Paola Angelini
Elenia Depedro
Sara Enrico
Mariangela Levita
Silvia Mariotti
Giusy Pirrotta
Andrea Bruciati
Un percorso espositivo tutto al femminile che vede protagoniste sei giovani artiste italiane, scandito da pratiche artistiche eterogenee, pittura, performance, fotografia, video, installazione.
a cura di Andrea Bruciati
Venerdì 18 gennaio 2013 FaMa Gallery inaugura la mostra a cura di
Andrea Bruciati, LE FIGLIE DI EVA. Un percorso espositivo tutto al
femminile che vede protagoniste sei giovani artiste italiane - Paola
Angelini, Elenia Depedro, Sara Enrico, Mariangela Levita, Silvia
Mariotti, Giusy Pirrotta - scandito da pratiche artistiche
eterogenee, pittura, performance, fotografia, video, installazione. Un
progetto che non intende, però, rinverdire un post-femminismo d'annata,
bensì evidenziare la validità della pratica creativa caratterizzata da
una sensorialità riconducibile alla forma, dalle variabili aperte nel
linguaggio e dalla forza espressiva nell'impiego del medium.
Nel contesto odierno in cui anche le parole sono immagini e si è
arrivati al punto di non ritorno per postulare un nuovo e differente
alfabeto, scevro da compromessi emotivi, il progetto LE FIGLIE DI
EVA pone in risalto e, allo stesso tempo, problematizza, alcune
pratiche mediali quali il video, la pittura e la pratica performativa,
secondo soluzioni immaginative inedite proposte dalle artiste coinvolte.
Come sottolinea il curatore Andrea Bruciati: "alle artiste invitate non
interessa catturare la realtà ma crearla secondo nuove ipotesi
ricostruttive. Non interessa rappresentare ma 'presentare' un linguaggio
attraverso modalità mimetiche che aderiscano all'infinita ricerca
d'identità che connota la forza delle singole poetiche. In fondo, come
amava ripetere Louise Bourgeois, il fare è uno stato attivo', è
un'affermazione positiva, dove si procede verso uno scopo, una speranza
o un desiderio. Per tutte si tratta di riscoprire una diversa sintassi
che consenta di dare voce ai particolari e corpo al racconto, inteso
quale relazione, attenzione, esistenza. Ogni opera è un esercizio di
sensibilità e non è intesa quale indizio di perdita ma come area di
possibilità per costruire febbrilmente una dimensione alternativa. In
fondo lo spazio non esiste ed è sempre una metafora della struttura
della nostra esistenza. Qualsiasi soluzione ipotizzata dalle artiste,
conduce sempre a un racconto mediato dall'esperienza personale, lieve e
feroce che sia, apparentemente fragile ma non per questo inevitabilmente
crudele e autentico".
Così, l'approccio di Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983),
in cui l'utilizzo del mezzo pittorico permette di rendere materia quelle
esperienze intime che sono il punto di partenza del suo lavoro. Muovendo
dall'osservazione delle immagini fotografiche, l'artista ne mette in
discussione l'illusoria capacità a esse attribuita di rappresentare gli
oggetti, per riappropriarsi, invece, della realtà, grazie a un processo
di sottrazione teso a coglierne, attraverso la pittura e il disegno, la
vera essenza.
Anche la ricerca di Sara Enrico (Torino, 1979) muove dalla pittura e,
in particolare, dalla tela e dai colori a olio - vocabolario di base di
questa pratica - per sperimentare nuove letture della realtà che la
circonda. Le sue tele, dipinte, rivestite, tagliate, ma che si fanno
anche scultura, testimoniano di una pratica artistica che procede per
intuizioni e che, lungi dal voler rappresentare il reale, è, invece,
tesa a una ricerca estetica in continua evoluzione.
Seppur in modo differente anche il lavoro di Elenia Depedro (Breno,
1976) si struttura intorno a una radicale ridefinizione della realtà. La
sua pratica artistica - incentrata sulla performance ma che spazia tra
vari linguaggi, dalla pittura, alla fotografia e al video - risponde,
infatti, all'esigenza di dare forma e rendere reale il lato invisibile
del mondo. L'atto performativo, nella sua immaterialità, unicità e
irripetibilità, corrisponde per Depedro all'autentico gesto artistico
capace di creare uno scambio di idee ed energie con il pubblico.
Le fotografie di Silvia Mariotti (Fano, 1980) ritraggono una realtà
spesso nuda e desolata. Paesaggi avvolti nella nebbia e ruderi
attraversati dal silenzio - che sembrano non serbare traccia di una
presenza umana, ma che nascondono storie e avvenimenti a noi sconosciuti
- uomini e donne bloccati in una fissità quasi innaturale,
apparentemente estranei al contesto che li circonda. Il lavoro di
Mariotti sembra voler svelare una sorta di inganno, raccontando,
attraverso le immagini, la realtà così come essa è e mettendo lo
spettatore di fronte alla verità di un mondo precario e artificiale che
sembra appartenere a verità lontane.
In maniera per certi versi analoga Giusy Pirrotta (Reggio Calabria,
1982) parte per la realizzazione dei propri lavori video dallo studio
dei codici di rappresentazione e dalla manipolazione delle immagini per
indagarne la natura effimera. Nei suoi lavori, la struttura delle
immagini in movimento viene studiata e costruita in relazione allo
spazio espositivo, dando vita a film e video - sovente realizzati con
installazioni multi canale - che mirano a scardinare l'assolutezza di
ciò che è rappresentato attraverso l'analisi degli elementi che
compongono le immagini stesse, come la luce e il linguaggio filmico.
Il lavoro di Mariangela Levita (Aversa, 1972), infine, nota per le
importanti opere pubbliche realizzate sia all'estero sia in Italia - tra
cui i wall-paintings per il Padiglione Palermo dell'Ospedale Cardarelli
e l'installazione per il Ponte Don Bosco, entrambi a Napoli - pone al
centro della propria ricerca la pittura, procedendo a una ridefinizione
del ruolo che essa riveste nella società contemporanea, attraverso una
radicale messa in discussione della pittura stessa e dei suoi codici
linguistici. Partendo da un dialogo serrato con la tradizione, che
ritorna in maniera più o meno esplicita nella maggior parte dei lavori,
l'artista dà forma a un affascinante quanto complesso universo
compositivo, fatto di colore e pattern geometrici.
Inaugurazione: 18 Gennaio 18.00-21.00
FaMa Gallery
Corso Cavour, 25-27 - Verona
Orario: lun-sab 10-13 e 14.30-19.30
Ingresso gratuito