Le fotografie degli altri. Schmid non e' un fotografo, ma un collezionista, un catalogatore. Nel suo continuo lavoro di ricerca egli ha indagato tutte le pratiche fotografiche diffuse a livello di massa. La mostra comprende 60 immagini anonime e 40 libri nei quali sono presenti fotografie di temi e generi eterogenei. Il progetto "Come esiste quello che esiste" Nicola Nunziata e' realizzato nell'ambito di Art Around; ripercorre Viaggio in Italia, raccolta di 220 immagini comprendente il lavoro di 20 fotografi realizzata nel 1984 e oggi conservata presso il museo.
a cura di Roberta Valtorta
Il Museo di Fotografia Contemporanea prosegue nello studio e nella divulgazione al pubblico delle più
significative trasformazioni dei linguaggi della fotografia contemporanea con una mostra dedicata a
Joachim Schmid, realizzata con il supporto di Deutsche Bank. Schmid è un artista tedesco che per
l’originalità e l’attualità della sua opera e del suo pensiero gode di grande notorietà a livello
internazionale, ma che è ancora troppo poco conosciuto in Italia.
La mostra è accompagnata da un volume che raccoglie scritti di studiosi internazionali e da un
importante progetto educativo dal titolo Parlami di te, dedicato al dialogo tra generazioni diverse con
l'utilizzo delle immagini.
Joachim Schmid (nato a Balingen, Germania, 1955, lavora e vive a Berlino) lavora intensamente con la
fotografia dai primi anni Ottanta, ma non è un fotografo in senso stretto. Infatti egli non fotografa e
non produce alcuna immagine.
Nel 1989, in occasione del 150mo anniversario dell’invenzione della fotografia, ha provocatoriamente
dichiarato: “Nessuna nuova fotografia finché non saranno utilizzate fino in fondo quelle già
esistenti!”, una dichiarazione alla quale è rimasto fedele fino a oggi.
La posizione di Schmid nasce dalla consapevolezza che la “civiltà dell’immagine” vede una continua e
sempre crescente produzione di fotografie, in un vero e proprio processo di proliferazione, fino
all’assuefazione e alla saturazione, talvolta al non-senso.
Schmid decide dunque di sospendere la produzione e “si limita” a cercare, raccogliere, riutilizzare
fotografie già esistenti e scattate da altri, ma anche figurine, inviti di mostre, manifesti, cartoline,
immagini stampate su libri, giornali, dépliant, trovate nei mercatini, negli archivi, o prelevate da siti
internet e social network. Le toglie dunque dal grande flusso della comunicazione contemporanea, le
archivia, se ne appropria, le associa tra loro, talvolta le manipola, in cerca di nuovi possibili significati.
Egli è dunque non un fotografo, ma un collezionista, un entusiasta del riciclaggio, un catalogatore.
E’ molto probabile che negli anni Joachim Schmid abbia visto ma soprattutto utilizzato più immagini di
ogni altro uomo al mondo. Nel suo continuo lavoro di ricerca egli ha indagato tutte le pratiche
fotografiche diffuse a livello di massa e tutti i diversi linguaggi della fotografia.
Fondatore nei primi anni Ottanta della rivista “Fotokritik”, nel 2009 ha creato la ABC Artists’ Book
Cooperative, all’interno della quale si dedica, insieme ad altri artisti, al self-publishing utilizzando le
tecnologie del print-on-demand. Sia come artista che come organizzatore culturale ha contribuito
anche in senso teorico al dibattito sulla fotografia, sviluppando una forte riflessione che ha radici in due
questioni fondamentali dell’arte contemporanea: da un lato l’idea di ready made, proposta da Marcel
Duchamp, che ha cambiato i destini dell’arte del Novecento e oltre, dall’altro quella della “morte
dell’autore”, così come Roland Barthes l’ha per primo formulata.
La vasta opera di Joachim Schmid rappresenta oggi un’idea postmoderna profondamente presente
nell’arte contemporanea: quella di riappropriazione e di ridestinazione dei prodotti della cultura degli
uomini a significati sempre nuovi e diversi.
Il suo nuovo ironico motto oggi è: “Per favore non smettete di fotografare”.
Tra i suoi innumerevoli lavori più importanti Bilder von der Strasse (1982-oggi), Archiv (1986-1999),
Photogenic Drafts (1991), Belo Horizonte (1992-1993), Statics (1995-2003), Arcana (1996-2008),
Photographic Garbage Survey Project (1996-1997), Decisive Portraits (1998), The Face in the Desert
(1999), Meetings (2003-2007), Untitled Portraits (2007), e i recenti Other People’s Photographs (2008-
2011) e Bilderbuch (2010-2012).
La mostra proposta dal Museo di Fotografia Contemporanea e realizzata grazie al sostegno di
Deutsche Bank, è composta da fotografie della serie Bilderbuch (Libro di immagini) e comprende 60
immagini anonime e 40 libri nei quali sono presenti fotografie di temi e generi eterogenei, raccolte da
Schmid negli anni e organizzate in sequenza. Sia in mostra che nei libri il pubblico si trova davanti a
decine e decine di immagini trovate, rimosse dal loro contesto originale e presentate senza alcun
commento, estranee tra loro, l’una accanto all’altra.
Il libro, che ha lo stesso titolo della mostra, Joachim Schmid. Le fotografie degli altri, comprende un
“saggio visivo” di Joachim Schmid e scritti di studiosi internazionali, Mark Durden, Joan Fontcuberta,
Simone Menegoi, Franco Vaccari, Roberta Valtorta, John Weber, è edito da Johan & Levi e sostenuto
dall’Associazione Amici del Museo di Fotografia Contemporanea.
Il progetto educativo dal titolo Parlami di te, è realizzato a cura della Biblioteca e del Servizio
Educativo del Museo di Fotografia Contemporanea in collaborazione con il Centro Culturale Il Pertini
di Cinisello Balsamo, e sostenuto da Fondazione Cariplo (bando "Avvicinare nuovi pubblici alla
cultura"). Attraverso incontri, workshop, dibattiti, lavoro di gruppo, un elevato numero di cittadini
appartenenti a generazioni diverse raccolgono fotografie familiari, figurine, stampati, documenti visivi e
scritti, immagini da internet, per produrre insieme una serie di libri.
La mostra viene presentata al pubblico da una conversazione tra Joachim Schmid e due teorici della
fotografia: il critico e curatore Simone Menegoi e il fotografo Franco Vaccari. Durante la serata
saranno affrontati i temi principali dell'indagine di Schmid in relazione alle nuove tensioni che
attraversano la società e l'arte contemporanea.
Ufficio stampa Museo di Fotografia Contemporanea, 02 66056633, ufficiostampa@mufoco.org
Deutsche Bank, 02 40243218, francesca.baldussi@db.com
Goethe-Institut Mailand, 02 7769171, info@mailand.goethe.org
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1.12.12 - 19.01.13
Nicola Nunziata
Come esiste quello che esiste
a cura di Roberta Valtorta e Matteo Balduzzi
Ripercorrendo in molte direzioni il fondo fotografico Viaggio in Italia (l’importante raccolta di 220 fotografie del progetto realizzato da Luigi Ghirri nel 1984, comprendente il lavoro di venti fotografi italiani impegnati nella ridefinizione dell’immagine del paesaggio italiano e contemporaneamente nel rinnovamento dei linguaggi della fotografia italiana – oggi conservata presso il Museo di Fotografia Contemporanea), Nicola Nunziata ha creato un progetto su più livelli.
Ha riflettuto infatti sulla nozione di paesaggio, tra esperienza individuale e collezione pubblica, memoria ed esperienza estetica. Da un lato alcuni mesi fa ha realizzato una serie di affissioni pubbliche a Cinisello Balsamo con le quali ha sparso nel tessuto urbano e diffuso tra i cittadini alcune frasi e pensieri sul paesaggio. Dall’altro ha condotto una personale rilettura delle fotografie degli artisti che hanno partecipato al famoso e ormai mitico progetto, da quelle di Luigi Ghirri stesso a quelle di Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Fulvio Ventura, tra gli altri. Nunziata ha indagato la consistenza delle fotografie originali conservate nell’archivio del Museo, il loro formato, i materiali di cui sono costituite le stampe, la loro superficie, i colori, i segni trovati sul retro delle stampe, le firme degli autori, ogni piccolo particolare che parla della storia e del senso di quelle immagini realizzate tra anni Settanta e primi anni Ottanta. Ha dunque vissuto un incontro con la fisicità di questi oggetti fotografici.
Le “immagini di immagini” di Nicola Nunziata proposte in mostra rappresentano un “viaggio” di tipo concettuale e poetico di tono molto intimo, una interrogazione non solo sul significato del fotografare il paesaggio, ma sul senso stesso dell’atto del fotografare. Nunziata non ha indagato infatti il mondo “reale”, ma il mondo delle immagini, rivivendo queste fotografie così importanti che fanno ormai parte della storia dell’arte in percorsi personali; così facendo ha compiuto una riflessione sui concetti di archivio e di conservazione, ma anche sull’idea di fruizione, di lettura, di interpretazione. Ha viaggiato dentro Viaggio in Italia (un poco alla maniera in cui Luigi Ghirri nel 1973 compì un viaggio mentale sulle pagine dell’atlante), restituendo i suoi pensieri in una sorta di delicato diario.
Come esiste quello che esiste è realizzato nell’ambito di Art Around_immagini per lo spazio pubblico, un percorso nel territorio del Nord Milano che ha visto otto giovani artisti impegnati nella realizzazione di altrettante opere site-specific in otto luoghi della cultura, due convegni, numerosi incontri e workshop tematici.
Il progetto è realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo e il contributo di Fondazione Pirelli, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Camera di Commercio di Milano e Associazione Amici del Museo di Fotografia Contemporanea, e con la partnership tecnologica di Epson, Sony e Pubblistil.
Inaugurazione della mostra: sabato 1 dicembre 2012 ore 18
Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda, via Frova 10 , Cinisello Balsamo – Milano
Orari: mercoledì-venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19
Ingresso libero