Salute To Art Basel Miami 2012. Sculture in ceramica. "L'arte d'oggi esalta la miseria economica del fare per uscire dalla miseria cerebrale del sentire" (P. Daverio).
L'inizio del XXI secolo verrà un giorno ricordato come “Gli anni della miseria” a
conclusione del trentennio inventato da un attore americano diventato presidente, il
quale trentennio passerà probabilmente alla storia come “ciclo del trash”.
11.09.2001 si celebra la miseria del gesto umano con il crimine delle Torri Gemelle
a New York. La Biennale veneziana allora curata da Harald Zseemann è eccellente
perché riesce già nel mese di giugno a prevedere il disastro di settembre. Poi la
Biennale si adatta e le edizioni 2003/5/7 celebrano la miseria del gesto
intellettuale, che sarebbe poi il pensiero vuoto quando viene tradotto in azione
inutile. In fine Wall Street nel 2008 celebra la miseria della finanza e la
distribuisce su tutto il globo terrestre.
Sicché la Biennale di Venezia edizione 2009 celebra, nel vuoto di pensiero totale,
con l'automatismo geniale tipico degli imbecilli etimologici, il vuoto definitivo
d'un mondo chic che non sa più che cosa dire al mondo check.
E il mondo choc? Il mondo choc, che sarebbe quello dell'arte che continua
imperterrita ad affermare la propria vitalità, sta scoprendo una sua strada nuova.
Dalla miseria politica come da quella finanziaria si esce dando potere
all'immaginazione, da quella intellettuale dando potere all'intelligenza.
Dalla miseria artistica si esce dando tutto il potere alla fantasia. Un esperimento
degno d'attenzione è in corso qui, a Savona, dove la fantasia artistica prende oggi
due strade altrettanto radicali.
La prima consiste in una rifondazione dei termini utilizzati: se a Venezia la mostra
curata dallo svedese di Francoforte si trova a premiare come migliore artista il
tedesco che ha progettato il bar, lo si capisce in quanto per i popoli germanici e
scandinavi il vero luogo della creatività è sempre stata la birreria. In Italia la
questione è diversa: qui sul mediterraneo le arti plastiche si sono da sempre
articolate in architettura, scultura e pittura, dai dibattiti socratici fino alle
diatribe rinascimentali. Rifondare il linguaggio vuol dire oggi ridare senso
semantico a questi termini. Ovviamente provando strade diverse dal marmo, dal bronzo
o dalle pareti affrescate. Questa rifondazione passa quindi attraverso l'indagine su
materiali differenti capaci di portare nell'attualità i generi di sempre. Il che
consente di intuire l'altra strada che prende l'arte nel suo risorgere…
L'arte d'oggi esalta la miseria economica del fare per uscire dalla miseria
cerebrale del sentire.
I creativi attuali della ricerca sono oggettivamente miserabili nel senso più
autentico del termine: non hanno mezzi per grandi studi, per materiali costosi, per
trasporti impegnativi, per allestimenti faraonici. Tutta roba quest'ultima
dell'epoca appena conclusa nel vortice della catastrofe.
La scultura di Paolo Anselmo si sviluppa nel più arcaico dei materiali, la
terracotta, quella che ha bisogno di poco per diventar eterna, fuoco e colore. Ma è
pure questa terracotta un materiale che ha approfittato fino in fondo delle
innovazioni tecnologiche d'un secolo appena concluso, generoso di scoperte al tal
punto d'avere consentito la crescita fisica degli oggetti, la plasticità delle
crete, la follia dei colori e delle invetriature.
E lui la follia la sposa senza esitazione, generando mostri e mostriciattoli, esseri
marini esistenti solo in fondo alla coscienza ancora non indagata, piccole ipotesi
diaboliche che si sprigionano per forza propria.
Philippe Daverio
Paolo Anselmo e la felicità inquieta
Paolo Anselmo
Autodidatta, inizia la sua avventura nel mondo della ceramica nel 1996 all'interno
dell'albergo Villa Chiara di Albissola Marina esercitandosi nella sala riunioni
trasformata in laboratorio. Nello stesso anno apre la sua prima galleria, sempre in
Albissola, presentando anche opere permanenti per l'allestimento del nuovo Hotel
Garden, oggi punto di incontro per numerosi artisti. Nel 1998 si trasferisce in
Provenza a Biot dove espone le sue opere nell'Hotel Gallery des Arcades e sempre a
Biot lavora a “La Poterie Provençale” di René Augé-Laribé. Rimane così in Francia
fino al 2001; poi con la nascita della figlia ritorna ad Albissola dove apre il suo
primo Atelier. Paolo Anselmo lavora in tutte le botteghe di Albissola per poter
cuocere le sue opere fino a che nel 2007 finalmente compra un forno.
Philippe Daverio scopre Paolo Anselmo a Milano nel 2003 ad una personale storica
nella Galleria di Jean Blanchaert, che oggi è diventato il suo gallerista e il Prof.
Daverio un amico critico del suo lavoro.
Art Fusion Gallery Miami District
1 N.E. 40 Th Street - Miami USA