moderna. Grazie a un
continuo incremento del patrimonio garantito da restauri, nuove
acquisizioni, donazioni e prestiti in comodato, la Collezione è
costantemente oggetto di ricerca e rinnovamento. Da ottobre 2012 il
percorso espositivo si articola in nove aree tematiche che documentano
alcuni tra gli aspetti più innovativi della pratica artistica dalla seconda
metà del Novecento fino a oggi.
In apertura, Arte e ideologia racconta l'impegno civile, politico e sociale
che informa il panorama artistico italiano dall'inizio degli anni Sessanta e
il caratterizzarsi di Bologna come “laboratorio politico e intellettuale”,
immagine che si rivela anche in molte opere del MAMbo. Tra le più note,
I Funerali di Togliatti di Renato Guttuso, artista che dà voce alle parti in
prosa nella pellicola La Rabbia di Pier Paolo Pasolini, di cui si presenta
qui un emblematico estratto. Il regista e poeta è a sua volta protagonista
dell'azione Intellettuale di Fabio Mauri avvenuta nella sede storica
Galleria d'Arte Moderna nel suo anno di fondazione: il 1975. Tra gli altri
lavori esposti spicca anche Morire per Amore di Roberto Sebastian Matta,
che stimola la discussione sul tema ”Arte e Rivoluzione” tramite il
riferimento alla morte di Che Guevara. Emergono nel complesso una
chiara vocazione politica e una marcata impostazione ideologica
nell'avvio delle attività della GAM.
A seguire, l'area 1977 – Arte e Azione descrive il clima di una stagione
spartiacque per l'Italia in generale e per Bologna in particolare. La storia
della città è infatti irreversibilmente segnata da un'inedita e proliferante
creatività da un lato e da eventi particolarmente drammatici dall'altro.
In tale contesto “raccontato in tempo reale” da Radio Alice l'arte scende
nelle piazze, sui muri della città e sollecita istanze comportamentali nei
cosiddetti happening. È nello stesso anno che la GAM organizza la
Settimana Internazionale della Performance, presentando in un ambito
istituzionale le più innovative esperienze di body art, azionismo e pratiche
multimediali. Fra i maggiori protagonisti della rassegna compaiono
Marina Abramovic e Ulay, Gina Pane, Hermann Nitsch e Luigi Ontani.
Il percorso prosegue con 1968. I – Nuove Prospettive, dedicata alla
campagna di acquisizioni messa in atto da Francesco Arcangeli in
occasione della Biennale di Venezia del 1968 che appare all'epoca
sorprendente alla luce degli studi accademici più noti del grande critico,
rivolti all'informale e ai filoni storici e poetici dell'arte emiliano-romagnola.
Opere di Gianni Colombo, Enrico Castellani, Bridget Riley o Giovanni
Korompay fondano così il primo nucleo di collezione della GAM che si
caratterizza per un interesse verso le ricerche spaziali e ambientali che
sarà integrato dalle presenze di Grazia Varisco, Getulio Alviani,
Dadamaino, Gruppo T e Gruppo N e da diversi protagonisti dell'Arte
Cinetica e Programmata. L'area successiva 1968. II – Arte Povera è
rappresentativa dell'emergere sulla scena artistica di Alighiero Boetti, Pier
Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Giuseppe Penone e Gilberto
Zorio che, alla fine degli anni Sessanta, saranno riuniti da Germano
Celant insieme a Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz,
Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto e Emilio Prini sotto la denominazione
di Arte Povera, dando vita al movimento italiano internazionalmente più
noto e influente della seconda metà del XX secolo. Superamento dei limiti
spazio-temporali e della forma compiuta dell'opera a favore di una
maggiore focalizzazione sui processi, sul valore intrinseco dei materiali,
sulla natura e il sensorio come possibilità di vita e non di
rappresentazione ne sono i tratti distintivi. Si muovono in un orizzonte
affine, in alcuni versanti della loro ricerca, Eliseo Mattiacci, Hidetoshi
Nagasawa, Marco Gastini, Luigi Mainolfi, Claudio Parmiggiani.
A seguire, il percorso testimonia la notevole attenzione che le collezioni
della Galleria d'Arte Moderna hanno avuto verso gli obiettivi
esplicitamente espressi dal manifesto di Forma 1 firmato nel 1947 da Carla
Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille
Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, per proseguire con l'area
dedicata a L'Informale , che esemplifica diverse declinazioni dell'arte
astratta apparse in Italia negli anni Cinquanta e ricondotte al clima
internazionale che va sotto tale nome. Nel 1983 si tiene alla Galleria d'Arte
Moderna la mostra Informale in Italia, dedicata a Francesco Arcangeli e
curata da Renato Barilli e Franco Solmi, che costitusce una fondamentale
ricognizione degli sviluppi nazionali della tendenza. Vi compaiono, tra
l'altro, indagini concentrate sulle potenzialità plastiche e compositive
della materia, come in Alberto Burri, Carlo Corsi, Leoncillo, Pinot Gallizio,
Germano Sartelli e, in fotografia, Nino Migliori – qui accostati allo
spagnolo Antoni Tàpies - o sull'efficacia espressiva del segno e del
gesto, come in Gastone Novelli. Alla fine degli anni Cinquanta artisti come
Pirro Cuniberti e Concetto Pozzati si avviano a superare questi fenomeni
accennando a rigenerate possibilità di forma e di figura. Personalità a se
stante è invece Fausto Melotti, uno dei maggiori scultori italiani del secolo
scorso, maestro nel modulare forme e cromie di particolare eleganza,
disposte nello spazio con sapienti andamenti ritmici.
Il percorso continua con Arcangeli: l'Ultimo naturalismo. Figura di spicco
della cultura bolognese e direttore della Galleria d’Arte Moderna dal 1958
al 1968, durante il mandato di Francesco Arcangeli vengono acquisite
molte opere importanti, scelte per documentare sia le preferenze e i gusti
prevalenti dell’epoca sia le ricerche che il critico intuiva come
maggiormente promettenti. Ampio spazio era accordato all’arte
regionale, senza trascurare eminenti artisti italiani e stranieri, come
Roberto Sebastian Matta, Renato Guttuso, Alberto Burri, Leoncillo, Antoni
Tàpies. Fra i contributi critici più significativi di Arcangeli compaiono due
famosi articoli pubblicati sulla rivista “Paragone” negli anni Cinquanta, nei
quali vengono riuniti, con la definizione di “Ultimi naturalisti”, alcuni pittori
attivi nell’Italia settentrionale: Pompilio Mandelli, Mattia Moreni, Ennio
Morlotti, Sergio Vacchi, Sergio Romiti, Vasco Bendini. Lo studioso ne mette
in luce la capacità di trasferire nel gesto e nella materia pittorici le
sensazioni derivate dal confronto con il dato naturale. Con questo
particolare versante dell’Informale si confrontano Ilario Rossi e, ai suoi
esordi, Mario Nanni. La cura nell’evidenziare i tratti distintivi di una
poetica ricongiungendola al corso complessivo della storia dell’arte
caratterizza anche il denso studio che Arcangeli dedica all’amico Giorgio
Morandi, del quale, nel 1961, acquisisce per la Galleria d’Arte Moderna un
gruppo di incisioni, primo nucleo di quella che nel tempo diventerà la più
ricca raccolta pubblica di opere dell’artista. Un trait d'union che nel
percorso diventa anche spaziale con l'inizio della sezione dedicata a
Morandi nel secondo tratto della Manica Lunga del museo.
Le ultime parti della Collezione danno conto, rispettivamente degli
sviluppi più recenti dell'arte italiana e delle ultime acquisizioni
dell'Istituzione. Focus on Contemporary Italian Art vuole essere un
laboratorio di conoscenza ed esperienza delle pratiche proposte da
artisti italiani attivi negli ultimi decenni, che si sono trovati a operare dopo
i successi dell’Arte Povera e della Transavanguardia. La generazione
nata o formatasi negli anni Settanta ha conosciuto la fine delle utopie, la
disgregazione del sociale e il ripiegamento riflessivo sul senso della
propria appartenenza a un mondo tecnocratico del quale il soggetto non
si sente più protagonista. Ne consegue l’impossibilità di logiche di gruppo,
ma anche una frammentata e aperta ricerca verso valori antieroici che
trasferiscono le ragioni dell’arte dal perché al come, dall’utopia alla
contingenza del presente. Con Focus on Contemporary Italian Art, in
partnership con UniCredit, MAMbo ha creato una piattaforma di sostegno
ad artisti italiani delle ultime generazioni, aiutandoli nella realizzazione di
lavori da presentare in importanti rassegne internazionali e promuovendo
innovative pratiche per favorire la crescita generale del sistema dell'arte
in Italia.
Il percorso della Collezione si chiude con Nuove Acquisizioni, area in cui
attraverso le opere esposte viene data testimonianza delle mostre
personali di importanti artisti internazionali realizzate dal MAMbo negli
anni scorsi. Sono qui visibili: Light Study 1, del duo de Rijke de Rooij,
risultato di un'indagine sui processi di trasmissione fotografica della
ricezione soggettiva del colore nell'ambito di una più ampia ricerca
sull'utilizzo delle impressioni cromatiche in ambito politico; Oppenheimer (I
am Become Death, Destroyer of the Worlds) di Matthew Day Jackson,
trasposizione sotto le forme di una deità indiana della figura del fisico
statunitense Robert Oppenheimer, inventore della bomba atomica, di cui il
titolo riprende una famosa dichiarazione; nei collage di Plamen Dejanoff
– The Bronze House, 2012 - è invece ricorrente l'ispirazione originaria al
grande architetto francese Le Corbusier per un progetto di un colossale
edificio in bronzo che l'artista si è proposto di realizzare nella propria città
natale di Veliko Tarnovo, in Bulgaria, sulla scia dell'epica Colonna Infinita
di Constantin Brancusi.
La Collezione Permanente e la Collezione del Museo Morandi al MAMbo
sono visitabili martedì, mercoledì e venerdì dalle 12.00 alle 18.00, giovedì,
sabato, domenica e festivi dalle 12.00 alle 20.00. Biglietto intero
(comprensivo di accesso alle mostre temporanee) € 6, ridotto € 4.
Il Dipartimento educativo MAMbo organizza visite guidate, laboratori e
attività animate per gruppi e scolaresche specificamente dedicate alle
Collezioni del MAMbo e del Museo Morandi, pubblicate sul sito
www.mambo-bologna.org. Per informazioni e prenotazioni telefonare al
numero 051 6496652 o inviare una mail a mamboedu@comune.bologna.it.
CorrainiMAMboartbookshop rialleste parte dei suoi spazi per l'occasione,
arricchendo la selezione di titoli e oggetti inerenti l'opera del pittore
bolognese e ospitando tra i suoi scaffali la linea di merchandising del
Museo Morandi.
Ufficio Stampa MAMbo
Elisa Maria Cerra
Silvia Tonelli
tel. 051 6496653 / 608 - ufficiostampamambo@comune.bologna.it
Ufficio Stampa Comune di Bologna
Raffaella Grimaudo
tel. 051 2194664 – raffaella.grimaudo@comune.bologna.it
Presentazione al pubblico il 18 novembre alle 11 con ingresso libero fino alle 20
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna spazio Collezione Permanente
via Don Minzoni, 14 - Bologna
Orario: merc-ven 10.30-13.00 e 15.00-18.00; sab-dom e festivi 10.30-19.00
Ingresso: intero 6 euro, ridotto 4