Francesca Rossini - Laboratorio delle parole
Segno, frammenti di un percorso. Una rassegna dei momenti pittorici piu' significativi del suo percorso artistico: dalle prime ricerche sul segno alle opere del ciclo della Maternita', fino agli ultimi lavori della serie Interno-Esterno.
a cura di Martina Corgnati
Agostino Ferrari, dopo alcuni anni, torna ad esporre nella sua Milano una rassegna dei momenti
pittorici più significativi del suo percorso artistico: dalle prime ricerche sul segno alle opere della
ciclo delle Maternità agli ultimi lavori del ciclo Interno-Esterno.
SEGNO frammenti di un percorso raccoglie, per la prima volta insieme, venticinque tele - di cui
cinque di grandi dimensioni - fra le più rappresentative dell’opera pittorica di Agostino Ferrari di
questi ultimi 25 anni, secondo un percorso creato dal Maestro insieme a Martina Corgnati
(curatrice della mostra e del relativo catalogo, con saggio di Ugo Volli, pubblicato da Skira)
La mostra inaugurerà mercoledì 23 gennaio alle ore 18 alla presenza del Presidente della
Regione Lombardia. La mostra allo Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia (nuova sede della
Regione - ingresso da Via Galvani 27) è resa possibile grazie alla Regione Lombardia, alla
Fondazione Horcynus Orca.
SEGNO frammenti di un percorso
(stralci rivisitati tratti dalla introduzione al catalogo a cura di Martina Corgnati, curatrice mostra)
(...) Il segno innanzitutto, il ritmo, lo spazio e la superficie. Quasi non c'è altro: e tutto
questo viene documentato in questa mostra importante da una ventina appena di "pietre
miliari", passi imprescindibili che hanno segnato (...) il cammino di Agostino Ferrari nella pittura e
nell'arte, interpretate come dimensioni specifiche, certo ma anche prassi ed esperienze capaci di
rivolgersi all'oscurità del cosmo, all'ignoto e all'infinito, al di là della dimensione addomesticata
dell'esistenza umana, come raggi di luce, possibilità di futuro, intuizioni di vita e di bellezza: come
le altre grandi opere dell'intelligenza umana.
Le opere scelte offrono un excursus nell’eccellenza dell’opera di Agostino Ferrari, a partire dalle
prime opere degli anni 60, i primi segni. È stato tracciando dei segni, piccole tacche impresse
nell'argilla di tavolette contabili, che l'umanità si è affrancata dalla preistoria più o meno 6000 anni
fa. Segni minimi, ripetuti tante volte quante erano le unità da misurare; segni non troppo dissimili a
quelli di cui Agostino Ferrari ha disseminato le prime opere da cui, più o meno 50 anni fa, ha preso
origine il suo percorso. L'immersione nella poetica del “Cenobio” coincide quindi per Ferrari con la
scoperta del segno come elemento chiave, strumento giusto per impostare una ricerca propria
che, d'altra parte, si alimenta anche del potentissimo spunto che Lucio Fontana aveva dato.
Ecco quindi il ciclo segno-scrittura: in questo ciclo caratterizzato da tracce elementari, graffite e
quasi incise nel corpo della pittura, e da superfici di piccole dimensioni e per lo più quasi sempre
monocrome, l'artista sembra voler ritornare alle origini, ripercorrere a ritroso in un solo atto di
consapevolezza e di volontà tutta la storia dell'umanità fino al momento primo, alle spalle
dell'invenzione dell'alfabeto e finanche del geroglifico.
(...) La superficie, lo spazio, gli andamenti. E sono questi ultimi a caratterizzare i bellissimi cicli
successivi, dei Frammenti e dei Palinsesti. (...)stratificazioni parziali di antiche tracce: la mano di
Ferrari si muove in totale libertà da destra a sinistra e dall'alto in basso, assumendosi il rischio
dell'errore e dell'incertezza. I segni sembrano scorrere sulla superficie illesa come note in una
partitura, sensibili soltanto a ritmi ed armonie implicite che graziosamente si concedono
all'orecchio dell'artista. Ritmo è la parola chiave per intendere questo lavoro, il più "pericoloso" che
Agostino Ferrari mai abbia sviluppato: in questi grandi spazi, infatti, non è ammessa nessuna
possibilità di correzione o di ripensamento, ogni passaggio è segnato in perpetuo e così ogni
possibile passo falso, che implica inevitabilmente la perdita dell'intero lavoro.
(...) l'andamento è quello di una partitura musicale, il senso naturale del moto, da sinistra a
destra, come quello della mano che scrive, resta l'idea del continuum, dell'all over, potenzialmente
esteso a spazi ben più ampi della semplice superficie della tela. E’ con queste opere che Agostino
Ferrari incomincia a usare la sabbia per "caricare" la traccia del suo segno, una sabbia vulcanica
dal nero profondo, assoluto, che gli sarà imprescindibile compagna in tutti i cicli ulteriori. (...)
Dopo le delicate efflorescenze dei Palinsesti, lo spirito razionale, quasi illuminista, di Agostino
Ferrari reclama il proprio spazio e la propria libertà di manovra: le Maternità recuperano infatti la
nozione di processo e un'apollinea chiarezza di concezione che, mai come in questo caso, si fa e
determina la forma. (...)
Ed è dal corpo luminoso e sensibile della sabbia che nascono le Maternità, vera e propria pietra
miliare nella produzione di Agostino Ferrari perché con esse viene lacerato per la prima volta il
continuum della composizione unitaria insinuandovi un particolarissimo "doppio livello", quello del
paradigma e dell'esemplificazione, del criterio e dell'applicazione, di una spazialità resa complessa
dall'esistenza di un primo e di un secondo livello, quello della madre/padre e del figlio/figlia. (...) la
sua esigenza qui è di chiarire la genesi dell'opera, sottraendola all'oscurità di nozioni e termini
come "ispirazione" o "sensibilità". (...)
Ma tutto questo ancora non basta ad Agostino Ferrari: i poli di una dialettica sono stati posti, è
vero, ma ancora manca il legame, il tramite, il mezzo per articolare la relazione fra i differenti livelli
spaziali che la pittura adesso include. E questi non può che essere, considerato, l'artista, il segno.
È lui che, nell'ultima serie intitolata significativamente Interno-Esterno, si fa strumento di un
dialogo fra noto e ignoto, immanenza e trascendenza, presente e futuro, potenza e atto. È un
segno plastico, snodato, quasi fisico (produce ombra).
http://www.agostinoferrari.it
Ufficio stampa Agostino Ferrari:
Francesca Rossini – Laboratorio delle parole - 335 5411331 oppure 393 9222152 notizie@laboratoriodelleparole.it
Inaugurazione mercoledì 23 gennaio ore 18
Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia (nuova sede della Regione)
ingresso da via Galvani, 27 Milano
da lunedì a sabato ore 14 > 18 – chiuso la domenica
gratuito