Il fotografo colleziona radici, relitti di piante sradicate, rami, legni spiaggiati dal mare, illumina poi i suoi soggetti e li fissa in una dimensione atemporale.
Sfruttando la sua passione per la natura, Marco Ceraglia, colleziona radici, relitti di piante sradicate, rami, legni spiaggiati dal mare. In quei corpi abbandonati dalla natura stessa ha intravisto qualcosa che resiste all’assedio dell’inconsistenza, alla labilità delle cose e in quella forma di sofferenza del creato ha letto un mondo in procinto di franare. Scoprendo lentamente la loro intima bellezza, il carattere duttile e mutevole del loro essere, la forma evocativa che ne accentua il potere di suggestione, si è trovato a comporre insiemi di elementi di varia grandezza e consistenza proponendosi ironicamente come scultore. Sfidando le leggi di gravità e pesantezza, gli ingranaggi appena inventati si sono trasformati in strutture plastiche organiche, animali o esseri fantastici in stabile disequilibrio. Ceraglia illumina poi i suoi soggetti e li fissa in fotografie immerse in una dimensione atemporale, avvolte nel vuoto di ombre e sofisticati passaggi chiaroscurali.
Con questo passaggio si chiude il suo ironico intervento, i legni tornano nell’oblio di uno scatolone, rimane per l’osservatore una riflessione sulla reale capacità di inventare sculture che solo la Natura con l’azione di vento, acqua, sole e tempo può proporre in modo irripetibile.
Mariolina Cosseddu
Inaugurazine 7 dicembre
Palazzo di Citta'
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