Atelier Van Lieshout
Boundary Unlimited
DUS architects
Haas & Hahn
Nicoline Van Harskamp
Anne Holtrop/Bas Princen
Wouter Klein Velderman
Krijn de Koning
NIO Architects
Onix
Giampiero Sanguigni
Nuove condizioni per l'Arte e l'Architettura in Olanda. La realta' dello spazio contemporaneo viene messa alla prova, investigata, riprodotta, rappresentata e criticata da artisti e architetti in cerca di una ridefinizione del loro stesso ruolo sociale. Curata da Giampiero Sanguigni, l'esposizione riflette sulla capacita' di tracciare un orizzonte di produzione inedito come reazione alla crisi internazionale.
a cura di Giampiero Sanguigni,
Nella mostra “TRIGGERING REALITY. Nuove condizioni per l’arte e l’architettura in
Olanda”, proposta dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dal 16
dicembre 2012 al 10 marzo 2013, la realtà dello spazio contemporaneo viene messa
alla prova, investigata, riprodotta, rappresentata e criticata da artisti e
architetti in cerca di una ridefinizione del loro stesso ruolo sociale.
Atelier Van Lieshout, Boundary Unlimited, DUS architects, Haas & Hahn, Nicoline Van
Harskamp, Anne Holtrop / Bas Princen, Wouter Klein Velderman, Krijn de Koning, NIO
Architects, ONIX: in un confronto fra personalità affermate e nuove generazioni di
creativi, i protagonisti della mostra “TRIGGERING REALITY. Nuove condizioni per
l’arte e l’architettura in Olanda” raccontano l’apertura allo sconfinamento tra la
ricercaarchitettonica e quella artistica.
Dal 16 dicembre 2012 al 10 marzo 2013 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
di Prato presenta la mostra “TRIGGERING REALITY. Nuove condizioni per l’arte e
l’architettura in Olanda”. Atelier Van Lieshout, Boundary Unlimited, DUS architects,
Haas & Hahn, Nicoline Van Harskamp, Anne Holtrop / Bas Princen, Wouter Klein
Velderman, Krijn de Koning, NIO Architects, ONIX sono gli architetti e gli artisti
autori delle opere e delle installazioni che raccontano una condizione percepita e
allo stesso tempo affrontata da entrambe le categorie. Curata da Giampiero Sanguigni
con la collaborazione di Marco Brizzi, promossa dall’Ambasciata del Regno dei Paesi
Bassi a Roma, organizzata dal Centro Pecci e da Image, realizzata con il supporto di
Netherlands Architecture Fund, di Mondriaan Fund e della Fondazione Cassa di
Risparmio di Prato, la mostra riflette sulla capacità di tracciare un orizzonte di
produzione inedito e originale come reazione alla crisi internazionale.
Il risultato è una forma di realismo che suggerisce la tendenza verso una dimensione
etica e sociale in evoluzione. Le strategie adottate dagli architetti e dagli
artisti in mostra, forti di uno scambio fertile e di una collaborazione creativa,
sono orientate infatti a mettere alla prova la realtà, quasi sfidandola per
sostenere le mutate condizioni economiche e sociali di questi ultimi anni. “Con
l’attuale crisi in Europa sembrerebbe che il periodo d’oro dei grandi e prestigiosi
progetti edilizi sia passato ―afferma Michiel den Hond, Ambasciatore dei Paesi Bassi
a Roma.
Tuttavia una crisi comporta anche un nuovo inizio e offre opportunità per sviluppi
inaspettati. Per esempio, una delle conseguenze di questa nuova realtà è che i
confini tra l’architettura e le altre discipline, come la scultura, sono diventati
più sfumati. Sia gli architetti che gli artisti riflettono sui cambiamenti nel
contesto sociale, economico e demografico. Triggering Reality analizza questi
sviluppi e presenta le opere di importanti rappresentanti olandesi di entrambe le
discipline.”
Dopo un lungo periodo di successi e di prosperità per gli ambiti della creatività
olandesi, sostenuti dalle istituzioni e dall’interesse pubblico e privato, i Paesi
Bassi registrano adesso un periodo di decelerazione e di cambiamento. “L’Olanda
degli anni ‘90, quella delle visioni dorate e delle grandi trasformazioni, dei
progetti-icona e delle baby-star, non esiste più ― spiega Giampiero Sanguigni,
curatore della mostra. Oggi la posizione dei Paesi Bassi è molto più simile a quella
dei suoi partner europei ―continua Sanguigni. Si costruisce di meno e i committenti
non possono più garantire un mercato stabile. Così, molti studi di architettura si
sono spostati nell’ambito della ricerca, sconfinando in settori solitamente più
propri delle discipline artistiche. I creativi olandesi indagano la città e i suoi
luoghi, osservando i fenomeni sociali in atto e restituendoli sotto forma di
installazioni, performance, sculture.” Il criterio di selezione dei protagonisti
chiamati a testimoniare la propria esperienza e mostrare il proprio impegno
progettuale si basa, quindi, sulla disponibilità ad abbracciare ambiti di ricerca e
di intervento diversi da quello di appartenenza, tanto che il lavoro degli autori
invitati può apparire difficilmente classificabile.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da The Architecture Observer e
curato da Giampiero Sanguigni. La pubblicazione documenta, nelle due edizioni
italiana e inglese, l’attività degli artisti e degli architetti invitati e offre un
approfondimento sui temi della mostra. È il design sociale, quello che Hans
Ibelings, editore del volume e autore di un saggio critico che introduce la
pubblicazione, individua come “il grande denominatore comune di tutti questi nuovi
studi, indipendentemente dal background professionale dei loro associati. Il design
sociale mostra un maggiore impegno con il mondo rispetto al distacco ironico che ha
caratterizzato gran parte di ciò che è stato prodotto nei primi anni di questo
secolo. (…) Il design sociale è innegabilmente guidato dalla serietà unita al
desiderio di fare bene, di apportare un cambiamento, se non nella realtà stessa
almeno alla nostra coscienza”.
L’iniziativa “TRIGGERING REALITY. Nuove condizioni per l’arte e l’architettura in
Olanda”
è parte di Olandiamo in Toscana, il programma promosso dall’Ambasciata del Regno dei
Paesi Bassi a Roma consistente in una serie di eventi culturali, commerciali e
economici che coinvolgono per tutto l’anno 2012 la regione Toscana.
I TEMI DELLA MOSTRA
TRIGGERING REALITY. NUOVE CONDIZIONI PER L’ARTE E L’ARCHITETTURA IN OLANDA vuole
mostrare come il momento globale che stiamo vivendo abbia generato in Olanda un
cambiamento dei temi e dei soggetti affrontati dai creativi. I protagonisti della
mostra sono quelli che, ancora in tempi non sospetti, hanno rivolto la loro
attenzione ad altro - alla società, alla politica, alle cose che ci circondano –
piuttosto che sviluppare un profondo istinto di sopravvivenza autoreferenziale. La
mostra fa emergere alcuni temi, che pur nelle rispettive differenze, accomunano i
protagonisti selezionati e raccontano come la realtà sia diventata, nell’Olanda
contemporanea, un tema prioritario.
Una confidenza straniante. Alcuni autori focalizzano la loro attenzione su temi
legati all’immaginario collettivo e alla tradizione culturale. I loro lavori
interpretano e raccontano i mutamenti di un luogo, impiegando materiali e know-how
locali. Precursori di questo atteggiamento è stato Onix che, già nel 2001, con il
padiglione temporaneo Star and Arts ha realizzato un oggetto abitabile,
re-impiegando le cassette della frutta abbandonate in un distretto agricolo in
disuso nella provincia di Groningen. Il lavoro racconta la storia recente del luogo,
attraverso un materiale dal potere evocativo: le cassette utilizzate riportano i
nomi delle aziende agricole, oggi non più esistenti. Con uno spirito similare,
Wouter Klein Velderman nel suo Monument for Transition (Moengo, Suriname, 2011) ha
lavorato su un repertorio iconico che mette assieme diversi riferimenti legati al
passato del contesto in cui si è trovato a operare.
La grande scultura in legno, realizzata con il contributo delle maestranze locali,
raffigura un enorme Mickey Mouse - immagine dell’influenza occidentale sulle culture
locali -, e, attraverso il trattamento dei dettagli, racconta la storia recente del
posto: un percorso condizionato dalle guerre civili e dal colonialismo.
Il progetto sociale. Molti artisti e architetti producono architetture e
installazioni che interagiscono con la società destinata ad accoglierli. Le
realizzazioni rendono evidenti, in questo modo, le dinamiche dei luoghi e le
problematiche sociali, cercando, in maniera attiva e partecipata, di indagare i
confini labili tra il pubblico e il privato, di scardinare il crescente
individualismo e di offrire occasioni nuove nelle quali le persone possano
confrontarsi e sviluppare una coscienza dell’identità del contesto in cui vivono.
Haas & Hahn intervengono negli ambiti metropolitani (Rio de Janeiro, Philadelphia) e
nei loro settori più problematici. Lo fanno aiutati dalle persone del luogo,
dipingendo i quartieri con pitture murali dalla dimensione urbana. La città diventa
in questo modo un laboratorio a cielo aperto, un palco su cui inscenare le
contraddizioni e i desideri di un luogo e dei suoi abitanti. I DUS architects
descrivono i loro padiglioni temporanei come modelli in scala 1:1 realizzati nello
spazio pubblico, che funzionano come un prototipo architettonico e un condensatore
sociale. Nei loro progetti re-impiegano oggetti già presenti sul mercato (ombrelli,
borse, tubi corrugati in plastica), creando spazi inattesi e temporanei.
Il contesto come oggetto di una ricerca. Dopo il 2000 molti studi di architettura
hanno sviluppato, parallelamente alla loro attività professionale, un percorso
alternativo, destinato all’analisi della città. Similmente, alcuni artisti hanno
intrapreso un’attività specifica, più focalizzata sulla dimensione sociale, sui
rapporti tra condizione economica, culturale e politica del Paese. La realtà è
diventata il soggetto primario della loro ricerca. Nicoline van Harskamp produce e
rappresenta i contenuti delle sue indagini, cercando di raccontare le dinamiche
legate all’affermazione dell’individuo e della coesistenza, la retorica del
linguaggio politico, le manifestazioni legate alla percezione sociale di temi come
la sicurezza e la giustizia. Restituisce questi contenuti sottoforma di archivi
trascritti, video, questionari e testi. Boundary Unlimited ha sviluppato una ricerca
per la rigenerazione del quartiere a luci rosse di Amsterdam. Le due visioni
proposte dallo studio partono da un’indagine attenta del contesto, della sua storia,
dei pesi economici delle parti in gioco. Il lavoro di boundary unlimited mette
assieme una conoscenza profonda del luogo e un progetto coerente che cerca di
incanalare l’esistente in un processo evolutivo, dove la mono-funzionalizzazione del
quartiere, legata al mercato della prostituzione, si trasforma in una sistema urbano
più ibrido, in cui coesistono diverse realtà.
Confrontarsi con l’esistente. Se negli anni ‘90 la nuova architettura veniva spesso
realizzata demolendo la preesistenza, ora molti studi si confrontano con il tema
della rifunzionalizzazione o dell’estensione. Similmente, in ambito artistico, il
rapporto con l’esistente è diventato il presupposto della specificità di un
intervento. Anne Holtrop concretizza l’effimero: i suoi lavori cercano di plasmare
idee di spazi che prendono spunto dalle macchie di china tracciate sulla carta, dal
confronto con archetipi architettonici e paesaggistici, dal rapporto con altre
discipline.
Holtrop collabora spesso con il fotografo Bas Princen. I due costruiscono
istallazioni in cui la realtà fisica e la dimensione concettuale si integrano,
instaurando un rapporto stretto, che racconta un’idea di architettura a metà strada
tra l’esistente e il potenziale. L’artista Krijn de Koning analizza i luoghi in cui
si trova a operare nelle loro caratteristiche morfologiche, dimensionali e
cromatiche. Ogni intervento è diverso perché in ogni luogo (un museo, un parco, una
chiesa) viene ricercato un rapporto specifico con l’esistente. Le sue opere
intervengono nel quotidiano, cambiando il punto di vista del visitatore, abituato
alle caratteristiche fisiche e cromatiche di un luogo.
Una realtà soggettiva. In nessuno dei casi il confronto con la realtà corrisponde ad
una perdita dell’identità dell’autore, anzi, per alcuni, la ricerca si evolve nella
forma di una proiezione delle proprie idee sull’esistente, sublimata in una società
ideale e calata in un immaginario personale.
Atelier Van Lieshout rappresenta nei suoi lavori le ambiguità della società
contemporanea, mettendo in evidenza le contraddizioni, i rituali ed estremizzando i
concetti di piacere, dipendenza e potere. Maurice Nio concepisce la sua attività
come un universo che abbraccia diverse discipline. I suoi lavori trasformano
l’esistente in qualcos’altro, in una realtà fatta di forme forti e colori
caratterizzanti. L’architetto rivolge spesso la sua attenzione verso i luoghi urbani
(parcheggi, discariche, infrastrutture, centri commerciali) realizzando oggetti che,
attraverso un linguaggio e un immaginario personale, acquistano un’identità propria,
sovrapposta alla condizione preesistente.
DAL SAGGIO INTRODUTTIVO AL CATALOGO
“Abbiamo voluto evidenziare la comparsa, in Olanda, di un nuovo atteggiamento
critico nei confronti della realtà fisica, sociale e culturale. Gli autori presenti
in questo libro sono accomunati da una ricerca che prende spunto da quanto li
circonda, da una produzione che si rispecchia nei
cambiamenti in atto nel paese, facendoli propri e restituendoli sotto forma di
installazioni, video, sculture e interventi urbani. Si tratta di un processo
biunivoco: le ricerche e i lavori raccontati in questo testo cercano di innescare, a
loro volta, una reazione nel contesto stesso che vanno a
indagare, trasformando il territorio, veicolando la coscienza collettiva e
commentando in maniera critica lo stato attuale del Paese.
L’Olanda degli anni ‘90, quella delle visioni dorate e delle grandi trasformazioni,
dei progetti icona e delle baby-stars, non esiste più. Si potrebbe imputare la
responsabilità della situazione alla crisi, la stessa che ha drasticamente
interrotto l’ascesa dell’architettura spagnola e messo
in ginocchio un intero paese come la Grecia. Probabilmente la verità risiede nel
fatto che, in un periodo in cui l’economia non sembra più un fenomeno gestibile e in
cui le autonomie nazionali europee devono rendere conto delle proprie scelte a un
governo centrale, la cultura, un tempo
termometro del benessere di un paese, è diventato, a causa delle congiunture
economiche, un ambito meno rilevante. Eppure è proprio nei momenti di crisi, quando
la società diventa più chiusa e meno fiduciosa dell’altro, che arte e architettura
possono dare una risposta, perché
entrambe lavorano sul presente e ci permettono di comprendere meglio il periodo che
stiamo passando. In Olanda, nonostante la cultura sia ancora un elemento trainante,
il paragone con i due decenni passati mette alla luce una progressiva diminuzione
degli spazi e delle istituzioni
destinati a promuovere le ricerche delle nuove generazioni. Nel 2012 il Berlage
Institute ha chiuso i battenti, seguendo, come altre istituzioni post-accademiche,
la decisione congiunturale del governo di diminuire i finanziamenti. Similmente sono
scomparse altre importanti
piattaforme culturali, case editrici e collane che indagavano la ricerca
architettonica nell’Olanda contemporanea. Anche nell’ambito dell’arte sono stati
applicati dei tagli sostanziali. I fondi destinati alla cultura sono stati diminuiti
del 25%. Quello della crisi è un fenomeno globale, ma
che in Olanda, vista la diffusione capillare delle sovvenzioni e l’atmosfera
culturale del decennio appena passato, ha dato un segno tangibile della situazione
che l’Europa sta attraversando.
Ora si costruisce di meno e i committenti non possono più garantire un mercato
stabile. Così, molti degli studi di architettura si sono spostati nell’ambito della
ricerca, sconfinando in settori solitamente più propri delle discipline artistiche.
I creativi olandesi indagano la città e i suoi
luoghi, osservando i fenomeni sociali in atto, scegliendo le forme e i materiali del
contesto in cui si trovano ad operare, lavorando su opere che rielaborano. Gli
autori cercano un rapporto più diretto con la realtà, la indagano, la riproducono,
la rappresentano, la criticano".
Giampiero Sanguigni
PROFILO BIOGRAFICO DEL CURATORE
Giampiero Sanguigni si è laureato con lode in architettura a Roma nel 2002. Nel 2010
ha conseguito il titolo di Docteur ès Sciences (PhD) presso l’EPFL di Losanna. Dal
2011 è ricercatore press il Dipsa - Dipartimento di Progettazione e Studio
dell’Architettura, presso l’Università degli studi Roma Tre. Collabora con le
seguenti riviste internazionali: “Abitare”, “A10”, “Domus”, "L’industria delle
costruzioni”, “Mark”, “Compasses”, “Oris”, “Le Carré Bleu”. Ha scritto anche per
“Controspazio” e “L’Architettura Cronache e Storia”. Il suo primo libro Undutchable
(Meltemi Editore) è stato pubblicato nel 2006. Nel 2011 ha curato la prima
monografia sull’opera di Neutelings Riedijk Architecten (Edilstampa). Dal 2007 al
2009 è stato professore a contratto del corso e del laboratorio di Percezione e
comunicazione visiva presso la Facoltà di Scienze
della Formazione Primaria (Roma Tre). ( <http://www.demoarchitects.com/>
www.demoarchitects.com)
PROFILI BIOGRAFICI DEI DIECI PROTAGONISTI DELLA MOSTRA
Atelier Van Lieshout. Joep van Lieshout (1963) vive e lavora a Rotterdam. Dai primi
anni Ottanta realizza oggetti per lo più in poliestere colorato e luminoso,
materiale che nel tempo è diventato il suo marchio. Nel 1995 fonda Atelier Van
Lieshout (AVL) guadagnando riconoscimenti
internazionali per oggetti che viaggiano al confine fra arte, architettura e design.
Ricorrenti nel lavoro di AVL sono i concetti di autarchia, potere, politica, oltre
ai classici temi legati alla vita e alla morte. Le sue opere si trovano presso
collezioni private e in diversi musei internazionali. (
<http://www.ateliervanlieshout.com/> www.ateliervanlieshout.com)
Boundary Unlimited è lo studio di architettura fondato nel 2009 ad Amsterdam da
Tsaiher Cheng, architetto e urbanista con formazione fra Taiwan e Paesi Bassi,
ricercatrice interculturale fra est asiatico e ovest europeo. Dopo essersi laureata
al Berlage Institute di Amsterdam, ha collaborato con West 8 Urban Design &
Landscape Architecture e de Architekten Cie. Dal 2009 al 2011 boundary unlimited ha
lavorato su una proposta di sviluppo per il quartiere a luci rosse di Amsterdam. (
<http://www.boundaryunlimited.com/> www.boundaryunlimited.com)
DUS architects, fondato nel 2004 da Hedwig Heinsman, Martine de Wit e Hans
Vermeulen, realizza “architettura pubblica”: architettura che interagisce con lo
spazio pubblico usando modelli in scala 1:1, progetti che insistono su processi e
strategie urbane che vanno dagli interni temporanei alle più lunghe traiettorie di
trasformazione urbana. ( <http://www.dusarchitects.com/> www.dusarchitects.com)
Haas & Hahn è il nome del duo di artisti Jeroen Koolhaas (1977) e Dre Urhahn (1973).
Cominciano a lavorare insieme nel 2005, quando decidono di filmare un documentario
per MTV sul movimento hip hop nelle favelas di Rio de Janeiro e San Paolo. Ispirati
da questa esperienza, hanno intrapreso un viaggio per realizzare opere d’arte
“oltraggiose” in luoghi inaspettati, cominciando a dipingere enormi murales nelle
periferie del Brasile insieme ai giovani locali. ( <http://www.favelapainting.com/>
www.favelapainting.com)
Nicoline van Harskamp (1975), artista, vive e lavora ad Amsterdam. Ha frequentato
diverse scuole e accademie fra Olanda e Germania, fino ad approdare al Chelsea
College of Art and Design di Londra. Produce e rappresenta i contenuti delle sue
indagini cercando di raccontare le dinamiche legate all’affermazione dell’individuo
e della coesistenza, la retorica del linguaggio politico, le manifestazioni legate
alla percezione sociale di temi come la sicurezza e la giustizia. (
<http://www.vanharskamp.net/> www.vanharskamp.net)
Anne Holtrop (1977), con formazione presso l’Academy of Architecture in Amsterdam,
ha aperto il proprio studio ad Amsterdam nel 2005. Il suo lavoro -che vede la
collaborazione occasionale con l’artista Krijn de Koning e il fotografo Bas Princen-
spazia dalla realizzazione di modelli architettonici a quella di edifici sia
permanenti sia temporanei. È direttore del master Studio for Immediate Spaces presso
il Sandberg Instituut di Amsterdam, oltre a far parte del comitato di redazione di
OASE, rivista di architettura indipendente. ( <http://www.anneholtrop.nl/>
www.anneholtrop.nl)
Wouter Klein Velderman (1979) vive e lavora ad Amsterdam, dove realizza e insegna
scultura presso la Gerrit Rietveld Academy. I materiali e i temi più ricorrenti
nelle sue opere presentano spesso un carattere e una vocazione industriali. Metallo,
tela in PVC, legno costituiscono gli ingredienti per rappresentare questioni come il
trasporto, la mobilità e lo stoccaggio. Sebbene le sue opere tendano ad avere un
aspetto industriale, esse esprimono qualcosa di diverso: vulnerabilità, delicatezza,
raffinatezza. Lavorando i materiali, impersonali e aridi, con estrema
cura, le sculture sviluppano un contrasto con il loro soggetto. (
<http://www.wouterkleinvelderman.nl/> www.wouterkleinvelderman.nl)
Krijn de Koning (1963) ha studiato alla Gerrit Rietveld Academy e al De Ateliers di
Amsterdam, oltre che presso l’Institut des hautes études en arts plastiques di
Parigi. De Koning vive e lavora ad Amsterdam, dove le sue opere sono presenti alla
Slewe Gallery a partire dal 1996. De Koning realizza sculture site specific nelle
quali architettura e pittura interagiscono. Le sue installazioni, i suoi ambienti, i
disegni, le sculture, le architetture suggeriscono al pubblico, a volte anche con
tono ironico, nuove o alternative prospettive di utilizzo dello spazio. (
<http://www.krijndekoning.nl/> www.krijndekoning.nl)
NIO architects. Maurice Nio (1959) si è laureato nel 1988 presso la Facoltà di
Architettura della University of Technology di Delft con il progetto per una villa
per Michael Jackson. Tale progetto è stato di vitale importanza per la formazione
del suo modo di lavorare ibrido. Attraverso un misto di processi mentali al tempo
stesso mitologici e pragmatici, di strategie di progetto criptiche e allo stesso
tempo completamente trasparenti, ha realizzato progetti con BDG Architekten
Ingenieurs (1991-1996), come ad esempio l’enorme inceneritore di rifiuti aviTwente.
Dal 2000
opera con il proprio studio NIO architects. In Italia, Nio è attualmente impegnato
nel progetto di ampliamento del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di
Prato, il cui completamento è previsto nell’autunno 2013. ( <http://www.nio.nl/>
www.nio.nl)
ONIX. Alex van de Berg (1963) ha studiato presso l’Academy of Architecture di
Groningen. Nel 1994, Alex e Haiko Meijer hanno fondato ONIX. Haiko e Alex si sono
incontrati all’università e hanno condiviso la loro passione per il legno e la
musica. Hanno iniziato a far musica insieme e hanno finito per creare il loro studio
di architettura, attivo nei Paesi Bassi e in altri paesi europei. ONIX è cresciuto
fino ad accogliere al momento trenta collaboratori. Nel frattempo, Alex ha lasciato
Groningen per stabilirsi in Svezia, dove ONIX ha aperto una nuova sede a
Helsingborg. ( <http://www.onix.nl/> www.onix.nl)
Bas Princen (1975), artista e fotografo, vive e lavora a Rotterdam. La sua attività
consiste nell’osservare le trasformazioni del paesaggio urbano cercando possibili
futuri scenari attraversola fotografia. Ha esposto in alcune delle più importanti
sedi dedicate all’arte e all’architettura, da La Biennale di Venezia - Mostra
Internazionale di Architettura (dove nel 2010 ha vinto il Leone d’argento per la sua
collaborazione con lo studio belga di architettura OFFICE Kersten Geers David Van
Severen), al NAI - Netherlands Architecture Institute di Rotterdam fino alla
Storefront for Art and Architecture gallery di New York.
Simposio
Biblioteca delle Oblate via dell’Oriuolo 26, Firenze 14 dicembre 2012, dalle 9:30 alle 12:00
Catalogo
The Architecture Observer a cura di Giampiero Sanguigni
Una iniziativa promossa da
Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma
Regione Toscana
Comune di Prato
Ideata da
Giampiero Sanguigni
Marco Brizzi
Realizzata con il supporto di Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, Netherlands Architecture Fund, Mondriaan Fund, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Famiglia Pecci
Uffici stampa
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci: Silvia Bacci 0574-531828 s.bacci@centropecci.it - Ivan Aiazzi 0574-531828 i.aiazzi@centropecci.it
Image MEDIA AGENCY: Francesca Oddo 349-3907741 francesca.oddo@image-web.org
Inaugurazione: 15 Dicembre ore 18
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
viale della Repubblica, 277 - Prato
Orario: tutti i giorni 10-19, chiusa martedi'
Biglietti: intero 5 euro, ridotto 4 euro