Inangolo
Penne (PE)
Strada Pultone, 2
339 7502234
WEB
Francesco Di Bernardo
dal 7/12/2012 al 21/12/2012
ven-sab 17.30-20.00, altri giorni su appuntamento

Segnalato da

Alessandro Rietti




 
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7/12/2012

Francesco Di Bernardo

Inangolo, Penne (PE)

Solidintela: minimalismo o strutture primarie. 6 opere monocromatiche, dal taglio sobrio e minimalista, concepite appositamente per il nuovo spazio espositivo. La personale e' a cura di Antonio Zimarino.


comunicato stampa

a cura di Antonio Zimarino

La mostra Solidintela: minimalismo o strutture primarie è l’occasione per presentare Inangolo, nuovo spazio espositivo situato nella splendida cornice del centro storico Vestino lungo Corso Alessandrini che collega la piazza principale del paese con Porta San Francesco, angolo Strada Pultone.

Sabato 8 dicembre alle ore 17.30, inaugurazione della personale di Francesco Di Bernardo dal titolo Solidintela: minimalismo o strutture primarie a cura di Antonio Zimarino. Le sei opere monocromatiche in esposizione, caratterizzate da un taglio sobrio e minimalista, sono state concepite e realizzate da Di Bernardo appositamente per il nuovo spazio inagolo. Il progetto inangolo nasce dalla passione di tre amici, Francesco Di Bernardo, Alessandro Rietti e Francesco Toppeta che hanno in comune l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica, vitale e ricca di idee. In un contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello scambio e del confronto, incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di nicchia. Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al di fuori dei circuiti tradizionali, inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del settore, per gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la cultura, la creatività, l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio inangolo vuole ricominciare da questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività, creando una piattaforma versatile fatta di incontri e scambi culturali.

Le interazioni del minimo di Antonio Zimarino; L’idea di giocare dentro i livelli minimi del rapporto tra spazio e superfice è in realtà piuttosto antica. È nella logica del “bassorilievo” scultoreo medioevale e poi moderno, nella logica decorativa delle superfici delle antiche cattedrali; è nella ricerca di quel punto critico che faccia distinguere il pittorico (il disegno che rappresenta) dallo scultoreo (la forma che occupa lo spazio). Ma al di là delle “rappresentazioni”, il valore essenziale del bassorilievo rispetto alla rappresentazione pittorica lo si è sempre individuato nell’elemento esterno della luce che le forme rilevano e generano: dunque, il vero oggetto significativo tra i due è qualcosa che proviene dal reale e dall’esterno, con il quale l’artista deve fare i conti per poter dare senso al suo lavoro. In senso contemporaneo queste radici antiche suggerite dentro l’evidenza visiva del progetto di Francesco Di Bernardo, ci appaiono come un ritorno al problema formale essenziale di cosa sia spazio e cosa sia pittorico, ponendo l’accento ancora una volta sull’elemento cardine della diatriba secolare che è la luce. Nell’antico e nel moderno la luce definisce scene, storie, narrazioni, rappresentazioni e nella sottile texture del bassorilievo, le rivela in una primaria emergenza verso la realtà. Tale questione dell’effetto minimale della luce è stata già a lungo indagata nel contemporaneo ma come problema “primario”: non si intende evidenziare una rappresentazione, ma indagare gli elementi primari dell’espressione. L’atteggiamento di Di Bernardo è analogo: la luce e le forme non hanno intenzione alcuna di evidenziare la narrazione di qualcosa (scene, situazioni e concetti giustificati in altri contesti interpretativi) ma individuare gli elementi primari e sorgivi della realtà stessa. L’obiettivo è quello di analizzare, individuare, generare e definire questioni percettive primarie che non vengono date a partire da “concetti” ma acquisiscono la potenzialità di divenire concetti perché appartenenti al piano del “concreto”. I potenziali effetti metaforici, concettuali vengono mostrati nel loro primo apparire sulle sottili tensioni generati dai lievi spessori sul piano, attraverso la fasciatura delle tele elastiche tese al di sopra di piccoli ed essenziali elementi solidi e geometrici. Non pensiate sia la solita elucubrazione del delirio del critico in crisi di idee: il progetto di Di Bernardo è di tipo analitico ed ermeneutico, ben legato (più o meno consapevolmente) a ricerche formali e concettuali della recente vicenda artistica internazionale.

L’artista si chiede riguardo (e cerca di studiare) gli effetti luminosi e cromatici di elementi poveri e basilari: egli cerca, in pratica la poesia minimale, la sfumatura suggestiva che esiste nel “poco”, nel piccolo, giocando tra luce forma e colore. E come se nella ricerca formale Di Bernardo si rimettessero insieme certe composite suggestioni di ricerche recenti, tanto pittoriche che scultoree: il minimalismo della recente storia dell’arte contemporanea inseguiva ed indagava, a volte in modo retorico, a volte con la stessa capacità d’incanto e di stupore gli stessi effetti che notiamo in questi lavori di Di Bernardo: mi vengono in mente Judd, Andre, Morris, Albers, l’astrattismo post-pittorico, così come il formalismo acromatico della ricerca “gestaltica” o “optical” di Castellani, Uecker, Agnetti, Lo Savio, Alviani o del più recente Pietrosanti. Insomma questo lavoro ci appare una indagine appassionata sui fondamenti dell’espressione: colore + luce + forme, una “ripartenza” cosciente dal “grado zero” dell’espressione, uno studio sulla piccola variante, una presa di possesso di una serie di piccoli strumenti poetici estremamente reali e concreti, non “rappresentati”, non giustificati dai concetti. Ma anche se essi sono poveri e/o piccoli, e ciascuno di essi di per sé non ha potenzialità significativa o di rappresentazione, (piccoli legni, tela e luci), Di Bernardo scopre invece le possibilità infinite delle suggestioni che offre la loro interazione, il gioco tra loro.

Sarebbe come dire: ogni cosa senza l’altra è piccola e insensata, ogni cosa insieme all’altra genera percezioni e intuizioni. Quella di Di Bernardo è dunque, a mio modesto giudizio, una ricerca sottile, piena di stupori, di intelligenza sulle interazioni fondamentali, sulle variabili generate dalle relazioni possibili: ciò fa si che tutto siano questi “pezzi” fuorché statici; ogni cosa è in leggera ma evidente tensione di equilibri, è tutto potenzialmente mutevole, anche solo girando diversamente il pezzo, anche solo se un attimo si lacerasse il velo della superfice che comprime e nasconde. Dunque, non rappresentazione ma indagine, non definizione ma ricerca di possibilità, come è nell’intimo di qualsiasi autentica e sincera ricerca espressiva della contemporaneità.

inaugurazione 8 dicembre ore 17.30

Inangolo
Strada Pultone, 2 - Penne (PE)
Orario: ven-sab 17.30-20.00, altri giorni su appuntamento

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