Doppia personale "A fuoco"
Il 24 novembre 2012, nell'ambito della rassegna Zip-mostre Lampo che prevede interventi artistici di un solo giorno, inaugura presso la galleria blublauerspazioarte di Alghero la doppia personale di Cristiano Andreini e Roberta Filippelli intitolata A Fuoco, a cura di Mariolina Cosseddu. Durante la serata lo chef Cristiano Andreini, si cimentera' in una performance gastronomica. La formula indiscutibile per indicare le dosi degli ingredienti essenziali nella cucina e' una sola: quanto basta. Questa locuzione dichiara la conoscenza e la consapevolezza profonda dei segreti dell'arte culinaria. In punta di piedi, sperando di non essere notata e in modo da non intralciare il lavoro febbrile dei cuochi, Roberta Filippelli si e' aggirata nel territorio sconosciuto di acciaio e vapori, odori e comande e ne ha raccolto un "reportage" intenso e suggestivo. Il suo lavoro va visto come un lungo racconto, apparentemente oggettivo e lucido, in realta' incantato da sfrigolii, bollori, ticchettii che tagliano, insaporano, volteggiano in un continuo accadimento che rende instabile e precaria la situazione scenica. In una cucina avviene di tutto e niente e' come sembra. Soprattutto in un luogo di sperimentazione come quella degli Andreini. In questo tempio dove vige un preciso protocollo di intesa con tutto il personale, dove ogni cosa e' calcolata nei tempi e nelle battute, nei ritmi e negli intrecci, i rituali hanno un ruolo fondamentale ma le alterita', le trasgressioni e gli azzardi sono il sale che condisce la classica pietanza. E per questo Roberta Filippelli e' tornata tante volte nella cucina di pentole e fuochi accesi, per capire il processo, l'iter che trasforma un'idea nella "bellezza del piatto", secondo la nota definizione di Gualtiero Marchesi. Si e' percio' imbattuta in silenzi e concentrazioni, in menti che pensano e mani che lavorano in sequenze operative dove il risultato non e' mai scontato; semmai la sfida e' l'ambizione di conciliare la memoria dei sapori con il gusto spiazzante, allarme della mente e del palato dove si puo' creare un corto circuito e offrire sorpresa, meraviglia, sobbalzi di piacere. Gli scatti infiniti (per scegliere quello giusto, quello che puo' dire il momento e la verita' della scena) colgono tutto: ogni angolo e ogni cosa appare rivelata, messa in luce nella nudita' degli oggetti e dei cibi, e niente appare mai identico agli altri oggetti e agli altri cibi. Il video che documenta l'incontro tra l'indiscreto sguardo della fotografia e il nervoso affaccendarsi di un'officina in ebollizione, rivelata dalla presa in diretta dei rumori e delle voci di una brava filmaker come Laura Piras, crea l'illusione di portarci con mano nell'intimita' di un privato messo a nudo, voyeristicamente offerto alla curiosita' inopportuna. Cosi', nell'ordine immacolato di piatti e stoviglie, nell'inox che rispecchia la realta' mobile, lo sguardo tenta di non lasciarsi sfuggire la metamorfosi delle cose, la densita' di regole non scritte e creativita' fluttuante nell'aria. Tra oli che colano e tegami consumati da fuochi perennemente accesi, Roberta Filippelli ha voluto rendere l'evidenza non edulcorata di un luogo di saperi, di maestria e di sensibilita' al gusto e alla vista. E tutto sembra avere proprieta' estetiche, proprio laddove niente nasce come tale. Ma nella costruzione dell'immagine, nell'impaginazione di luci e volumi, di dettagli e assemblaggi, anche la cucina puo' diventare uno spazio dell'immaginazione al servizio dei sensi. Quanto basta per trasformarlo in un luogo poetico.