Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia
Milano
via Galvani, 27 (nuova sede della Regione)
02 67653713, 02 67653708
WEB
Agostino Ferrari
dal 22/1/2013 al 21/2/2013
lun - sab 14-18, dom chiuso

Segnalato da

Francesca Rossini - Laboratorio delle parole




 
calendario eventi  :: 




22/1/2013

Agostino Ferrari

Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia, Milano

Segno, frammenti di un percorso. Una rassegna dei momenti pittorici piu' significativi del suo percorso artistico: dalle prime ricerche sul segno alle opere del ciclo della Maternita', fino agli ultimi lavori della serie Interno-Esterno.


comunicato stampa

a cura di Martina Corgnati

Agostino Ferrari, dopo alcuni anni, torna ad esporre nella sua Milano una rassegna dei momenti pittorici più significativi del suo percorso artistico: dalle prime ricerche sul segno alle opere della ciclo delle Maternità agli ultimi lavori del ciclo Interno-Esterno.

SEGNO frammenti di un percorso raccoglie, per la prima volta insieme, venticinque tele - di cui cinque di grandi dimensioni - fra le più rappresentative dell’opera pittorica di Agostino Ferrari di questi ultimi 25 anni, secondo un percorso creato dal Maestro insieme a Martina Corgnati (curatrice della mostra e del relativo catalogo, con saggio di Ugo Volli, pubblicato da Skira) La mostra inaugurerà mercoledì 23 gennaio alle ore 18 alla presenza del Presidente della Regione Lombardia. La mostra allo Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia (nuova sede della Regione - ingresso da Via Galvani 27) è resa possibile grazie alla Regione Lombardia, alla Fondazione Horcynus Orca.

SEGNO frammenti di un percorso
(stralci rivisitati tratti dalla introduzione al catalogo a cura di Martina Corgnati, curatrice mostra) (...) Il segno innanzitutto, il ritmo, lo spazio e la superficie. Quasi non c'è altro: e tutto questo viene documentato in questa mostra importante da una ventina appena di "pietre miliari", passi imprescindibili che hanno segnato (...) il cammino di Agostino Ferrari nella pittura e nell'arte, interpretate come dimensioni specifiche, certo ma anche prassi ed esperienze capaci di rivolgersi all'oscurità del cosmo, all'ignoto e all'infinito, al di là della dimensione addomesticata dell'esistenza umana, come raggi di luce, possibilità di futuro, intuizioni di vita e di bellezza: come le altre grandi opere dell'intelligenza umana.

Le opere scelte offrono un excursus nell’eccellenza dell’opera di Agostino Ferrari, a partire dalle prime opere degli anni 60, i primi segni. È stato tracciando dei segni, piccole tacche impresse nell'argilla di tavolette contabili, che l'umanità si è affrancata dalla preistoria più o meno 6000 anni fa. Segni minimi, ripetuti tante volte quante erano le unità da misurare; segni non troppo dissimili a quelli di cui Agostino Ferrari ha disseminato le prime opere da cui, più o meno 50 anni fa, ha preso origine il suo percorso. L'immersione nella poetica del “Cenobio” coincide quindi per Ferrari con la scoperta del segno come elemento chiave, strumento giusto per impostare una ricerca propria che, d'altra parte, si alimenta anche del potentissimo spunto che Lucio Fontana aveva dato.

Ecco quindi il ciclo segno-scrittura: in questo ciclo caratterizzato da tracce elementari, graffite e quasi incise nel corpo della pittura, e da superfici di piccole dimensioni e per lo più quasi sempre monocrome, l'artista sembra voler ritornare alle origini, ripercorrere a ritroso in un solo atto di consapevolezza e di volontà tutta la storia dell'umanità fino al momento primo, alle spalle dell'invenzione dell'alfabeto e finanche del geroglifico.

(...) La superficie, lo spazio, gli andamenti. E sono questi ultimi a caratterizzare i bellissimi cicli successivi, dei Frammenti e dei Palinsesti. (...)stratificazioni parziali di antiche tracce: la mano di Ferrari si muove in totale libertà da destra a sinistra e dall'alto in basso, assumendosi il rischio dell'errore e dell'incertezza. I segni sembrano scorrere sulla superficie illesa come note in una partitura, sensibili soltanto a ritmi ed armonie implicite che graziosamente si concedono all'orecchio dell'artista. Ritmo è la parola chiave per intendere questo lavoro, il più "pericoloso" che Agostino Ferrari mai abbia sviluppato: in questi grandi spazi, infatti, non è ammessa nessuna possibilità di correzione o di ripensamento, ogni passaggio è segnato in perpetuo e così ogni possibile passo falso, che implica inevitabilmente la perdita dell'intero lavoro.

(...) l'andamento è quello di una partitura musicale, il senso naturale del moto, da sinistra a destra, come quello della mano che scrive, resta l'idea del continuum, dell'all over, potenzialmente esteso a spazi ben più ampi della semplice superficie della tela. E’ con queste opere che Agostino Ferrari incomincia a usare la sabbia per "caricare" la traccia del suo segno, una sabbia vulcanica dal nero profondo, assoluto, che gli sarà imprescindibile compagna in tutti i cicli ulteriori. (...) Dopo le delicate efflorescenze dei Palinsesti, lo spirito razionale, quasi illuminista, di Agostino Ferrari reclama il proprio spazio e la propria libertà di manovra: le Maternità recuperano infatti la nozione di processo e un'apollinea chiarezza di concezione che, mai come in questo caso, si fa e determina la forma. (...)

Ed è dal corpo luminoso e sensibile della sabbia che nascono le Maternità, vera e propria pietra miliare nella produzione di Agostino Ferrari perché con esse viene lacerato per la prima volta il continuum della composizione unitaria insinuandovi un particolarissimo "doppio livello", quello del paradigma e dell'esemplificazione, del criterio e dell'applicazione, di una spazialità resa complessa dall'esistenza di un primo e di un secondo livello, quello della madre/padre e del figlio/figlia. (...) la sua esigenza qui è di chiarire la genesi dell'opera, sottraendola all'oscurità di nozioni e termini come "ispirazione" o "sensibilità". (...)

Ma tutto questo ancora non basta ad Agostino Ferrari: i poli di una dialettica sono stati posti, è vero, ma ancora manca il legame, il tramite, il mezzo per articolare la relazione fra i differenti livelli spaziali che la pittura adesso include. E questi non può che essere, considerato, l'artista, il segno. È lui che, nell'ultima serie intitolata significativamente Interno-Esterno, si fa strumento di un dialogo fra noto e ignoto, immanenza e trascendenza, presente e futuro, potenza e atto. È un segno plastico, snodato, quasi fisico (produce ombra).

http://www.agostinoferrari.it

Ufficio stampa Agostino Ferrari:
Francesca Rossini – Laboratorio delle parole - 335 5411331 oppure 393 9222152 notizie@laboratoriodelleparole.it

Inaugurazione mercoledì 23 gennaio ore 18

Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia (nuova sede della Regione)
ingresso da via Galvani, 27 Milano
da lunedì a sabato ore 14 > 18 – chiuso la domenica
gratuito

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