Vedute di Instagram? "Invito il visitatore a distinguere le fotografie scattate con lo smartphone, da quelle che invece sono state catturate con uno strumento piu'...tradizionale."
A cura di Roberta Lotto e Sergio Bergami
Principalmente due sono le tematiche che ho voluto affrontare in questo progetto fotografico. La prima è la “Questione Instagram”. Instagram infatti è un’applicazione per smartphone che permette di scattare fotografie e condividerle nei vari social networks. Due le particolarità che caratterizzano questa applicazione: la forma delle fotografie che, in omaggio al celebre formato POLAROID, risulta quadrata; e la possibilità fornita da questa applicazione di utilizzare una serie di filtri, modificando così le immagini e rendendole “particolari”, “artistiche”.
Con l’affacciarsi sulla scena di questa applicazione per smartphone si è accesa una polemica di ragguardevoli dimensioni che ha diviso i fotografi su due fronti. Da un lato ci sono quelli che asseriscono, con vivo sdegno, l’impossibilità di realizzare una foto artistica con un telefono cellulare. Sull’ altro versante si attestano coloro i quali, ed io fra questi, ritengono che non sia lo strumento a fare il fotografo, ma che sia determinante, semplicemente, la connessione tra occhio e idea, sensibilità.
Questo è il motivo per cui nel titolo del progetto ho voluto inserire il nome della celebre applicazione per smartphone. Una provocazione. Il punto interrogativo invece sta a significare un invito. Un invito nella provocazione. Cioè invito il visitatore a distinguere le fotografie scattate con lo smartphone, da quelle che invece sono state catturate con uno strumento più…tradizionale.
La prima metà del titolo di questo progetto, invece, vuole essere un omaggio all’opera del celebre fotografo Luigi Ghirri, dopo più di un decennio dalla sua scomparsa. Luigi Ghirri infatti, specialmente dopo gli anni ’80, affronterà la fotografia di architettura, realizzando opere per certi versi metafisiche, che rifuggivano la presenza della persona umana prediligendo la presenza dei frutti dell’opera dell’uomo. L’architettura, l’organizzazione degli spazi creata dall’uomo per l’uomo veniva catturata da Ghirri quando era priva dell’uomo stesso. Un genio.
Personalmente sono sempre stato affascinato dalla potenza dei luoghi, dalla capacità dell’uomo di creare qualcosa che dura nel tempo, molto più a lungo di chi quella cosa, quel luogo, lo ha creato. Prediligo la potenza della staticità che resiste allo scorre del tempo e degli eventi, alla inafferrabilità della dinamicità. La potenza dell’assenza, dell’assoluto. Che fanno i luoghi creati dall’uomo per l’uomo quando l’uomo non c’è?
Giacomo Stecca: nato a Padova, classe 1986. Dopo la maturità linguistica, frequenta il biennio all'Istituto Superiore Fotografico Arti Visive nella sua città natale, dal 2009 al 2011. Prosegue gli studi con il Master Globale presso l’Accademia “John Kaverdash” di Milano, nell’anno 2011/2012. Nel giugno 2012 è tra i finalisti del concorso “L’Arte dello Sport” indetto dall’Università Ca’Foscari di Venezia. Sul finire del 2012 espone una selezione di sue opere dal titolo “Prima prova” presso lo Spazio Biosfera di Padova, riscuotendo una positiva risposta di pubblico. Attualmente esercita come freelance. Alcuni suoi scatti sono stati pubblicati su quotidiani nazionali, tra cui il Corriere della Sera.
Intervistato sulle origini della sua passione per la fotografia Stecca così risponde: “Fin da ragazzino mi intrufolavo nel grande studio di mio padre, con poltrone in pelle e le ampie librerie zeppe di volumi, e me ne stavo per ore a consultare un testo su Helmut Newton. Ero letteralmente affascinato dalla figura di quell’uomo, dell’artista, con i suoi eccessi quasi da rock-star. Ero attratto dalla sua capacità di osare. Pensiamo solo a quello che ha fatto, e a come a rivoluzionato l’approccio al concetto di “nudo” in fotografia. Sentivo che era un innovatore.
Negli anni seguenti ne avrei compreso appieno l’abilità tecnica che, da ragazzino, mi sfuggiva, se pur ne percepissi la …potenza. Subito dopo il Liceo trascorsi giornate intere camminando per la città intento a scattare fotografie, però sentivo che c’era qualcosa che mi sfuggiva, in quello che facevo, sentivo l’esigenza di sapere il perche e il come di molti aspetti legati a ciò che cominciavo ad amare. Così mi iscrissi all’ I.S.F.A.V. e fu un’esperienza bellissima, perché oltre ad imparare moltissimi aspetti prettamente tecnici, moltissimi “segreti” della fotografia, potei conoscere, attraverso lo studio, grandissime figure, come quella, per esempio, di Luigi Ghirri.
Sin da piccolo ho sempre avuto una gran paura della morte. Forse fotografare è un modo, del tutto inutile, ne convengo, per fermare il tempo che scorre via”
Inaugurazione: sabato 9 febbraio ore 18.30
Young Photo Gallery
Riviera Tito Livio, 35, Padova
Orari: 8-12 e 15-24. Giorno di chiusura: domenica.
Ingresso libero