La mostra Appunti e' una collettiva di opere che rappresentano la traccia lasciata da alcune personalita' artistiche fabrianesi che hanno operato nell'ambito dell'arte pittorica in un arco di tempo che va dal 1800 al 1950.
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La mostra "Appunti"è una collettiva di opere che rappresentano la traccia lasciata da alcune personalità artistiche fabrianesi che hanno operato nell’ambito dell’arte pittorica in un arco di tempo che va dal 1800 al 1950. Personalità molto diverse tra loro: tra le opere in mostra alcune sono di nomi noti del panorama artistico locale e nazionale, altre invece sono state realizzate da personaggi non noti o sconosciuti, ma che hanno dedicato parte della loro vita alla pittura. Il tutto fornisce un’immagine ben precisa di una tradizione artistica locale che, oggi come allora, accomunava personalità differenti e fornisce uno spaccato della vita artistica cittadina fino ad oggi poco conosciuto. L’esposizione, composta da 65 opere, è stata inserita dal Comune di Fabriano all’interno delle celebrazioni per i 150 anni della Pinacoteca Civica Bruno Molajoli, dove le opere saranno esposte.
-Note tecniche
"Appunti" nasce dalla ricerca di Tobia Battelli e Sebastiano Paglialunga, appassionati di opere prodotte nel territorio, che insieme a InArte hanno deciso di seguire le tracce lasciate da chi ha lavorato nel settore dell’Arte pittorica in passato. Il nome della mostra, curata dall’associazione culturale InArte, richiama proprio il diario delle ricerche effettuate nel corso di due anni. Nella ricerca sono stati coinvolti eredi, collezionisti, figli e nipoti che hanno accolto la proposta di rispolverare la propria memoria e la richiesta di prestare le opere che saranno messe in mostra, tutte appartenenti a collezioni private, tutte del tutto inedite.
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Abbiamo intitolato questa mostra “Appunti”, in quanto metafora del diario di ricerche effettuate nell’arco di due anni, e derivanti da una comune necessità di conoscenza.
Tobia Battelli e Sebastiano Paglialunga, da sempre appassionati di opere prodotte nel territorio, esternando all’associazione InArte la propria personale curiosità, stimolarono e contagiarono tutti noi in questa volontà di ripercorrere indietro nel tempo le tracce lasciate da chi a Fabriano aveva lavorato nel settore dell’Arte pittorica.
La ricerca che con costanza Tobia e Sebastiano hanno portato avanti, contattando tutti quanti potevano essere viva testimonianza della memoria, ha fatto sì che tanti nomi, ai quali con difficoltà riuscivamo a ricondurre un volto od un’opera, prendessero vita, regalandoci il vissuto di questi personaggi come solo l’arte visiva può fare attraverso la produzione di un’ “istantanea” del luogo e del tempo con quella dimensione, sia personale sia sociale, che è il fascino di ciascun artista.
Abbiamo coinvolto eredi, collezionisti, figli e nipoti i quali hanno rispolverato la propria memoria e prestato le opere che costituiscono la collezione della mostra. Tutte le opere appartengono a collezioni private, tutte sono assolutamente inedite, spesso custodite consapevolmente, a volte no, ma sempre messe a disposizione con grande generosità e con la comune volontà che tutti noi, che delle radici del territorio siamo gli eredi, potessimo per un po’ goderne e prendere consapevolezza del vissuto di chi ci ha preceduto.
Ci auguriamo che “Appunti” sia solo l’inizio del cammino e che il diario di viaggio possa ancora continuare, consci che tanti personaggi e tanti lavori possono aggiungersi a quelli di oggi.
Un grazie doveroso va a Tobia Battelli e Sebastiano Paglialunga per la costanza e l’entusiasmo, ma anche a tutti quanti, e sono tantissimi, ci hanno aiutato nel percorso di individuazione, documentazione ed organizzazione delle opere.
InArte / Anna Massinissa
La storia è fatta anche di continuità
Di Francesca Iurlaro
C’era chi paventava la demolizione della Battlesea Power Station, la famosa centrale termoelettrica londinese divenuta simbolo di un’epoca industriale - o, a voler essere precisi: postindustriale - nonché copertina di un altrettanto famoso disco dei Pink Floyd (“Animals”, 1977). Un’epoca volge al termine, un’altra si appresta a entrare nella storia, con tutta la timidezza del principiante. Verrà un’altra Battlesea, verrà un altro disco formidabile come quello del ’77.
Ma la storia è fatta anche di continuità, anzi si può persino supporre che le rotture storiche siano appannaggio interpretativo dei soli animi sentimentali. Infatti, volendo fare un parallelo, Fabriano ha ancora le sue numerose e simboliche Battlesea: basta fare un giro poco fuori dal centro storico per osservare uno dei paesaggi industriali più incredibili di Italia. Si osservano ancora i momenti di gloria passata, presente e futura, nonostante dalle ciminiere altrettanto simboliche escano i fumi oscuri della crisi.
Ebbene, Fabriano oltre a non aver subito la demolizione di nessun edificio che ha segnato la storia industriale del suo territorio, ha riscoperto, attraverso questa mostra curata da In Arte, anche la sua emblematica “copertina” di Animals: non si tratta certo di una riproduzione di quella dei Pink Floyd, né di una foto dell’hinterland londinese. Si tratta invece di un’opera pittorica che senza timore alcuno definirei il simbolo dell’intera collezione, dipinta da Mario Ugo Bennati. È un esempio artistico di archeologia industriale che testimonia l’evoluzione progressiva del paesaggio e dei volti fabrianesi come li conosciamo oggi. Oltretutto, a prendere quest’immagine così evocativa come chiave interpretativa delle altre, si guadagna la chiarezza del processo storico di un territorio, alla luce della quale chiarezza sembrano acquisire un’improvvisa familiarità tutti i personaggi, i luoghi e le idee (non possono mancare nella collezione quelle di Edgardo Mannucci) che popolano le altre opere, ognuna delle quali è naturalmente altrettanto degna di nota e di attenzione. Del resto la storia permette di indugiare nel “senno di poi”, sebbene di questo, come sostenne qualcuno, siano piene le fosse, ed è interessante vedere volti, oggetti e luoghi cambiare prima che il tempo ce li restituisca così come li conosciamo, o prima che il tempo li conduca alla Battlesea Power Station del progresso.
Si potrebbe parlare di un’operazione di memoria storica collettiva; checché ne pensino gli storici ortodossi, la storia si fa anche dalle testimonianze e dall’impegno dei singoli che si propongono di raccogliere le prove artistiche dimenticate di un passato non troppo lontano: non si aveva notizia prima d’ora dell’esistenza di così tanti pittori operanti a Fabriano a cavallo fra 1850 e 1950. Un arco di tempo di un secolo, che copre eventi quali l’unità del Paese e ben due guerre mondiali, di cui le opere esposte portano il segno: vi sono ritratti di donne, o addirittura alcuni quadri di donne pittrici – si è scoperto addirittura cha una suora teneva una sorta di atélier di pittura nei primi del Novecento, scuola che tra l’altro sembrava contare un cospicuo numero di presenze femminili; e poi ancora paesaggi, litografie di luoghi fabrianesi, e molto altro ancora, come vedrete nelle pagine a seguire. Un altro aspetto interessante è che a questi pittori così segnatamente legati a un territorio non mancava certo la consapevolezza del dibattito artistico e intellettuale che si svolgeva nel resto d’Italia e non solo: come a dire, la conoscenza non ha sempre bisogno della metropoli per tradursi in espressione artistica, anzi, la tranquillità della provincia costituisce una presa di distanza fisica notevole che rende i concetti più limpidi e le immagini più evocative.
Inaugurazione: 14 Dicembre ore 18:00
Pinacoteca Civica Bruno Molajoli
Via del Poio, 18 - Fabriano (AN)
Orario: mar-dom 10-12 e 16-19
Ingresso gratuito