Assessorato alla cultura Comune di Pordenone
Nel segno dell'uomo. La retrospettiva, nella ricorrenza del centenario della nascita dell'artista, propone in diverse sezioni il cammino artistico e umano del pittore anche attraverso lettere, fotografie e articoli di giornali.
Da febbraio a giugno, l'Amministrazione Comunale e il Centro Iniziative Culturali Pordenone, con la collaborazione dell'Archivio Armando Pizzinato di Venezia, organizzano due grandi mostre dedicate all’artista, uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento.
Dal 9 febbraio al 9 giugno, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che all’artista è dedicata, propone l’organica antologica “Armando Pizzinato. Nel segno dell’uomo” e, dal 16 febbraio al 9 giugno, la Galleria Sagittaria del Centro Culturale Casa A. Zanussi, sempre a Pordenone, propone “Armando Pizzinato. Il contesto pordenonese (1925 – 1940)”.
Intorno alle due mostre, l’Omaggio della Città al Maestro si completa con una serie di iniziative, incontri, visite guidate, testimonianze. Per riscoprire l’artista e l’uomo e per approfondire decenni davvero fondamentali nella storia dell’arte italiana del Novecento.
Armando Pizzinato (1910-2004). Nel segno dell’uomo
con la collaborazione dell'Archivio Armando Pizzinato, Venezia
a cura di Casimiro Di Crescenzo
La mostra Armando Pizzinato (1910-2004). Nel segno dell’uomo, a cura
di Casimiro Di Crescenzo, nasce dalla stretta collaborazione dell'Archivio
Armando Pizzinato di Venezia con l'Amministrazione Comunale di Pordenone
che, nel 2010, nella ricorrenza del centenario della nascita dell'artista, gli ha
voluto intitolare la nuova sede della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea.
A questo progetto partecipa anche il Centro Iniziative Culturali Pordenone
(CICP), profondamente legato alla figura dell'artista, che ospiterà una mostra
degli artisti pordenonesi degli anni ’20-’30 curata da Giancarlo Pauletto e il
fondo di grafica della collezione del Museo Civico di Pordenone.
L'Archivio Pizzinato, costituitosi nel 2005 per volontà della figlia Patrizia,
custodisce il ricchissimo materiale conservato dall'artista sulla sua opera
completa. Anche il Museo Civico di Pordenone, che è il museo italiano che vanta
nella propria collezione il maggiore numero di opere di Pizzinato, possiede un
ricco fondo di documenti, donati dall'artista stesso nel 1985.
Avvalendosi, in primo luogo, di testimonianze e documenti inediti - lettere,
fotografie, articoli di giornali - è volontà di questa retrospettiva, e anche una
delle sue finalità principali, di rivelare al grande pubblico in generale, e agli
studiosi in particolare, la ricchezza del cammino artistico di Pizzinato.
La prima sezione della mostra donerà particolare importanza agli anni
giovanili di formazione per legare l'opera di Pizzinato con l'ambiente artistico di
Pordenone. Si potrà così seguire la vocazione del pittore che dimostra
precocemente la sua passione per il disegno. Passione che la difficile situazione
economica creatasi dopo il suicidio del padre e l'ostilità della madre
bloccheranno senza riuscire a spegnerla. Pizzinato, che entra come apprendista
non pagato nella bottega di Tiburzio Donadon, sarà presto notato per le sue
qualità. Quando è impiegato in una Banca locale, continua a dipingere motivi
della campagna friulana en plein air. Sarà il direttore della Banca a scoprire
questa sua passione e a pagare a Pizzinato le ore di lezioni di pittura presso il
pittore Pio Rossi, suo primo maestro. Solo nel 1930, riuscirà a iscriversi
all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Virgilio Guidi, iniziando
così il vero percorso di maturazione artistica. La vincita nel 1936 della Borsa di
studio Marangoni gli permetterà di lasciare Pordenone e di vivere per tre anni a
Roma dove incontra gli artisti della Cometa e, in particolare, diventa amico di
Renato Guttuso. Lo scoppio della guerra obbliga Pizzinato a rientrare a
Pordenone, ma, nel 1940, inizia la sua carriera di artista con la scelta di vivere e
lavorare a Venezia, Nel 1941, la prima mostra personale alle Botteghe d’Arte di
Venezia suscita interesse nel pubblico e grandi lodi dalla critica.
Questa sezione continua con il periodo della Resistenza, quando dall'autunno
del 1943 fino al 1945 interrompe l'attività di pittore e partecipa attivamente alla
lotta antifascista. Questo periodo, i cui ultimi mesi sono trascorsi in carcere
dopo l'arresto da parte dei fascisti, è vissuto dall'artista come un momento di
rinascita morale che, cambiandolo come uomo, lo costringe a cambiare come
artista. A conclusione della sezione sono poste le più importanti opere del
dopoguerra e quelle più significative create durante l'adesione al movimento
artistico del Fronte Nuovo delle Arti, di cui è uno dei fondatori e tra i maggiori
promotori.
La seconda sezione è dedicata all'adesione di Pizzinato al Realismo Italiano,
tormentata decisione scaturita dalla polemica tra astrattisti e realisti nata a
seguito del violento articolo contro l'astrattismo attribuito a Togliatti e
pubblicato su "Rinascita" nell'autunno del 1948. Nel marzo del 1950 il Fronte si
scioglie e in quell'anno Pizzinato espone Un fantasma percorre l'Europa nella
sala dedicata al Realismo alla XXV Biennale. Persi i vecchi amici di tante lotte in
comune, Pizzinato cerca di creare una personale estetica che sappia coniugare
le istanze dell'Umanesimo socialista - l'uomo nuovo rappresentato dai lavoratori
- con le esigenze ideologiche del Partito Comunista. L'esperienza fondamentale
di questi anni è la decorazione della Sala Consiliare della Provincia di Parma,
che lo impegnerà dal 1953, anno in cui vince il concorso, fino all'ottobre del
1956, quando l'opera sarà ufficialmente inaugurata. Fedele alla
rappresentazione della nuova realtà sociale, proletaria e contadina,
rappresentata politicamente dal Partito Comunista, rimane legato al movimento
realista fino al 1962, molti anni dopo la brutale sconfessione operata dalla
Commissione Cultura del Partito dopo i fatti di Ungheria; da questa data
Pizzinato vive in una forzata solitudine accettata con rassegnato stoicismo.
La terza sezione si apre con l'improvvisa morte della moglie Zaira, nel
dicembre del 1962, che provoca una profonda crisi artistica e l'esaurirsi
dell'esperienza realista. Il fecondo dialogo con Bepi Mazzariol, amico e storico
dell'arte, lo porta già nel marzo del 1963 al periodo neonaturalista, iniziato dalla
felice serie "Dal giardino di Zaira", con la quale giunge a una piena libertà
espressiva utilizzando forme sia dinamiche, sia astratte o figurative ma sempre
fedele a una concreta visione della realtà. A questa rinnovata felicità nell'arte
non è estranea, nella vita, l'incontro nel febbraio del 1966 con Clari, che
diventerà la sua seconda moglie, nuova modella per una ricca serie di ritratti e
figure, e feconda musa ispiratrice di fortunati motivi, tra i quali la serie di dipinti
"Gabbiani", "Betulle", "Venezia". Questo è anche un periodo di grandi
riconoscimenti ufficiali. Oltre alla partecipazione, con una sala monografica, alla
edizione della Biennale di Venezia del 1966, ricordiamo, tra la mostre più
significative, quella alla Bevilacqua La Masa del 1962, le grandi retrospettive a
Mosca e a Leningrado nel 1967 e a Berlino e a Dresda nel 1968, le mostre a
Pordenone del 1970 e del 1973 e quella al Museo Correr del 1981, che
rappresentò la sua definitiva consacrazione. Pizzinato non si ferma qui, ma la
ricerca di nuovi orizzonti, il raggiungimento di una piena libertà interiore, lo
spingono verso ulteriori traguardi. Inizia così quello che sarà l'ultimo ciclo della
sua pittura, con critica intelligenza definito da Mazzariol il "Preludio per un
quarto tempo": sono grandi dipinti portatori di una nuova astrazione costruita
su rigorose geometrie. Il libro Poffabro luogo magico, dedicato al suo Friuli e
pubblicato nel 1992, può essere considerato come il suo testamento spirituale
ed è posto a conclusione della sezione. Pacificato col proprio animo, riannodati i
legami con la propria terra natale, con la "forza magica" così ben descritta nella
sua poesia da Andrea Zanzotto, eleva un alto monito a difesa del rispetto dei
luoghi e della loro memoria, mescolando ricordi autobiografici alla denuncia
costruttiva contro la speculazione edilizia e restauri architettonici dissennati.
Un'idea di paesaggio come patrimonio collettivo che trova le sue radici nel
ricordo delle persone che lo hanno abitato e che esalta lo stretto connubio con
quelle che lo abitano e che desiderano tramandarlo alle generazioni successive
come un valore comune, suggello di una più alta civiltà.
Immagine: Dragamine e faro (1947)
Vernice per la stampa venerdì 8 febbraio 2013, ore 11.00
Inaugurazione sabato 9 febbraio 2013 ore 17.30
PArCo - Galleria d’arte moderna e contemporanea di Pordenone “A. Pizzinato”
viale Dante 33, Pordenone
Orario: da martedì a sabato 15.30-19.30
domenica 10.00 - 13.00 e 15.30-19.30
chiuso i lunedì, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Biglietti: Intero € 5, Ridotto € 3
Gratuito fino a 18 anni