di Gianni Testa. L'artista si e' formato pittoricamente sui classici e lavorando da restauratore un naturale approdo avrebbe potuto trovarlo nella Nuova Maniera italiana, invece il punto di arrivo e' tutt'altro, e' un espressionismo furioso venato di simbolismo. E' l'antirealismo.
Gianni Testa ha attraversato correnti, anni ed esperienze varie e molteplici. Roma permette tutto questo, così gli ha elargito la fortuna di accompagnarsi a Ennio Calabria e di vedere Carlo Levi al lavoro, Fazzini che modella e De Chirico perso nella sua fissità metafisica, ma da tutti questi autori ha sempre provato ad allontanarsi per rappresentare una intuizione dell'esistenza fatta di sangue di violenza di temperamento di potenza e di disperazione.
Dario Micacchi parte nel presentare un periodo importante di Testa dalla passione per i cavalli. L'ippofilia sostiene è un gusto che nasce nella pittura moderna con Gericault e Delacroix. Ma la linea potrebbe salire lungo l'arco del 900 fino a Nag Arnoldi a Sassu e De Chirico. Autori per i quali non sempre il cavallo è assoggettabile alla metafora dell'energia e della velocità . Autori che tuttavia hanno in comune un profondo senso di inquietudine. Perché è qui che i cavalli di Testa vogliono approdare, all'incapacità dell'io di sonnecchiare, allo sconquasso che gli eventi della storia portano su di noi e allo sconquasso universale che ci comunica la nostra condizione di prigionieri della finitezza, della materia e del mondo. Alla difficoltosa coesistenza di spirito e materia.
A me pare che i cavalli di Testa siano le furie che hanno accompagnato una generazione rivolta a mille mete e impedita a raggiungerne che sia una. Testa ha attraversato l'inferno del Novecento, la seconda guerra mondiale, le lotte politiche degli anni cinquanta fino alla contestazione giovanile, le furie del 68 e della lotta armata, le città percorse dalle sirene, i telegiornali segnati a lutto e coperti di sangue. E in coda a tutto la fine delle ideologie. Che non ha certo significato in alcun modo pacificazione sociale, stasi, quiete individuale e di massa. Se la rivolta meno violenta che i giovani hanno espresso negli ultimi trent'anni è stata la fuga verso la droga, una guerra condotta col sistema della sottrazione alle maglie rassicuranti della borghesia, la fuga verso l'autosoppressione, la ricerca di un paradiso fittizio. Culturalmente questi decenni sono stati percorsi da forti contrapposizioni, tra necessità di impegno politico e desiderio di infinito. Uomini come De Chirico restavano abbarbicati al silenzio dell'eternità metafisica e altri come Guttuso volevano rappresentare gli sfasci sociali, il materialismo da un lato e la spiritualità da un altro.
Testa si è formato pittoricamente sui classici e lavorando da restauratore un naturale approdo avrebbe potuto trovarlo nella Nuova Maniera italiana, invece il punto di arrivo è tutt'altro, è un espressionismo furioso venato di simbolismo. E' l'antirealismo.
di Raffaele Nigro
Inaugurazione: Sabato 5 luglio 2003, ore 18:00
CORRENTI D'ARTE
Via Genova 1/E
07100 Sassari
Museo Civico
P.zza S. Francesco
Boville Ernica (FR)