A day will come in which we will all be poets. Il fil rouge che lega insieme i vari lavori - video, installazioni, disegni, fotografia - e' il suo interrogarsi sul ruolo dell'artista e sull'autorialita' dell'opera d'arte.
A
cura
di
Špela
Zidar
Presso
la
Galleria
Lato
l’artista
Lisa
Batacchi
inaugura
una
mostra
personale
dal
titolo
A
DAY
WILL
COME
IN
WHICH
WE
WILL
ALL
BE
POETS
che
ci
da
una
prima
chiave
di
lettura
profetica
ed
intimista
al
lavoro
complessivo.
Nella
sua
ricerca,
una
certa
dose
di
ironia
destrutturante
il
pensiero
antropocentrico
di
origine
occidentale
pone
l’individuo
come
piccola
parte
del
tutto;
una
volontà
di
riscoprire
la
realtà
la
porta
a
dare
attenzione
all’ascolto
del
mondo
circostante
nelle
sue
piu’
piccole
sfumature,
alla
“sincronicità”,
“casualità”
della
vita
e
ad
i
cicli
naturali.
Il
Xil
rouge
che
lega
insieme
i
vari
lavori
è
il
suo
interrogarsi
sul
ruolo
dell’artista
e
sull’autorialità
dell’opera
d’arte.
Ponendosi
in
relazione
ai
soggetti
trattati
sia
in
maniera
autonoma
sia
coinvolgendo
persone
a
lei
vicine,
Lisa
Batacchi
apre
così
il
processo
della
creazione
artistica
alla
vita
stessa.
Per
un
attimo
perde
il
controllo
e
si
afXida
al
caso
e
il
fare
artistico
diventa
un
prodotto
della
sua
connessione
con
l’alterità
che
a
sua
volta
si
unisce
come
parte
essenziale
della
creazione.
Un
suo
lavoro
piu’
recente,
in
quanto
impegnata
nella
direzione
artistica
di
uno
spazio
(SomethingLikeThis),
esplora
il
dialogo
e
l’interazione
con
altri
artisti.
Come
da
sue
parole
-
L’opera
d’arte
è
stata
da
me
sentita,
a
un
certo
punto,
come
una
possibilità
d’incontro,
come
un
invito
a
partecipare
rivolto
agli
artisti
con
l’intento
di
ripensare
insieme
al
concetto
di
“comunità”
e
di
condivisione
di
intenti-.
Lisa
Batacchi,
mettendo
in
primo
piano
le
relazioni,
tende
ad
espandere
il
concetto
di
opera
e
a
portare
la
sua
posizione
più
vicina
a
quella
di
“mediatrice”
in
grado
di
trasformare
un
semplice
processo
di
realizzazione
in
un
prodotto
corale.
I
lavori
in
mostra
passano
da
video,
installazioni,
disegni,
fotograXia,
mixed
media.
Fra
questi
ci
sono
sia
i
progetti
realizzati
a
“quattro
mani”
con
persone
a
lei
più
vicine
come
S/S-A/W...
and
spring
(the
intermidion
lines)
in
cui
l’artista,
in
seguito
ad
un
anno
di
afXiancamento
a
suo
padre,
un
designer
di
scarpe
da
donna,
ha
colto
ed
estratto
alcune
analogie
fra
le
“Intermidion
Lines”
che
si
riferiscono
al
pronto
moda
per
cui
le
stagioni
effettive
di
uscita
vendita
sono
otto
piuttosto
che
quattro
e
i
cicli
stagionali
della
XilosoXia
cinese
antica.
Seduta
all’interno
di
una
stanza,
a
disegnare
con
i
colori
in
voga
per
l’anno
avvenire,
l’artista
avverte
lo
scorrere
del
tempo
e
percepisce
le
tracce
dei
segni
dei
pantoni
che
rimanevano
del
disegno
delle
scarpe
sul
foglio
sottostante
come
paesaggi
astratti
delle
interstagioni
legate
ai
vari
“movimenti”:
la
primavera
all’elemento
Legno,
l’estate
all’elemento
Fuoco,
l’autunno
all’elemento
Metallo,
l’inverno
all’elemento
Acqua
e
le
quattro
interstagioni
all’elemento
Terra.
Altra
opera,
Till
the
end
of
the
world
realizzata
in
questo
caso
con
sua
madre
chiedendole
di
ripetere
più
volte
lo
stesso
dolce
e
di
conservare
le
carte
da
forno.
Cinque
di
queste
poste
una
di
seguito
all’altra
daranno
l’idea
di
varie
fasi
di
un’eclisse.
Un’azione
quindi
che
mette
un’altra
persona
in
una
condizione
creativa
offrendo
così
un
incontro
fra
uomo/mondo
ed
una
condivisione
di
un
sentire
al
di
là
delle
ordinarie
attribuzioni
alle
cose.
Altri
lavori
presenti
in
mostra
sono
stati
creati
entrando
in
relazione
con
il
mondo
circostante
indagando
da
vicino
sia
l’uomo
che
alcuni
elementi
in
natura.
Nel
primo
caso,
in
Isabella
color
la
ricerca
è
partita
dalla
scoperta
che
con
il
tempo
ogni
persona
lascia
un
colore
speciXico
sulla
propria
federa.
Il
passo
successivo
è
stato
di
creare
una
mazzetta
colori
fatta
con
le
federe
donate
dalle
persone
che
mettesse
in
evidenza
l’inXinita
scala
cromatica
del
cosiddetto
“color
isabella”(colore
variamente
deXinito
come
grigio
chiaro-‐giallo,
pallido
fulvo,
crema
chiaro-‐marrone
o
pergamena);
nel
secondo
caso
di
A
place
where
illusion
keeps
safe
a
reality,
l’artista
unisce
due
elementi
trovati
in
momenti
diversi:
una
scala
e
un
nodo.
Questi
pur
avendo
la
stessa
origine
sembrano
di
conferirsi
le
speciXicità
perse
o
ancoro
mai
avute.
Il
nodo
restituisce
alla
scala
l’elemento
di
organicità
perduto
mentre
la
scala
offre
al
nodo
l’elemento
strutturale
mancante,
formando
così
un
corpo
unico,
vivo,
razionale
e
mistico
allo
stesso
tempo.
Invece
altre
opere,
come
Il
Cammino
di
Lisa
e
Il
bastone
del
profeta,
lasciano
l’incognita
allo
spettatore
su
chi
sia
il
vero
arteXice
e
alludono
quasi
alla
possibilità
di
materializzazione
di
un’opera
spontaneamente
dall’unione
tra
la
sensibilità
di
un
artista,
altre
persone
e
la
natura,
senza
un
piano
premeditato.
Immagine: The sublime is right in front, which way to go?, 2011
Inaugurazione 15 dicembre 2012, ore 18:30
Lato
Piazza San Marco, 13 - Prato
lunedì/venerdì 9-13:00 - 15-19:00